Lamezia, danno alle fiamme due attività commerciali: tre arresti – NOMI
La procura lametina ha chiuso il cerchio sugli episodi risalenti a maggio scorso

LAMEZIA TERME Sono tre le persone arrestate dai Carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme, tutti indagati in quanto ritenuti a vario titolo responsabili di due incendi notturni avvenuti a Lamezia Terme lo scorso 17 maggio. Si tratta di due lametini: Peppino Calabrese (cl. ’95) – assistito dall’avvocato Alberto Cristiano – e Francesco Cabras (cl. ’77) – assistito dall’avvocato Giovanni Gemelli – e di Cristian Torcasio (cl. ’91) di Falerna – assistito dall’avvocato Antonio Larussa – tutti e tre finiti agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Gli incendi
I tre sono accusati – in concorso – di aver appiccato fuoco con liquido infiammabile all’attività commerciale di pasticceria/rosticceria in Via Francesco Fiorentino a Lamezia Terme e, con lo stesso metodo, avrebbero dato alle fiamme ad una barberia in Piazza V Dicembre. I fatti risalgono alla notte del 17 maggio 2025, tra le ore 02.25 e le ore 02.50 circa, come riporta il gip nell’ordinanza. Solo l’intervento tempestivo dei vigili del fuoco aveva consentito di circoscrivere rapidamente le fiamme che hanno interessato il portone d’ingresso e la vetrina espositiva dell’esercizio commerciale.
Le indagini
Grazie all’indagine condotta dai Carabinieri – con il coordinamento della Procura di Lamezia Terme – è stato possibile risalire all’identità dei tre soggetti che, in questa prima fase investigativa, sono ritenuti i presunti responsabili. Lo scorso 23 luglio la Procura della Repubblica presso il tribunale di Lamezia Terme aveva avanzato nei confronti di tutte e tre gli indagati richiesta di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari. Il gip aveva poi respinto la richiesta il 12 agosto, ritenendo che le emergenze investigative, in particolare le immagini estrapolate dai diversi sistemi di videosorveglianza, «non consentissero di identificare in modo certo gli autori dei tre incendi». Subito dopo il deposito dell’ordinanza di rigetto, però, il pm aveva emesso nei confronti degli indagati un decreto di perquisizione personale e locale, esteso a tutti gli immobili nella loro disponibilità, conclusosi con il ritrovamento ed il sequestro dei telefoni cellulari e degli indumenti descritti dai Carabinieri della Stazione di Lamezia Terme-Sambiase, inducendo così il gip ad accogliere la misura degli arresti domiciliari avanzata dal pm. (g.curcio@corrierecal.it)
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