PD, Irto: chi non si è candidato dovrebbe tacere, non criticare
Il senatore e segretario regionale del Partito Democratico analizza la sconfitta alle Regionali, rivendica l’unità costruita attorno alla candidatura di Tridico e indica la strada per ricostruire un’…

LAMEZIA TERME Il senatore e segretario regionale del Partito Democratico, Nicola Irto, con la calma di chi conosce bene i tempi e le sfumature della politica calabrese, offre una riflessione sulla sconfitta, evitando colpi bassi. Senza enfasi né forzature, sottolinea criticità e ritardi, riconoscendo che in un contesto così complesso, ogni progetto di cambiamento richiede più costanza che clamore.
Dopo l’ennesima battuta d’arresto alle regionali in Calabria, quali responsabilità si sente di attribuire al Partito democratico regionale e nazionale?
La sconfitta di tutto il centrosinistra va riconosciuta senza giri di parole. È stata una campagna elettorale brevissima, dai tempi dettati da Roberto Occhiuto. Con le proprie due liste, il Pd ha preso quasi la metà dei consensi della coalizione. Con umiltà e generosità, ci siamo messi al servizio di un progetto politico che non si esaurisce qui, ma che ha bisogno ancora di tanto lavoro per renderlo nei contenuti ampio e vero e non solo come somma aritmetica. Deve essere centrale per consolidarci sul piano della credibilità e della partecipazione, sui temi dell’eguaglianza, dei diritti fondamentali, dello sviluppo della Calabria e del Mezzogiorno. Il risultato elettorale ci dice che Pasquale Tridico, a vantaggio del quale avevamo fatto -come evidente – un passo indietro, è stata la figura su cui tutto il centrosinistra si è riconosciuto. I dati del voto regionale ci spingono a lavorare più a fondo, nell’unità, per irrobustire il radicamento territoriale; anche perché altre forze del centrosinistra hanno subito una significativa diminuzione dei consensi. Siamo stati tutti vicini al professore Tridico, con sincerità, lealtà e fiducia. Si poteva forse essere più aggressivi, ma si è preferito marcare la differenza sui contenuti: lo Stato sociale, il futuro dei giovani, le aree interne, la sanità pubblica, la lotta allo spopolamento.
Il progetto alternativo al centrodestra è apparso comunque poco incisivo e poco convincente agli occhi degli elettori.
Tre settimane di campagna elettorale sono state del tutto insufficienti a spiegare ai calabresi un progetto alternativo. Probabilmente ha vinto anche una narrazione sulla Calabria, quella entusiastica del centrodestra, incarnata da Occhiuto, che da quattro anni sposta la realtà nella dimensione virtuale. Le elezioni sono sempre un insieme di emozioni, parole, idee, testimonianze e valori espressi dalle forze politiche e dai vari candidati. Tridico ha parlato di programmi e politiche del lavoro senza alzare la voce, senza effetti speciali, senza trucchi. Non dimentichiamo, poi, che non è andato a votare quasi il 60 % degli aventi diritto. È un fenomeno drammatico, generale, che va letto e compreso con attenzione. Inoltre, la disaffezione per le elezioni deve indurci a interrogarci a fondo sulla capacità dei partiti, tutti, di interpretare i bisogni della società; sul linguaggio che utilizziamo; sul modo di essere presenti nel territorio; sulle forme di interazione con i cittadini, non soltanto elettori. Per noi è una sfida, soprattutto da qui in avanti, che dobbiamo accettare e vincere.
Le alleanze larghe sono considerate indispensabili per contrastare il centrodestra, ma anche in Calabria sembrano non aver convinto. Non crede che il risultato elettorale imponga una riflessione più profonda su strategia, identità e coalizioni?
Avevamo uno svantaggio imponente rispetto al centrodestra, se non scordiamo le precedenti Regionali. Il centrosinistra era fortemente diviso e lo era anche prima, nel 2020. Si è lavorato per ricucire, per presentarci uniti e per evitare gli errori del passato. Il dato elettorale ci dice che bisogna cementare l’alleanza, ampliare la coalizione, essere più presenti sui territori, e come dicevo prima avere un progetto politico coerente e non solo di somma elettorale. Il Pd, come ogni forza del campo largo, deve puntare a un maggiore radicamento territoriale. Dobbiamo rinsaldare il rapporto con la società calabrese, entrare più in sintonia con le comunità locali: farci interpreti dei loro bisogni principali, tradurli in forme di protesta e proposta. Ora, anche alla luce dell’affermazione elettorale di nuovi dirigenti e militanti, si deve aprire per il partito una prospettiva di cambiamento e di crescita. Mi consenta di ringraziare tutti i nostri candidati che, con grande generosità, si sono spesi in questa battaglia di democrazia. In quanto alla strategia, non penso che le tre settimane imposte da Occhiuto consentissero di muoversi molto diversamente. Certo è che bisogna fare fronte comune: sia in termini di opposizione alla politica per ricchi condotta dal centrodestra, sia in termini di proposta, dunque di alternativa. E serve il contributo di ciascuno e senza torsioni personalistiche, senza nomadismo, senza opportunismo politico. Nessuno dovrebbe restare dietro le quinte per criticare dopo, senza averci messo la faccia.
Dopo la battuta di arresto, da dove può davvero ripartire il PD calabrese?
Il Pd non si è fermato e può andare avanti con la consapevolezza di essere il motore del centrosinistra, con l’ambizione di guidarlo, anche esprimendo il prossimo candidato della coalizione. Siamo stati un motore che ha spinto tanto ma che accanto deve avere anche altri propulsori. Ma questo non ci può né consolare né bastare. Infatti, bisogna ancora lavorare tanto nei territori e nella società, c’è tanto da fare.
Con le elezioni ormai imminenti a Reggio Calabria, l’attenzione si concentra su un territorio in cui il centrodestra ha recentemente consolidato la propria forza elettorale.
Il Pd ha espresso due consiglieri regionali su Reggio Calabria, raddoppiando la rappresentanza in Consiglio Regionale. Questo è un fatto. Lì le elezioni comunali saranno certamente importanti e per diversi motivi. Anzitutto perché si fronteggeranno due modelli opposti di intendere l’amministrazione pubblica e la politica in generale: il modello del centrodestra, che la città ha già conosciuto lasciando Reggio in condizioni disperate, e quello dell’attuale centrosinistra, che ha risanato la città e dato una visione sul futuro. (redazione@corrierecal.it)
*Direttore del Corriere della Calabria
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