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L’INCHIESTA DELLA DDA

La “cocaina brutta” e il cliente ingenuo, la carta d’identità ai narcos che se la ridono: «I cosentini sono pazzi»

Lo scherno via chat prima della consegna di 13 chili di droga ad una coppia del Cosentino. «Sono come gli zingari» dice uno di loro

Pubblicato il: 30/07/2025 – 7:00
di Giorgio Curcio
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La “cocaina brutta” e il cliente ingenuo, la carta d’identità ai narcos che se la ridono: «I cosentini sono pazzi»

REGGIO CALABRIA Consegnare 13 chili di cocaina ma «di quella brutta». Gli acquirenti? Un uomo e una donna, di cui il primo particolarmente ingenuo. È il 15 gennaio 2021 quando gli inquirenti della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria iniziano a raccogliere gli indizi legati alla cessione del quantitativo di droga commissionata da “Milanino” Saimir Bilacaj, tra gli indagati nell’inchiesta “Arangea bis”. I protagonisti, oltre all’albanese, sono Antonio Gullì – anche lui presente tra gli arrestati – che, a sua volta, avrebbe commissionato a Santo Flaviano (coinvolto anche lui) il reperimento della droga dopo essersi accertato direttamente dal loro “custode” della disponibilità. «Senti fai un salto la sopra vedi se c ’è quello con la pancia (…) servivano 13 di quella brutta da consegnare…».

L’indagine

Gli inquirenti ricostruiscono tutto attraverso l’estrapolazione delle chat criptate, incrociando conversazioni e posizioni GPS. Dalla ricostruzione, dunque, è emerso il ruolo di Antonio Gullì deputato a «cercare di prendere contatti con il potenziale acquirente». Ma c’è un ostacolo: Flaviano, infatti, non riesce a contattare il custode della droga, e i due decidono dunque di rimandare tutto al giorno successivo. Dell’evoluzione della vicenda era stato prontamente aggiornato Bilacaj, «(…) lo facciamo nel pomeriggio dopo le 2 che ha avuto un problema familiare e non si può (…) Cmq domani lo facciamo sicuro».

L’ingenuità: il documento di riconoscimento

Ma non è tutto. C’è una mossa dell’acquirente che ha suscitato nel gruppo criminale un certo stupore, provocando anche ilarità. L’albanese, infatti, nel corso della conversazione con i sodali avrebbe a sua volta inviato a Gullì addirittura la foto ritraente la carta d’identità dall’acquirente della droga, un uomo di Crosia. Una mossa – questa – giudicata imprudente dai protagonisti della vicenda che, sempre via chat, non mancheranno di deridere il potenziale acquirente. «Ma sono pazzi (…) i cosentini sono come gli zingari (…) gente pazza», riorganizzando dunque il programma della giornata successiva, ma continuando ancora con la presa in giro: «Assomiglia al nostro fenomeno più magro… Ha pure il riporto». E ridono.

La droga consegnata. «Compa apposto»

Sempre dall’analisi dei dati e delle chat, la pg con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria ricostruisce la consegna della droga, come prestabilito. A cominciare dall’indirizzo dove Flaviano avrebbe dovuto raggiungere il “custode” della droga, «un palazzo senza la facciata fatta se nn sbaglio», l’orario «verso le 14» e la quantità «c servono sti 13 tutta timbri brutti digli». A Flaviano, inoltre, Gullì avrebbe fornito anche informazioni sull’identità degli acquirenti e sul loro mezzo, ovvero una Punto nera (poi si è scoperto che era bianca) sottolineando ancora la “follia” dell’acquirente nell’aver mandato la foto del documento d’identità ai fornitori. «Sto scemo ha mandato il documento… la gente è pazza». Tutto procede a meraviglia anche il giorno successivo, ovvero quello deputato per il reperimento e la consegna della droga. Alle 14 l’appuntamento, con una attesa ulteriore di 10 minuti per arrivare. Droga consegnata come previsto, con tanto di conferma, sempre via chat. «Compa apposto», «Ok ♥». (g.curcio@corrierecal.it)  

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