Calabria, la regione dove le api non muoiono uccise dai pesticidi e con le migliori aragoste d’Italia
Mattarella vigila sul Ponte, Mimmo Lucano gli dona una Kefiah. Il libro di Saviano sulla ‘ndrangheta il più venduto al Salone del Libro di Torino

Il giornale più diffuso in Veneto, Il Gazzettino, ha annunciato che in quella regione si studia il modello Calabria per supplire alla carenza di medici. Mi sembra una notizia. Purtroppo per i veneti mi pare di capire che per le api non potranno seguire il modello calabrese. Milena Gabbanelli nel suo dataroom del 20 maggio sul “Corriere della Sera” ci ha trasmesso i dati del Centro di referenza nazionale per l’Apicoltura che fa capo all’Istituto zooprofilattico di Padova e che fa sapere di aver repertato in Italia 914 segnalazioni di apiari che registrano la moria di 165 milioni di api, dato per difetto visto che la gran parte degli apicoltori non segnalano il problema. Che è un grave problema. La catena biologica e alimentare si poggia molto sull’ape da miele (è una sentinella ambientale utilizzata da Eni in Basilicata attorno al centro olio Val d’Agri, per dire), necessaria per impollinare i fiori che fanno crescere la frutta, i pomodori, le melenzane, i legumi e persino il foraggio.
La moria delle api è dovuta ai cambiamenti climatici e all’uso dei pesticidi in agricoltura. Nel giorno di divulgazione del report, considerato che era la Giornata internazionale delle api, la Regione Calabria ha dedicato una giornata tematica all’importante insetto e al suo prodotto. Era presente Gianfranco Termine, presidente dell’Osservatorio nazionale del miele che ha affermato: «Le api qui in Calabria stanno bene, proprio per questo vanno difese, così come va tutelato il miele locale». Tutto oro mielato per l’assessore regionale Gallo che di rimbalzo ha affermato: «È una produzione appannaggio dei nostri agricoltori-trasformatori sono loro che stanno mettendo in vasetto, non stanno vendendo il miele sfuso e questo ci sta facendo scalare posizione a livello nazionale nelle quantità di produzione, ma anche la qualità, perché la presenza di api, di tanti mieli, sta a testimoniare la straordinaria biodiversità di una regione stretta e lunga». Che il miele calabrese sia giacimento straordinario, ne aveva lasciato traccia il più celebre apicoltore italiano, il trentino Andrea Paternoster, purtroppo scomparso giovane, il quale veniva a raccoglierlo in provincia di Cosenza a Rocca Imperiale. In quelle zone joniche per delle condizioni molto particolari come la scarsa fioritura della clementine le api si nutrono esclusivamente di nettare di limone. Il miele in questione fece scrivere a Camillo Langone sul Foglio: «Ne sono scaturiti alcuni vasetti della selezione Quintessenza, nome aristotelico ideale per una materia tra i gastronomico, il filosofico e il mistico». Miele ottimo ma soprattutto Calabria oasi naturale di biodiversità delle api che in Italia muoiono nel disinteresse generale. Viene in mente il celebre articolo di Pier Paolo Pasolini sulla scomparsa delle lucciole a causa dell’aria e dell’acqua inquinata. Potremmo impegnarci in una nuova narrazione. Quella della Calabria dove le api non muoiono come altrove ma producono un miele d’ambrosia e garantiscono una equilibrata catena alimentare. In tempo di biologico imperante un bel claim.
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Il giornalista gastronomico Antonio Scuteri su Repubblica ha invece scoperto e divulgato che ad Amendolara nell’alto Jonio calabrese nella pescosissima omonima secca nuotano e vivono a suo dire le migliori aragoste italiane. Anche in questa caso tutto si deve all’assenza di inquinamento in un parco marino protetto in cui i pescatori sono attenti a non prendere gli esemplari piccoli garantendo il ripopolamento. Di conseguenza scrive Scuteri: «Un vero miracolo di biodiversità marina (per esempio qui prospera l’unica colonia di corallo rosso del Mar Jonio) a 12 miglia dalla costa». Da quelle parti in questi giorni è passato il cantante Amedeo Minghi che ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Qui in Calabria a Mandatoriccio caldo, sole, mare calmo e due tedeschi hanno fatto il bagno”. Poche ore prima invece il post recita: “Questa sera abbiamo cenato in Calabria. Come sempre buon cibo e grande ospitalità”. I 233000 follower dell’artista sono informati.
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Il presidente Mattarella, quatto quatto, ha depennato una norma dei controlli antimafia sul costruendo Ponte sullo Stretto che i ministri Salvini e Piantedosi volevano affidare al Viminale. L’Ufficio stampa del Quirinale ha spiegato: «La proposta prevedeva una procedura speciale, finora utilizzata soltanto in situazioni di emergenza o eventi speciali, come le Olimpiadi». Ed ha poi aggiunto: «Tale procedura non appare affatto più severa rispetto alle norme ordinarie. Anzi, va ricordato che essa consente deroghe a disposizioni del Codice antimafia che, invece, non possono essere superate nell’ambito delle regole ordinarie previste per le opere strategiche di interesse nazionale». Nessun commento in Calabria e Sicilia. Mattarella vede e provvede.
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A proposito di Mattarella, il presidente è andato a Strasburgo al parlamento europeo. Per l’occasione l’eurodeputato calabrese Mimmo Lucano gli ha donato una kefiah palestinese. Il presidente non l’ha indossata ma sorridendo l’ha consegnata al suo staff. Magari si possono rivolgere a lui gli ultrà di “Joggi Avant festival” che sono stati multati dalla questura di Bolzano per aver sventolato una bandiera della Palestina durante la partita Südtirol-Cosenza. E a proposito di Gaza segnalo che ieri il comune di Calopezzati ha convocato il consiglio per discutere di “Impegno per la pace, riconoscimento dello Stato di Palestina, promozione della soluzione a due stati”. Roba da altri tempi quando i consigli comunali discutevano di Cile e Vietnam. Non è casuale che il sindaco in questione sia Antonello Giudiceandrea, figlio di Rita Pisano, sindaca indomita di Pedace che nel 1949 a Parigi prese parte a Congresso mondiale della pace, venendo in quell’occasione per caso immortalata da Pablo Picasso in un celebre ritratto.
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Il libro più venduto in assoluto al Salone del libro di Torino è stato l’ultimo di Roberto Saviano “L’amore mio non muore” dedicato alla storia vera di una ragazza fiorentina che paga con la vita l’aver amato un coetaneo calabrese di famiglia ‘ndranghetista. Chi vuole apra un dibattito. Spero, invece, che ci sia dibattito sulla presa di posizione del senatore Nicola Irto che rispetto al Salone di Torino ha ricordato un suo progetto di legge ormai dimenticato per arginare i bassi indici di lettura che affliggono la Calabria. Lancio anch’io una proposta. Regaliamo un libro ad ogni famiglia calabrese. (redazione@corrierecal.it)
(Foto cover: calabreat.com)
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