Nessuno ha visto arrivare le dimissioni di Occhiuto
di Paola Militano*

Indebolito da un avviso di garanzia per corruzione nell’ambito di un’indagine della Procura di Catanzaro, il presidente Roberto Occhiuto decide di rimettere il mandato ed affidare il proprio destino politico non agli organi giudiziari, né ai vertici di partito, ma ai calabresi. Una scelta obbligata? Forse. Una strategia per anticipare le mosse della magistratura, per mettere in difficoltà gli avversari interni alla coalizione ed al suo partito e seminare il panico nel centrosinistra? Possibile. Ma è innegabile che al di là delle letture strumentali o partigiane, Roberto Occhiuto non fugge né si defila. Si ricandida. Sceglie di sottoporsi al giudizio immediato e, per nulla scontato, dei calabresi. Del resto come ebbe a dire, il primo Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi «il suffragio popolare è un mito necessario ed il migliore che finora sia stato inventato». E lo fa ancora forte dei suoi consensi per la sequela di riforme ed ingenti investimenti destinati ai presidi e le strutture ospedaliere calabresi e per l’accelerata alla costruzione di nuovi ospedali a Vibo Valentia, Locri, nella piana di Gioia Tauro (atteso da due decenni) e nella Sibaritide in consegna entro il 2026. Per il reclutamento massiccio di 5.500 tra medici (cubani inclusi), infermieri, caregiver, autisti, tecnici e personale amministrativo, con contratti stabili. Per la riconversione professionale dei 1000 call‑centeristi, impiegati in attività di digitalizzazione. E ancora per i fondi destinati ai Comuni ed alla stabilizzazione di 4000 tirocinanti (1.100 sono gli over 60 già coinvolti in un percorso alternativo con un assegno mensile fino al pensionamento) da un ventennio mai contrattualizzati, pagati con indennità irrisorie pari al reddito di cittadinanza, senza tutele, ferie e contributi pensionistici. Per avere impedito a Eni Rewind, insistendo sul vincolo regionale stabilito dal Paur del 2019, di smaltire rifiuti tossici a Crotone e per avere contrastato lo stigma mediatico legato alla ‘ndrangheta, e raccontato una regione maledettamente straordinaria.
Ma Roberto Occhiuto sa bene di non poter contare sullo stesso credito in bianco di quasi quattro anni fa per l’effetto mediatico di un’indagine che rischia di pesare più della sostanza dei fatti. E quindi per il presidente uscente (che potrebbe riservarci altre sorprese) il voto non sarà solo una formalità ma l’unico vero antidoto alla delegittimazione: «invece di farmi rosolare per un anno, darò ai calabresi la possibilità di scrivere il futuro della loro regione». Resta il fatto che a vincere, per il momento, sia stata la sorpresa soprattutto per la pletora dei consiglieri regionali uscenti e portaborse già in vacanza chissà dove.
Sarà dura (se ricandidati) spiegare agli elettori fuori da Instagram, una politica povera di fatti, addormentata, che non ha visto arrivare un presidente dimissionario.
Ma questa è un’altra storia e chissà magari ci sarà modo e tempo per raccontarla.
* direttore Corriere della Calabria
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