Porto di Gioia Tauro, firmato il patto per il rilancio. Rixi: «Una sfida italiana ed europea» – FOTO
Il commissario Paolo Piacenza: «Dobbiamo creare un cluster logistico che trattenga valore e occupazione in Calabria»

GIOIA TAURO «Siamo seduti su un territorio fertile, ma finora abbiamo raccolto frutti marginali. È il momento di crescere insieme, non subire i cambiamenti ma guidarli» ha detto con chiarezza il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi arrivato a Gioia Tauro per la firma del memorandum d’intesa per il completamento del finanziamento del porto di Gioia Tauro, nella sede della capitaneria di porto, alla vigilia delle elezioni regionali del 5 e 6 ottobre.
Rixi, arrivato nello scalo calabrese accanto al commissario straordinario dell’Autorità di Sistema portuale Paolo Piacenza, all’assessore regionale alle Infrastrutture Rosario Varì e all’ammiraglio della Capitaneria, Giuseppe Sciarrone ha delineato la sua visione: «Gioia Tauro non deve restare soltanto un porto di transhipment, ma diventare hub industriale e logistico del Mediterraneo. Qui possiamo costruire un pezzo di stabilità, non solo economica ma geopolitica. La politica internazionale si fa con le armi o col commercio: noi scegliamo il commercio».
Investimenti e prospettive
Il memorandum consolida gli oltre 150 milioni di euro già stanziati per Gioia Tauro, su un totale di 280 milioni destinati alla portualità calabrese, e mette in sicurezza i 70 milioni per l’elettrificazione delle banchine, un’opera strategica che permetterà di abbattere del 40% le emissioni di CO2.

Piacenza: «Il porto deve lasciare valore sul territorio»
Il commissario Piacenza, insediatosi da poche settimane, ha sottolineato il significato concreto della giornata: «Oggi mettiamo un punto fermo: i 70 milioni sono garantiti. Ma serve di più: questo porto movimenta 4 milioni di container l’anno e incassa meno di un milione di tasse. Dobbiamo creare un cluster logistico che trattenga valore e occupazione in Calabria».
Una firma dal valore politico
Il contesto è inevitabile: la firma arriva alla vigilia delle regionali calabresi. Il governo mostra così la volontà di riaffermare la centralità del Sud e di legare lo sviluppo dello scalo a una più ampia strategia nazionale e mediterranea. Rixi lo ha ribadito: «Riportare la centralità al Mezzogiorno è una responsabilità che va oltre la legislatura. Gioia Tauro è una sfida italiana ed europea».

Il porto delle contraddizioni e punto nevralgico del narcotraffico
Oggi Gioia Tauro è al tempo stesso potenza e paradosso: uno scalo che superare i 4 milioni di Teu nel 2025 e punta ad arrivare a 7 milioni nel 2029, ma che fatica a trasformare questa ricchezza in crescita locale. Il porto di Gioia Tauro non è solo infrastruttura. È il più grande terminal di transhipment in Italia e uno dei principali hub container del Mediterraneo. Ma la sua centralità lo rende anche un punto chiave per il traffico internazionale di cocaina, un fenomeno approfondito nella Relazione annuale 2024 della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Dcsa). La Dcsa conferma che la ’ndrangheta resta la più potente organizzazione mafiosa italiana e una delle più influenti al mondo nel traffico di stupefacenti. La cocaina continua a rappresentare il core business dei clan calabresi, che hanno saputo ritagliarsi un ruolo egemone nei rapporti con i cartelli sudamericani e nei canali di distribuzione europei. Ma il viceministro Rixi assicura che i controlli saranno intensificati e che il contrasto alle mafie è forte.
La firma del memorandum, dunque, è una tappa verso la trasformazione di un gigante del transhipment in motore reale di sviluppo. E alla vigilia del voto, inevitabilmente, anche un messaggio politico che guarda alla rotta futura della Calabria. (redazione@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato