La “mangiata” di ‘ndrangheta a Roma, il pranzo che svela «il nuovo locale della Capitale»
Lo racconta in aula il pm della Dda Giovanni Musarò nel corso della sua requisitoria. «L’occasione per conferire nuove doti»

LAMEZIA TERME C’è un altro episodio cruciale che testimonierebbe l’esistenza di un locale di ‘ndrangheta attivo a Roma. Il riferimento è ad una “mangiata” risalente al 15 ottobre 2017. «Le cosiddette “mangiate” non sono momenti meramente conviviali, ma sono momenti in cui la mangiata di solito viene preceduta, a volte può essere seguita, da una vera e propria riunione di ‘ndrangheta. E sono riunioni nelle quali possono essere comunicate una serie di decisioni importanti, possono essere prese delle decisioni che modificano gli assetti del locale, si può creare il cosiddetto “banco nuovo”, cioè si cambiano le cariche, si possono conferire nuove doti, si può fare il taglio della coda, cioè si può affiliare un soggetto». A spiegarlo è stato il pm della Dda di Roma, Giovanni Musarò, nel corso della requisitoria del processo “Propaggine” contro il locale di ‘ndrangheta Alvaro-Carzo.
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Le “mangiate” di ‘ndrangheta
Come abbiamo scritto in precedenza, il pm antimafia ha già cercato di illustrare l’esistenza di un locale di ‘ndrangheta “ufficiale” a Roma. E in questo caso, per ribadirlo, Musarò richiama alcune sentenza ma, soprattutto, alcuni passaggi dell’inchiesta. «Ne abbiamo traccia anche nelle risultanze di questo processo – spiega – c’è una conversazione in casa Carzo in cui Domenico e Antonio parlano di una mangiata che era stata organizzata il giorno prima a Cosoleto in occasione della quale erano state conferite nove doti a diversi soldati». E richiama ancora le dichiarazioni del collaboratore Antonio Belnome. «Ci ha spiegato bene che nel corso di queste “mangiate” si riconoscono i “fiori” ovvero delle nuove doti di ‘ndrangheta, si battezza qualche picciotto insomma, qualcuno che non faceva parte della ‘ndrangheta viene affiliato, si possono cambiare le cariche, dare anche le punizioni, si può venire fermati o sospesi, insomma dottore si può fare tutto”, ci ha detto Belnome», ha detto in aula il pm che richiama però un passaggio cruciale: «Quando io formo lo “sgarro”, la “Santa”, il “Vangelo” o il “Trecquartino”, possono partecipare solo ed esclusivamente quelli che hanno quelle doti. Gli altri rimangono in separata sede». E poi è importante esserci, salvo giustificazioni ritenute accettabili da tutti. «Per esempio i Gallace raramente partecipano alle mangiate perché sanno di essere costantemente oggetto di attenzione investigativa», ha spiegato Musarò.
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I “movimenti” nel locale di Roma
Quindi, perché la “mangiata” del 15 ottobre 2017 è importante? Perché innanzitutto «in quel momento storico quasi tutti i partecipanti alla mangiata erano sottoposti ad intercettazioni telefoniche. Alcuni, come Carzo anche a conversazioni ambientali in casa», ha spiegato il pm. E poi perché «abbiamo riscontrato nel corso dell’indagine quel timore per le attenzioni investigative che è ben presente nei componenti del locale di Roma che adottano tutta una serie di cautele per incontrarsi il meno possibile», per questo quella “mangiata” è così importante. «Alla “mangiata” verrà abbinata una riunione nel corso della quale Domenico Carzo spiega che verranno fatti dei movimenti», spiega ancora Musarò. E con il termine “movimenti” si fa riferimento al conferimento di nuove doti di ‘ndrangheta ad una serie di esponenti del locale di Roma. Domenico Carzo, tornato dalla Calabria «racconta al padre che erano andati in montagna ed erano stati fatti una serie di movimenti, fra cui era stato dato lo sgarro – dice – a tre personaggi, e il fatto che fossero stati fatti i movimenti senza prima comunicarlo a tutti i componenti del locale aveva creato l’ennesima questione all’interno del locale di Cosoleto», racconta in aula il pm durante la requisitoria. (g.curcio@corrierecal.it)
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