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In arrivo altri 135 pensionamenti

Dove non arriva più il dottore

Tra pensionamenti e mancate sostituzioni, oltre un quarto dei medici supera già il limite massimo di pazienti. E molti paesi restano completamente scoperti

Pubblicato il: 10/10/2025 – 16:01
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Dove non arriva più il dottore

Nei paesi dell’entroterra, sulle colline ioniche e nelle valli aspromontane, il medico di famiglia è diventato un miraggio. I numeri certificano un’emergenza: secondo la Fondazione Gimbe, nella regione mancano almeno 66 medici di medicina generale rispetto al fabbisogno, ma la situazione è destinata a peggiorare. Entro il 2026, altri 135 medici di base andranno in pensione ed i nuovi ingressi non basteranno a coprire i vuoti. Il calo complessivo dei medici nel territorio tra il 2019 e il 2023 è già del 20,9%, segno evidente che l’emergenza è in corso da tempo.
«Dopo il pensionamento del nostro medico, siamo rimasti senza. Ora dobbiamo spostarci 40 km per una ricetta», racconta Maria R., residente in un paese della Presila cosentina. Una situazione analoga si verifica in diversi centri del Reggino, dove le postazioni di guardia medica sono spesso chiuse o sguarnite. Secondo i dati regionali, oltre il 27% dei medici di famiglia calabresi supera il massimale di 1.500 assistiti, limite oltre il quale la qualità dell’assistenza si riduce drasticamente. In pratica, più di uno su quattro è già sovraccarico. Anche i pediatri sono in sofferenza: entro il 2026 si stima che i posti vacanti arriveranno a 64. In alcune aree della Sila e della Locride, le famiglie con bambini piccoli sono costrette a recarsi in ospedale per ogni necessità. Le ragioni sono molteplici: i medici vanno in pensione, molti giovani rifiutano gli incarichi nei territori più isolati e le borse di studio per medicina generale non vengono tutte assegnate. A questo si aggiungono i ritardi organizzativi e l’assenza di un piano di emergenza capace di garantire assistenza uniforme. «Servono incentivi veri, non solo economici ma anche logistici e professionali, per convincere i giovani a restare o a venire qui», denuncia un sindaco dell’entroterra crotonese. Senza un cambio di rotta immediato – che preveda pianificazione, investimenti strutturali e una visione di lungo periodo – il rischio è che il medico di famiglia, da presidio quotidiano, diventi davvero un ricordo del passato. (redazione@corrierecal.it)

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