Ex Ilva, Urso: «Gioia Tauro possibile sede del polo Dri»
Il ministro giovedì incontrerà Occhiuto: «Pronti a valutare l’ipotesi calabrese»

COSENZA Si accendono i riflettori sul futuro dell’ex Ilva e sulla nuova mappa strategica della siderurgia italiana. In un’intervista rilasciata al Secolo XIX, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha confermato che le manifestazioni di interesse per l’acquisizione degli impianti ex Ilva dovranno arrivare entro il 15 settembre, con l’obiettivo di chiudere la gara entro novembre. Ma la notizia più rilevante riguarda la Calabria, e in particolare Gioia Tauro, che è tra le opzioni sul tavolo per ospitare uno degli snodi centrali della decarbonizzazione dell’acciaio italiano. «Giovedì incontrerò il governatore della Calabria, Occhiuto, che ha manifestato la disponibilità a ospitare il Polo Dri a Gioia Tauro, sulla base delle prime evidenze tecniche del Comitato appositamente costituito», ha dichiarato Urso.
Calabria candidata per il polo Dri
Dunque la Calabria potrebbe diventare sede del polo di produzione di preridotto (Dri), il materiale essenziale per alimentare i nuovi forni elettrici della siderurgia green. A offrire la disponibilità è stato proprio presidente uscente della Regione Calabria (e candidato alle prossime elezioni regionali), Roberto Occhiuto. La decisione finale, tuttavia, dipenderà anche dalla possibile impossibilità di approdo temporaneo della nave rigassificatrice a Taranto, scenario che aprirebbe di fatto le porte a un’alternativa meridionale per il polo Dri. «Se Taranto non consentirà l’approdo temporaneo di una nave rigassificatrice, è probabile che anche il Dri, che approvvigionerà il forno elettrico servente gli stabilimenti del Nord, debba essere collocato altrove», ha aggiunto Urso.
Il fronte del Nord: Genova divisa sul forno elettrico
Parallelamente, al Nord il dibattito si concentra sulla possibile realizzazione di un forno elettrico a Cornigliano, destinato a servire gli stabilimenti di Genova, Novi Ligure e Racconigi. Urso sarà martedì proprio a Genova per incontrare istituzioni, sindacati e imprese. «Sarò a Genova per illustrare quali possono essere le prospettive a tutti gli attori istituzionali, produttivi, sindacali e sociali, affinché siano consapevoli della sfida che insieme dobbiamo affrontare», ha spiegato il ministro. Un invito formale a partecipare alla discussione è arrivato dalla sindaca di Genova, Silvia Salis, preoccupata dalle resistenze locali sul progetto. Urso ha lanciato un appello diretto alla città: «Il forno elettrico è necessario per alimentare gli stabilimenti del Nord. Genova dica se lo vuole o è contraria».
Il nuovo piano Ilva: una siderurgia decarbonizzata e sostenibile
Il nuovo piano industriale per l’ex Ilva punta alla completa decarbonizzazione attraverso l’utilizzo di forni elettrici alimentati da preridotto e alla ricomposizione dello storico conflitto tra salute e lavoro, ha sottolineato Urso: «Ilva è in crisi da quasi quindici anni, lacerata dalla contrapposizione tra lavoro e salute, che ora possiamo finalmente ricomporre con il piano di decarbonizzazione condiviso a livello centrale e locale». Il piano prevede tre forni a Taranto e uno al Nord. Dove realizzarlo resta una decisione che spetterà agli investitori, ma il governo vuole certezze e disponibilità dai territori. «Se Genova chiude a questa prospettiva, speriamo sia possibile realizzarlo altrove», ha avvertito Urso, che ha ricordato: «Vi sono in Italia 34 forni elettrici in 26 località. In nessun caso vi sono state criticità. È quanto di meglio oggi esista nel campo della siderurgia green».
Prossime tappe: 15 settembre scadenza, poi l’Europa
Il percorso sarà ancora lungo: dopo la scadenza del 15 settembre per le manifestazioni di interesse, serviranno almeno tre mesi per le valutazioni da parte dell’Antitrust europeo e per l’istruttoria Golden Power, necessaria per valutare eventuali rischi strategici legati all’ingresso di nuovi soggetti nell’ex Ilva. Intanto, il governo punta a costruire una nuova geografia della produzione dell’acciaio, più sostenibile e meglio distribuita sul territorio nazionale. E in questa mappa, la Calabria potrebbe avere un ruolo di primo piano. (redazione@corrierecal.it)
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