Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 23:51
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

la ricostruzione

‘Ndrangheta e armi da guerra in vendita, trattative per un kalashnikov con le munizioni: «Sono pulite»

Lo stratagemma per non essere intercettati. Le direttive erano studiate e ben chiare: «L’unico modo per scoprirci è se vi trovano il telefono»

Pubblicato il: 09/08/2025 – 18:39
di Mariateresa Ripolo
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
‘Ndrangheta e armi da guerra in vendita, trattative per un kalashnikov con le munizioni: «Sono pulite»

REGGIO CALABRIA «L’altra volta avevo un Kalashnikov, una “sette” e un automatico “12″, ho chiamato ad uno e gli ho detto: ‘‘vedi che me li voglio vendere, 3000 euro e gli do tutte cose“». Conversazioni in cui si parla di armi, e in particolare di due fucili, una pistola e del munizionamento, indicando con precisione certosina il prezzo, le caratteristiche e le modalità per sottrarsi a una potenziale attività intercettiva. Captate e finite nelle carte dell’inchiesta “Arangea bis” della Dda di Reggio Calabria, che ha portato a misure cautelari nei confronti di 19 soggetti – 17 condotti in carcere e 2 sottoposti agli arresti domiciliari – accusati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi, impiego di denaro illecito ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
L’indagine, sviluppata tra il 2021 e il 2024, ha permesso di disarticolare una struttura criminale organizzata e radicata nel territorio, che vedeva la partecipazione anche di esponenti legati a storiche cosche di ndrangheta, e finalizzata all’importazione di cocaina, hashish e marijuana da Paesi come Ecuador, Spagna, Germania, Olanda, Belgio e Albania, tramite rotte consolidate e contatti diretti con fornitori stranieri.

La trattativa

È il 26 gennaio 2022 e in una conversazione tra Giuseppe Ieracitano (finito ai domiciliari) e un altro indagato, D. M.. Il primo parla di un tentativo, senza esito, di vendere armi da guerra, in particolare un fucile automatico d’assalto AK-47 e un fucile automatico calibro 12, una pistola calibro 7 (arma comune da sparo), al prezzo complessivo di euro 3mila euro. A specifica domanda – ricostruiscono gli investigatori – l’uomo afferma di voler cedere le armi al prezzo base di 3mila euro, però, di voler tentare di concludere la trattativa per un costo complessivo di 3.500 euro, così da ottenere un guadagno di almeno 500. Un prezzo per il quale avrebbe consegnato anche il relativo munizionamento («Con il corredo pure! Con i botti. Più di questo, ma non a chiacchere però, soldi, a chi gli interessano...»). E specifica che il Kalashnikov è stata importato dalla Russia (“Il russo!”), oltre a garantire che le armi da lui proposte sono “pulite”, ossia che non sono mai state utilizzate per compiere delitti. («No, no, no, sono pulite, sono pulite! Pulite, perché dove le prendo gli dico: “vedi che se in caso a chi glieli do…”»).

Lo stratagemma per non essere intercettati

E al fine di evitare possibili attività intercettive, le direttive erano studiate e ben chiare: i due – si evince dalle carte – concordano di programmare un secondo incontro, durante il quale Ieracitano avrebbe mostrato delle immagini raffiguranti le armi in suo possesso all’altro, così da consentirgli di scattare a sua volta altre fotografie che avrebbe poi potuto far visionare ai soggetti interessati all’acquisto. Uno stratagemma – secondo gli investigatori – che sarebbe servito ad eludere possibili intercettazioni. Una volta fatte visionare le foto all’acquirente avrebbe poi provveduto alla loro cancellazione così da eliminare ogni traccia. «L’unico modo per scoprirci è se vi trovano il telefono e le vedono nel telefono, sennò non le possono vedere». 

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

x

x