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Regione, abrogata la legge “flop” sulle primarie. E il centrosinistra si divide

Approvata in Consiglio la proposta del centrodestra. Lo Schiavo dice no, il Pd si astiene con Mammoliti che si adegua «per disciplina di partito e di gruppo»

Pubblicato il: 21/07/2025 – 18:35
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Regione, abrogata la legge “flop” sulle primarie. E il centrosinistra si divide

REGGIO CALABRIA Il Consiglio regionale ha approvato una proposta di legge dei capigruppo di centrodestra calabrese che abroga la legge regionale 17 agosto 2009, numero 25, legge che contiene “Norme per lo svolgimento di elezioni primarie per la selezione di candidati alla elezione di presidente della Giunta regionale”. Il via libera è arrivato a maggioranza, con l’opposizione di centrosinistra che invece si è divisa.

La legge sull’abrogazione delle primarie

L’abrogazione – si legge nella relazione dei capigruppo di maggioranza – è motivata dalla considerazione per cui la legge sulle primarie «fin dalla sua entrata in vigore non ha avuto sostanziale attuazione, determinando – per converso – il vincolo dei fondi di bilancio appositamente stanziati». Secondo i capigruppo del centrodestra «è oggettivo che la legge regionale in questione, al di là delle previsioni transitorie che ne hanno impedito l’applicazione per specifiche tornate elettorali, anche nelle restanti non ha suscitato interesse da parte dei partiti e movimenti politici ed associativi operanti in Regione, risultando – di fatto – una legge inattuata. L’abrogazione della legge regionale – si specifica – non impedirà ai partiti e movimenti politici ed associativi predetti, qualora dovessero manifestarne l’esigenza, di organizzare autonomamente le primarie per selezionare i propri candidati all’elezione di presidente della Giunta regionale e, nel contempo la sua abrogazione semplifica i procedimenti elettorali. L’abrogazione normativa – concludono i capigruppo di maggioranza – comporta, oltre tutto, un evidente risparmio di spesa per il bilancio regionale, con conseguente riprogrammazione delle risorse destinate al finanziamento della legge abrogata, da destinarsi, in sede di approvazione del bilancio, alla realizzazione di presidi di legalità e sicurezza».  

Il dibattito

Critico all’abrogazione è il capogruppo del Misto, Antonio Lo Schiavo, di Sinistra Italiana, per il quale la legge sulle primarie «rappresentava un segnale di democrazia dal basso e un’opportunità ai cittadini a decidere. In questo modo si alimenta la dinamica dei partiti di scegliere a tavolino i candidati e a fare liste bloccate. Non è concepibile abrogarla solo per un risparmio di spesa irrisorio. Oggi contraddiciamo quel principio per cui tutti si dicono d’accordo ma solo a parole: ridurre la disaffezione dei cittadini verso la politica». Anche per Raffaele Mammoliti (Pd) «abrogare la legge sulle primarie è sbagliato ed è anche un esagerato strappo democratico, perché comunque si restringono gli spazi di partecipazione ai cittadini, considerando che già in Calabria non c’è il voto disgiunto e c’è una soglia di sbarramento altissima, all’8%. Ci sono delle nostre proposte in tal senso che potrebbero essere discusse se ci fosse la volontà della maggioranza».  Di diverso avviso Ferdinando Laghi (DeMa): «Io appartengo a un’area civica quindi sono fuori dai partiti. Vedo la questione sotto un altro punto di vista. Non ho dubbi che la partecipazione dei calabresi alle elezioni sia penalizzata dall’attuale legge elettorale, ma non collegherei l’allontanamento dal voto al fatto che ci sia o no la legge sulle primarie con un finanziamento. Questa legge che si abroga in realtà era una forte ingerenza dei partiti e comunque non ha funzionato». A difendere l’abrogazione della legge anche Luciana De Francesco (FdI), presidente della prima Commissione e relatrice del testo: «Rispetto la posizione dei colleghi dell’opposizione ma non la condivido, perché la legge sulle primarie non è stata mai applicata in 15 anni e ha tenuto impegnato risorse senza portare alcun beneficio per i cittadini. La democrazia non si esercita con leggi vetrina o leggi che restano solo sulla carta. E poi i partiti autonomamente possono organizzare le primarie da sé. Quanto alle modifiche della legge elettorale, è possibile avviare un dibattito su una riforma complessiva ma non possiamo usare questo argomento oggi per bloccare ogni intervento di semplificazione». A “sgranare” il fronte del centrosinistra però il capogruppo del Pd Mimmo Bevacqua, per il quale «dobbiamo parlare – lo dico a Lo Schiavo – il linguaggio della verità oggi si deve solo prendere atto di una legge che non ha funzionato e che era sbagliata quando venne approvata perché piegava gli interessi dei calabresi alla volontà dei partiti, fermo restando le giuste considerazioni del collega Mammoliti»: Bevacqua ha quindi annunciato l’astensione del Pd, una scelta che Mammoliti accetta –dice – «per disciplina di partito e di gruppo» chiedendo però con forza la futura discussione delle proposte di legge ferme sul voto disgiunto e sulla soglia di sbarramento. A concludere il dibattito il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso (Lega): «Penso che sia stato eccessivo parlare per un’ora e mezza di una legge che non ha funzionato. Questa abrogazione mi sembra più che legittima». (a. cant.)

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