Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 9:01
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

tempo di bilanci

Legge elettorale e Statuto, i “totem” intoccabili della Regione Calabria

Il tema delle riforme istituzionali e politiche nella legislatura appena finita non è mai decollato, nonostante alcune proposte di legge che avrebbero potuto aprire il dibattito

Pubblicato il: 10/08/2025 – 6:56
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Legge elettorale e Statuto, i “totem” intoccabili della Regione Calabria

LAMEZIA TERME “Totem” intoccabili. Il tema delle riforme che riguardano l’assetto democratico e istituzionale della Regione Calabria è stato sostanzialmente un tabù, nella legislatura che venerdì è finita anche ufficialmente. Sulle possibilità di modificare sia la legge elettorale regionale sia lo Statuto la politica calabrese ha fatto praticamente spallucce, limitandosi a qualche flash occasionale. Come quello che è lampeggiato in una delle ultime sedute di Consiglio regionale prima del “rompete le righe” per le dimissioni del governatore Roberto Occhiuto, ed è avvenuto nella discussione sulla proposta di legge della maggioranza di centrodestra di abrogare lo strumento delle primarie previsto da una legge del 2009, legge poi effettivamente abrogata perché mai attuata e mai applicata. 

La discussione nel penultimo Consiglio

Nel corso di quella discussione soprattutto il tema della legge elettorale aveva fatto capolino ridiventando in parte attuale. Nei cassetti del Consiglio regionale infatti da più di due anni giacciono, praticamente sepolte, delle proposte di legge: una – del consigliere regionale del Pd Raffaele Mammoliti – che puntava a modificare la legge elettorale ripristinando  i cinque collegi provinciali, in modo da riequilibrare la composizione di Palazzo Campanella a livello territoriale, e un’altra – a firma congiunta di Antonio Lo Schiavo (Sinistra Italiana) e lo stesso Mammoliti – che puntava a introdurre il voto disgiunto – cioè la possibilità per l’elettore di votare il candidato presidente della Giunta e una lista di un altro schieramento – e l’abbassamento della soglia di sbarramento al 3%, in modo da garantire una maggiore partecipazione popolare e una più ampia rappresentatività politica. Un dato: la Calabria è una delle poche Regioni nelle quali non c’è il disgiunto e una delle Regioni con le soglie di sbarramento più alte. Proposte di legge che sono approdate fugacemente in una seduta della prima Commissione del Consiglio regionale datata ottobre 2023 e lì si sono praticamente arenate, senza fare un passo in avanti, salva la promessa di un gruppo di lavoro bipartisan che di fatto non è stato mai costituito. Mammoliti le ha rievocate in quella seduta dell’assemblea chiedendo al suo capogruppo, Domenico Bevacqua, di chiederne la calendarizzazione nei lavori consiliari mentre un piccolo segnale di apertura dal fronte del centrodestra era arrivato dalla presidente della Prima Commissione Luciana De Francesco, che aveva ventilato l’opportunità di una riforma complessiva.

 Il dibattito che non c’è stato

Segnale passato completamente “in cavalleria” perché comunque la maggioranza di centrodestra – cosa che sul piano politico ovviamente ci sta – ha sempre fatto chiaramente intendere di non gradire né il disgiunto né l’abbassamento delle soglie di sbarramento. E quindi non se ne è fatto niente. Resta il dato di fondo di un dibattito che non si è voluto nemmeno aprire nonostante ci siano state proposte di legge, sia pure di provenienza dell’opposizione (anche se nemmeno il Pd inteso complessivamente come partito è mai sembrato complessivamente pronto a ingaggiare una battaglia politica sulla questione). Il tema della legge elettorale avrebbe forse meritato almeno l’avvio di una riflessione che andasse oltre la semplice introduzione della figura del “supplente”. Come in effetti una riflessione o un avvio di riflessione l’avrebbe meritata anche il tema di una possibile riforma dello Statuto, praticamente immobile da almeno una decina di anni e sicuramente da “adeguare” ai nuovi tempi. Lo Statuto: un altro totem e però anche un altro tabù. Per una legislatura che sul piano delle riforme, almeno nei primi due anni, è stata molto proficua, forse – sostiene più di un analista politico – non è stato un bel segnale non provare nemmeno a ragionare sull’architettura democratica e istituzionale della Regione, anche nel suo ruolo di ente di programmazione (quale dovrebbe essere e non è, visto che fa solo gestione…). (a. c.)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

x

x