De Paola: «A Cosenza si sta cancellando la storia. La squadra è dei tifosi, non di Guarascio»

COSENZA «Quando si arriva al punto che un presidente deve scappare via dallo stadio perché rischia grosso per l’esasperazione della gente, non va bene. Io sono basito, è una situazione allucinante, io che ho indossato quella maglia con orgoglio insieme a tanti calciatori del passato, vedere il Cosenza in balia delle altre squadre, vedere una società che non ha un’idea e un direttore sportivo che è anche un ex calciatore e rimane lì per non determinare, fa tristezza. Il Cosenza è in mezzo al mare in tempesta e sta affondando senza che nessuno lo aiuti. Sono deluso e amareggiato. Qui si sta cancellando la storia. La politica dovrebbe prendere in mano seriamente la situazione. Il presidente Guarascio non ha mai capito che il Cosenza non è suo ma è dei tifosi. Fare calcio in queste condizioni è inutile, meglio ripartire dalla terza categoria. Bisogna ripartire creando entusiasmo ed emozioni». Parole forti quelle pronunciate nell’ultima puntata de “I fatti del calcio”, in onda tutti i lunedì sera su L’altro Corriere tv (canale 75) da Luciano De Paola, ex calciatore del Cosenza negli anni novanta, oggi allenatore.
L’ex centrocampista rossoblù ha parlato anche del ritorno in panchina di Massimiliano Alvini: «Lo stimo, è un bravo allenatore, ma la verità è che Delvecchio, insieme a Guarascio, ha fatto una squadra che non è all’altezza della serie B».
De Paola, ex calciatore del Brescia che oggi vive nella città lombarda, ha detto la sua anche su Luigi Micheli, ex dg del Brescia che dovrebbe diventare (il condizionale è d’obbligo) il nuovo consulente del Cosenza calcio. «So che negli ultimi sette anni è stato sempre accanto al patron del Brescia Massimo Cellino – ha detto l’allenatore –, le voci messe in giro in città sul fatto che abbia defraudato le casse della società mi lasciano perplesso. Io conosco Cellino e so che in società non c’è nulla che lui non sappia, pensare quindi che uno come Micheli abbia portato via a Cellino un milione e 200 mila euro non mi convince». (redazione@corrierecal.it)

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