La “cocaina brutta” e il cliente ingenuo, la carta d’identità ai narcos che se la ridono: «I cosentini sono pazzi»
Lo scherno via chat prima della consegna di 13 chili di droga ad una coppia del Cosentino. «Sono come gli zingari» dice uno di loro

REGGIO CALABRIA Consegnare 13 chili di cocaina ma «di quella brutta». Gli acquirenti? Un uomo e una donna, di cui il primo particolarmente ingenuo. È il 15 gennaio 2021 quando gli inquirenti della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria iniziano a raccogliere gli indizi legati alla cessione del quantitativo di droga commissionata da “Milanino” Saimir Bilacaj, tra gli indagati nell’inchiesta “Arangea bis”. I protagonisti, oltre all’albanese, sono Antonio Gullì – anche lui presente tra gli arrestati – che, a sua volta, avrebbe commissionato a Santo Flaviano (coinvolto anche lui) il reperimento della droga dopo essersi accertato direttamente dal loro “custode” della disponibilità. «Senti fai un salto la sopra vedi se c ’è quello con la pancia (…) servivano 13 di quella brutta da consegnare…».
L’indagine
Gli inquirenti ricostruiscono tutto attraverso l’estrapolazione delle chat criptate, incrociando conversazioni e posizioni GPS. Dalla ricostruzione, dunque, è emerso il ruolo di Antonio Gullì deputato a «cercare di prendere contatti con il potenziale acquirente». Ma c’è un ostacolo: Flaviano, infatti, non riesce a contattare il custode della droga, e i due decidono dunque di rimandare tutto al giorno successivo. Dell’evoluzione della vicenda era stato prontamente aggiornato Bilacaj, «(…) lo facciamo nel pomeriggio dopo le 2 che ha avuto un problema familiare e non si può (…) Cmq domani lo facciamo sicuro».

L’ingenuità: il documento di riconoscimento
Ma non è tutto. C’è una mossa dell’acquirente che ha suscitato nel gruppo criminale un certo stupore, provocando anche ilarità. L’albanese, infatti, nel corso della conversazione con i sodali avrebbe a sua volta inviato a Gullì addirittura la foto ritraente la carta d’identità dall’acquirente della droga, un uomo di Crosia. Una mossa – questa – giudicata imprudente dai protagonisti della vicenda che, sempre via chat, non mancheranno di deridere il potenziale acquirente. «Ma sono pazzi (…) i cosentini sono come gli zingari (…) gente pazza», riorganizzando dunque il programma della giornata successiva, ma continuando ancora con la presa in giro: «Assomiglia al nostro fenomeno più magro… Ha pure il riporto». E ridono.
La droga consegnata. «Compa apposto»
Sempre dall’analisi dei dati e delle chat, la pg con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria ricostruisce la consegna della droga, come prestabilito. A cominciare dall’indirizzo dove Flaviano avrebbe dovuto raggiungere il “custode” della droga, «un palazzo senza la facciata fatta se nn sbaglio», l’orario «verso le 14» e la quantità «c servono sti 13 tutta timbri brutti digli». A Flaviano, inoltre, Gullì avrebbe fornito anche informazioni sull’identità degli acquirenti e sul loro mezzo, ovvero una Punto nera (poi si è scoperto che era bianca) sottolineando ancora la “follia” dell’acquirente nell’aver mandato la foto del documento d’identità ai fornitori. «Sto scemo ha mandato il documento… la gente è pazza». Tutto procede a meraviglia anche il giorno successivo, ovvero quello deputato per il reperimento e la consegna della droga. Alle 14 l’appuntamento, con una attesa ulteriore di 10 minuti per arrivare. Droga consegnata come previsto, con tanto di conferma, sempre via chat. «Compa apposto», «Ok ♥». (g.curcio@corrierecal.it)
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