‘Ndrangheta, a Lamezia comanda (ancora) la cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte
La cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri sarebbe operativa, invece, nell’area di Nicastro. Nel Reventino c’è la famiglia Scalise, i Mezzatesta tra Platania e Serrastretta. I Bagalà sulla costa tra Falerna e…

LAMEZIA TERME Un territorio in cui le cosche di ‘ndrangheta sono sempre in fermento, nonostante i colpi durissimi subiti negli anni 2000. E l’inchiesta di qualche giorno fa, con l’arresto di 8 persone già note agli ambienti criminali e alle forze dell’ordine, lo testimonia. Il dato è stato certificato, come accade ormai ogni anno, anche nell’ultime relazione della Dia – la Direzione investigativa antimafia – sui due semestri del 2024.
La mappa criminale
In buona sostanza, nel territorio di Lamezia Terme e, in particolare, in quello di Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia, risulterebbe attiva ancora la cosca Iannazzo-Canizzaro-Da Ponte. La cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri sarebbe operativa, invece, nell’area di Nicastro, in contrapposizione ai Giampà e ai Notarianni-Cappello-Arcieri, anche loro attivi nello stesso territorio. Seguendo, poi, la mappa ricostruita dalla Dia, nella zona dell’altopiano del Reventino opererebbero la famiglia Scalise, attiva nei Comuni di Soveria Mannelli e Decollatura, e la famiglia Mezzatesta nei territori di Platania e Serrastretta, cosche nate dopo la scissione interna di un sodalizio originariamente noto come “Gruppo storico della Montagna”. Nei territori limitrofi, nei comuni di Nocera e Falerna, sarebbe attiva la cosca Bagalà mentre gli Anello-Fruci, duramente colpiti dall’inchiesta “Imponimento”, sarebbero egemoni nei territori di Acconia, San Pietro a Maida e Maida.

Inchieste e processi
A proposito delle ultime operazioni e delle ultime sentenze, la Dia li mette in fila seguendo la linea temporale. Il 24 gennaio 2024, il gup di Catanzaro ha condannato a 30 anni ciascuno, nel processo con rito abbreviato, Domenico Cannizzaro (cl. ’66) e Pietro Iannazzo (cl. ’75), il primo considerato mandante, il secondo l’esecutore materiale del duplice omicidio di Giovanni Torcasio (cl. ’64) e Cristian Materasso (cl. ’78), avvenuto il 29 settembre 2000 ai danni di due soggetti, uno dei quali ritenuto al vertice della cosca Torcasio. Un episodio criminale inserito nella faida tra le cosche Iannazzo-Da Ponte-Canizzaro e le consorterie di Nicastro.
Il 6 febbraio 2024, nell’ambito dell’operazione “Arengo”, i Carabinieri hanno eseguito l’arresto di 14 persone ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dalla disponibilità di armi. L’inchiesta ha consentito di documentare l’esistenza di un’organizzazione attiva nelle aree di Lamezia Terme, Curinga, Pianopoli, Feroleto Antico e Serrastretta, ricostruendo la capillare attività di spaccio al dettaglio ed individuando una coltivazione di oltre 300 piante di cannabis indica a Curinga. Nel corso delle operazioni sono stati sottoposti a sequestro 14 kg di marijuana, diverse armi clandestine, scanner per la rilevazione di microspie, nonché la somma di 25 mila euro in contanti.ù
La condanna di Paladino
Il 3 aprile 2024, poi, la Corte d’Appello di Catanzaro ha condannato a 4 anni e 7 mesi di reclusione Giuseppe Paladino, già esponente in un’amministrazione locale, per concorso esterno in associazione di tipo mafioso. In particolare Paladino «avrebbe fornito un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo di natura materiale e morale alla cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri», atteso che, nell’ambito della tornata elettorale tenutasi a Lamezia Terme (CZ) nel 2015 per la nomina del sindaco ed il rinnovo del Consiglio Comunale, «si sarebbe proposto quale riferimento della cosca».

L’omicidio Pagliuso
Il 26 giugno 2024, poi, la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha confermato la condanna all’ergastolo nei confronti del responsabile dell’omicidio dell’avvocato Pagliuso, avvenuto con un agguato la sera del 9 agosto del 2016 a Lamezia Terme, nel giardino della propria abitazione. La Corte ha riconosciuto l’aggravante mafiosa, esclusa in primo grado, in quanto il delitto sarebbe stato commissionato dalla cosca Scalise di Decollatura, di cui l’autore, Marco Gallo, sarebbe stato intraneo. (g.curcio@corrierecal.it)
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