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Insulti social a Meloni e Ferro, esplode l’indignazione politica

La condanna del presidente Occhiuto, del sottosegretario Siracusano e del gruppo FdI Calabria. «Attacco vile e vergognoso»

Pubblicato il: 12/08/2025 – 14:21
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Insulti social a Meloni e Ferro, esplode l’indignazione politica

CATANZARO L’ondata d’odio che si è riversata sui social nei confronti della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, ha scatenato una ferma reazione dal mondo politico. Commenti violenti, insulti e persino auguri di malattia sono apparsi sotto un post pubblicato dalla deputata calabrese di Fratelli d’Italia a sostegno della premier. Ferro ha sporto denuncia, definendo i messaggi ricevuti «un atto che offende anche chi soffre davvero, come i malati oncologici». Una posizione chiara condivisa da numerosi esponenti istituzionali e politici, a partire dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che ha espresso parole durissime contro gli autori degli insulti. «Augurare il male, nascondendosi dietro l’anonimato della rete, è un gesto da vigliacchi e incivili – ha dichiarato Occhiuto –. Esprimo la mia piena vicinanza al sottosegretario di Stato Wanda Ferro, bersaglio di un’aggressione vile e ingiustificabile sui social, dopo un post dedicato alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla quale va ugualmente tutta la mia solidarietà per essere ancora una volta nel mirino di odiatori indegni di vivere in una comunità democratica. Riferimenti a malattie o, peggio, alla morte, non hanno nulla a che vedere con il legittimo confronto politico. Sono comportamenti che hanno un solo nome: attacchi vergognosi».
Sulla stessa linea il gruppo consiliare regionale e gli assessori di Fratelli d’Italia in Calabria, che in una nota congiunta hanno definito l’accaduto «inconcepibile e inaccettabile»: «Esprimiamo piena solidarietà a Wanda Ferro e al presidente Meloni per il vile attacco subito sui social. Arrivare ad augurare il cancro per questioni politiche è inconcepibile e inaccettabile. Simbolo di un odio che ognuno deve respingere. Il gruppo consiliare regionale di Fratelli d’Italia si stringe intorno alla sua coordinatrice regionale e al presidente del Consiglio ribadendo stima e orgoglio per il loro impegno politico».
A intervenire anche la sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia, Matilde Siracusano, che ha parlato di un attacco che «avvelena il dibattito pubblico».
«Ci sono limiti che non dovrebbero mai essere superati. Quello nei confronti del sottosegretario Wanda Ferro e del premier Giorgia Meloni è un esempio vergognoso di violenza che nulla ha a che vedere con il confronto politico – ha affermato Siracusano –. Augurare il male, arrivando a evocare malattie o la morte, significa avvelenare il dibattito pubblico e tradire i valori di civiltà. A Wanda e a Giorgia va tutta la mia solidarietà e la mia amicizia: non si può restare in silenzio davanti a queste manifestazioni di odio». «Un episodio di violenza verbale sui social network oggi ha colpito il cuore della politica italiana. Nel mirino la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro». A scriverlo in una nota è la politica e sindacalista Marilina Intrieri. «Tutto è nato da un post di sostegno che Wanda Ferro ha pubblicato in favore della premier – continua Intrieri –. Poche ore dopo, la sottosegretaria ha iniziato a ricevere segnalazioni da parte di utenti che le riportavano commenti offensivi e auguri di contrarre una malattia. Il meccanismo è stato rapido e spietato: pubblicazione del post, segnalazioni di commenti, arrivo di insulti personali.  Parole che, al di là della loro natura lesiva, rivelano un’abitudine di trasformare i social in una piazza senza regole, dove l’argomentazione lascia il posto al livore e la critica politica scivola nel fango dell’attacco personale. Da qui la decisione della donna di Governo di sporgere denuncia, un gesto simbolico come segnale a un Paese che rischia di assuefarsi alla brutalità delle parole. Perché l’insulto online, specie quando prende di mira la malattia, scardina il concetto stesso di confronto civile. Il tema qui va oltre la politica. Perché, come ha sottolineato la sottosegretaria, un linguaggio di questo tipo non ferisce solo il destinatario, ma colpisce in modo indiretto chi soffre per davvero.  L’odio online non è solo un problema di sicurezza informatica o di diffamazione penale. È uno specchio del nostro tempo. E ciò che oggi riflette non è affatto un bel volto. Il caso si inserisce nel contesto più ampio di  degenerazione del dibattito pubblico online.  Il fenomeno è ormai quotidiano: le piattaforme digitali, nate per avvicinare le persone, si trasformano in arene dove la logica è quella dell’attacco più feroce e della ferita più personale. Non si discute più di idee, ma si colpisce il corpo, la salute, la condizione umana. I social media, usati senza filtri da partiti e movimenti, hanno abbattuto i tradizionali intermediari del dibattito pubblico, favorendo messaggi diretti, emotivi e polarizzanti.  Questo meccanismo, seppur efficace nel mobilitare consenso, tende a esasperare le divisioni e a indebolire la possibilità di un confronto democratico maturo. Molte notizie diffuse in queste piattaforme sono in realtà forme di disinformazione, studiate per istigare rabbia e alimentare il disagio sociale, trasformando problemi complessi in slogan semplificati.  La facilità con cui si può insultare dietro lo schermo, senza conseguenze apparenti, ha creato una sorta di “zona franca” dell’aggressione verbale, in cui il dissenso legittimo viene sostituito da espressioni d’odio che spesso colpiscono anche fasce vulnerabili, come le persone affette da malattie gravi. Il linguaggio d’odio, soprattutto quando arriva a invocare malattie o morte, non appartiene a un Paese civile. Allo stesso tempo, il crescente malessere sociale non nasce dal nulla: è alimentato anche da decisioni politiche percepite come ingiuste e’, oggi, amplificato da un nuovo fattore decisivo, il populismo digitale. La presenza anche in parlamento di forze populiste ha progressivamente spostato il linguaggio politico verso la semplificazione  estrema e lo scontro permanente . Una dinamica che se pur mobilita consensi ha eroso  il rispetto reciproco e normalizzato l’insulto come strumento di lotta politica. Il punto, dunque, non è negare il diritto alla critica, ma riportarlo in uno spazio di verità e rispetto reciproco. Solo così il dissenso può restare una risorsa per la democrazia, anziché degenerare in odio distruttivo». «Aggredire le persone, coperti dall’anonimato che offre la rete, è umanamente intollerabile e incivile. All’onorevole Wanda Ferro, sottosegretario di Stato, e  alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, destinatarie sui social di parole indegne da parte di odiatori seriali, esprimo la solidarietà mia personale e del Consiglio regionale della Calabria. Il tentativo di mortificare il dibattito e il democratico confronto politico, con riferimenti offensivi e semplicemente osceni, sono sicuro che non darà esiti, fermo restando l’urgenza di individuare e sanzionare i responsabili». Così il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso.(redazione@corrierecal.it)

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