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‘Ndrangheta e mafia albanese, l’unione «in forma confederata» e gli interessi nel narcotraffico

A spiccare nell’inchiesta “Arangea bis” è la figura di Saimir Bilacaj. Riferimenti alla struttura criminale mafiosa nota come “Kompania bello”

Pubblicato il: 28/07/2025 – 6:46
di Mariateresa Ripolo
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‘Ndrangheta e mafia albanese, l’unione «in forma confederata» e gli interessi nel narcotraffico

REGGIO CALABRIA Legami tra ‘ndrangheta e soggetti albanesi che emergono nelle pagine dell’ordinanza dell’inchiesta “Arangea bis” della Dda di Reggio Calabria. Una fitta rete di affari che vede nel settore del narcotraffico il vulnus di un’associazione «stabile, strutturata e articolata», «finalizzata, anche servendosi di canali di importazione sovrannazionale di matrice sudamericana (Ecuador) ed europea (Spagna, Germania, Olanda, Belgio, Albania), al traffico di ingenti quantità di sostanza stupefacente»: cocaina, hashish e marijuana.
Nelle conversazioni captate, gli indagati fanno spesso riferimento all’Albania. In una di queste, ad esempio, datata ottobre 2020, si evidenzia «la linea transnazionale che seguono le operazioni illecite compiute dagli indagati», quando Santoro Rosaci propone ad Antonio Gullì di acquistare marijuana proveniente dall’Albania. Un quantitativo di narcotico detenuto dai narcotrafficanti albanesi che risulta ammontare a 3 tonnellate: «Se vuoi in Albania hanno 3 mila kg».

Il broker albanese

A spiccare nell’inchiesta reggina è la figura di un soggetto di nazionalità albanese, Saimir Bilacaj (cl.’85), considerato dagli investigatori «promotore, dirigente, organizzatore e finanziatore dell’associazione”. Secondo l’accusa, insieme ad Antonio Gullì, «finanziava ed organizzava, in tutti i suoi aspetti, importazioni di cocaina, dal sud America al porto di Gioia Tauro, dando direttive agli associati, stabilendo tempi, quantità e modalità delle importazioni». Era lui, insieme a Gullì, a seguire le varie fasi del carico della cocaina, del trasporto via mare e della successiva esfiltrazione presso il porto calabrese, fino alla gestione della «consegna del denaro derivante dalle transazioni illecite a soggetti di origine cinese, incaricati del relativo riciclaggio».

I legami tra ‘ndrangheta e mafia albanese

In relazione alla figura di Bilacaj, nell’ordinanza si fa riferimento a indagini della Procura di Milano, sui legami tra ‘ndrangheta e l’organizzazione albanese, emanazione della struttura criminale mafiosa nota come “Kompania bello”, che, secondo quanto emerso avrebbe «operato in forma confederata con le compagini criminali” calabresi. Secondo quanto emerso dalle indagini sul punto, “il canale di rifornimento fa capo ad un gruppo albanese i cui responsabili risultano collocati in punti strategici per il controllo del narcotraffico mondiale». In particolare il gruppo fornitore vedeva uno dei suoi responsabili proprio in Saimir Bilacaj, da Valencia controllava le spedizioni della cocaina dal Sudamerica verso l’Europa e del suo successivo trasferimento verso le piazze europee.
Un soggetto, Bilacaj, che secondo gli investigatori vanterebbe legami con Davide Flachi, boss della Comasina che gli avrebbe riconosciuto il titolo di «uomo d’onore». Con Bilacaj, nelle indagini milanesi, anche un altro broker albanese. Secondo gli investigatori, i due operavano in America Latina dove sono attivi in punti chiave dei Paesi produttori della cocaina (Colombia, Bolivia e Perù) e, soprattutto, nelle città dove sono presenti i porti intercontinentali utilizzati per il trasferimento dello stupefacente a mezzo container come Guayaquill, Panama, Turbo (in Colombia).
Indicativo il contenuto di una chat in cui uno degli indagati, a proposito della compagine balcanica, si esprimeva in questi termini: «Poi ci sono sti albanesi … Ci hanno messo mano ormai su tutto … Cugi sono ovunque … Sono capaci …In Sud America ci sono loro ormai».

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