Omicidi in serie e legami di sangue. La “guerra sommersa” a San Pietro di Caridà
L’ultima vittima è Michele Vallelunga, operaio di 27 anni. Ferito in modo non grave un cugino. Ci sarebbe già un sospettato

Raggiunto da una scarica di lupara caricata a pallettoni mentre percorreva una strada in una zona montuosa. Un morto e un ferito. E’ il bilancio dell’ultimo episodio che si inserisce nella lunga scia di sangue che macchia il territorio al confine tra Reggio Calabria e Vibo Valentia.
L’ultima vittima è Michele Vallelunga, operaio di 27 anni che è stato ucciso questa mattina in un agguato a San Pietro di Caridà. L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, è stato raggiunto dai suoi killer mentre si trovava in una zona montuosa in località Prateria. A sparare, secondo una prima ricostruzione, sarebbero stati due uomini coperti da passamontagna giunti sul luogo dell’agguato a bordo una jeep. Secondo alcune indiscrezioni non confermate vi sarebbe già un sospettato. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Palmi e sono condotte dai carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro che sono riusciti a ricostruire la dinamica dell’accaduto grazie alla testimonianza del cognato di Vallelunga, rimasto ferito nell’agguato, anche se in modo non grave. Si tratta di Salvatore Oppedisano, che è anche fratello di Domenico Oppedisano, l’operaio agricolo ucciso l’8 aprile 2024 con le stesse modalità e nella stessa zona, mentre a bordo della sua Fiat Panda percorreva una strada interpoderale proprio in contrada Prateria. Al vaglio degli investigatori, anche in questo caso, i legami di parentela intercorsi tra Oppedisano e Alessandro Morfei, il 30enne morto a seguito delle gravi ferite riportate nel corso di un agguato a Dinami nel settembre 2022 mentre si trovava a bordo del suo trattore. Il giovane fu raggiunto da alcuni colpi di fucile caricato a pallettoni da distanza ravvicinata. Il cugino, Pietro Morfei, fu vittima di un tentato omicidio. Il giovane venne ferito gravemente al collo nel corso di un agguato avvenuto nell’agosto 2024 a San Pietro di Caridà. Vittima di un agguato anche il padre di Alessandro, Pietro Morfei, ritenuto legato all’omonima famiglia di ‘ndrangheta della zona, ucciso davanti ad un bar a Dinami il 17 luglio del 1998.
Molteplici episodi in pochi anni nello stesso fazzoletto di terra. Omicidi e tentati omicidi che si consumano con modalità tipicamente mafiose e che si verificano con una frequenza che diventa sempre più preoccupante. Quello tra San Pietro di Caridà e Dinami è un territorio dove convergono più famiglie legate a contesti mafiosi sia nella parte della Piana che del Vibonese, con fatti di sangue che nel corso del tempo si sono susseguiti e che sempre più frequentemente sembrano colpire giovani legati tra loro da legami di parentela. Quale sia o se ci sia un fil rouge che li unisce saranno le indagini a dirlo. (m.r.)
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