«Ai ragazzi dico: difendete la Costituzione con le unghie e il sangue. Lo studio “arma” contro la ‘ndrangheta»
Il procuratore di Catanzaro Curcio all’incontro della Cisl Magna Graecia: «Uno dei grandi regali che la società ha fatto alla ‘ndrangheta è stato quello di sottovalutarla»

CATANZARO «L’azione repressiva dello Stato nei confronti della criminalità organizzata di tipo mafioso non è mai risolutiva del problema. Noi possiamo fare mille arresti, mille processi, ottenere migliaia di condanne: non risolviamo mai il problema. Perché quello che occorre è altro: un cambiamento che deve passare attraverso un rinnovamento culturale profondo e una rivolta delle coscienze». Lo ha detto il procuratore di Catanzaro, Salvatore Curcio, all’incontro con gli studenti organizzato dalla Cisl Magna Graecia dal titolo “Semi di legalità. Al centro dell’incontro il confronto sul libro del procuratore di Napoli Nicola Gratteri e dello scrittore Antonio Nicaso “Senza scorciatoie”: Curcio nel suo intervento ha citato come in fil rouge i vari volumi scritti da Gratteri e Nicaso.
«‘Ndrangheta ancora poco conosciuta»
Secondo Curcio «uno dei grandi regali che la società calabrese, ma se vogliamo ancora essere più generici la società italiana, ha fatto alla ‘ndrangheta, è stato quello di sottovalutare il problema e di parlarne poco. Questo ha comportato una bassissima conoscenza delle reali dimensioni del fenomeno ‘ndranghetista. Io posso affermare con sufficiente certezza, e non temo smentite, che ancora oggi nel 2025 noi calabresi stessi non abbiamo la consapevolezza della reale dimensione del fenomeno ‘ndranghetista. Non la conosciamo, non ne conosciamo l’enormità delle risorse economiche accumulate negli anni, non conosciamo l’effettiva penetrazione nel tessuto sociale e imprenditoriale sano, perché della ‘ndrangheta se ne è parlato sempre poco. Quando negli anni ’90 – ha ricordato il procuratore di Catanzaro – Cosa Nostra siciliana, animata dall’esigenza di far venire meno una legislazione piuttosto stringente che stava prendendo piede, inaugurò la cosiddetta stagione terroristica e cercò di avere alleati e l’adesione alla propria nuova strategia che doveva indurre lo Stato alla trattativa, gli ‘ndranghetisti si defilarono in maniera piuttosto elegante. E questo ha consentito loro di acquisire più risultati favorevoli».
«Difendete la Costituzione con le unghie e il sangue»
«Il terzo libro di Gratteri e Nicaso – ha poi rilevato Curcio – spiega qualcosa che è tremendamente attuale, ed è il bene supremo di questo nostro paese: è la Costituzione, scritta sulle lacrime e sul sangue di centinaia di persone che hanno sacrificato anche loro la propria vita per far nascere il nostro paese e la nostra democrazia. Allora l’invito è che rivolgo ai ragazzi: difendete sempre la nostra Costituzione, con le unghie e con il sangue, perché è unica nel suo genere e soprattutto è stata scritta da persone che avevano bene in testa come realizzare quel modello democratico, partendo da Montesquieu, della separazione dei poteri, dell’equilibrio dei poteri. Pertanto – ha aggiunto il procuratore di Catanzaro – qualsiasi stravolgimento della nostra Carta costituzionale non può che tradursi concretamente nello stravolgimento della nostra società».
«Serve una rivoluzione delle coscienze»
Infine, il riferimento al testo “Senza scorciatoie”, un termine che per Curcio «significa rispettare innanzitutto le regole e intraprendere anche quei percorsi all’apparenza più difficoltosi dal punto di vista dell’impegno, e che però rispondono a esigenze anche di carattere etico. E quanto sia importante educare e formare i ragazzi anche alla giusta comprensione del rispetto delle regole lo si percepisce ogni giorno. L’importanza di educare, di formare e l’importanza anche di un rinnovamento culturale. E poi lo studio». Curcio infatti ha ricordato un episodio particolare: «Al processo sulla “strage dei campetti” in cui morì il piccolo Dodò Gabriele la cosa che mi impressionò di più Fu quando la difesa chiamò una serie di ragazzi come testimoni a discarico e questi ragazzi avevano difficoltà a leggere una formula di impegno di quattro righe. Allora ti rendi conto di come la ‘ndrangheta e le mafie in generale possono avere vita facile e trovare terreno fertile in una condizione di bassa cultura, di ignoranza. Per cui rinnovamento culturale e rivoluzione delle coscienze sono i percorsi che noi dobbiamo necessariamente seguire, senza scorciatoie, per arrivare finalmente a quel cambiamento che – ha concluso il procuratore di Catanzaro – tanto auspichiamo in Calabria». (a. cant.)
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