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un racconto drammatico

«Violentata e picchiata dai ragazzi di Seminara. Ma il mio futuro è in Calabria, nonostante tutto»

Parla la 22enne stuprata da un gruppo di coetanei: oggi vive in una località segreta. «Sono rimasta sola, a parte mia madre»

Pubblicato il: 12/11/2025 – 10:26
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«Violentata e picchiata dai ragazzi di Seminara. Ma il mio futuro è in Calabria, nonostante tutto»

SEMINARA «Mi dicevano sei pazza. Ti devi ammazzare. Mi hanno insultata, minacciata, picchiata, frustata. Ma io sono qui. Piuttosto che vivere nella menzogna avrei preferito morire. Tanto quella non era vita. Era la morte in vita».  Anna (un nome di fantasia), 22 anni, è una delle “ragazze di Seminara”, una delle ragazze violentate da un gruppo di coetanei, per mesi, quando erano ancora minorenni, e poi isolate, condannate dalla comunità che si è schierata al fianco degli stupratori, alcuni dei quali legati a famiglie di ‘ndrangheta. Sono state costrette a cambiare paese, scuola, abitudini, per mettersi in salvo. Anna racconta la sua storia al “Corriere della Sera”, che l’ha incontrata nella località segreta dove si è trasferita grazie all’intervento del governatore Roberto Occhiuto.  E dice, Anna, di stare «un pochino meglio. Ho cambiato paese da un paio di mesi, questo mi aiuta, prima vivevo chiusa in casa, barricata. Mi svegliavo al mattino dicendomi oggi proverò a uscire, ma poi non ce la facevo. Restavo a letto a piangere».

«Il mio futuro è in Calabria, nonostante tutto»

Al suo fianco – prosegue Anna – la madre «solo lei. Ma anche prima, avevo accanto soltanto lei. Un po’ mi è stata vicina mia sorella, ma poi mi ha abbandonata». Chi altro ti ha lasciata sola? «Mio fratello, l’altra mia sorella e i rispettivi compagni: adesso hanno il divieto di avvicinarsi a me. Mia zia e mio cugino, poi, hanno il braccialetto elettronico: se si avvicinano il mio dispositivo suona. Mi hanno minacciata, maltrattata, volevano convincermi a ritirare la denuncia contro quelli che mi avevano stuprata. Mia zia, la sorella di mio padre, e suo figlio mi hanno anche picchiata. Mia zia mi ha frustata con una corda. Mi diceva che dovevo morire. Che avrei fatto meglio a non nascere proprio. Abitava vicino a noi: si affacciava alla finestra e urlava improperi contro di me. Diceva che avevo rovinato la reputazione di tutti. Se fosse stato vivo mio padre – prosegue Anna nell’intervista al “Corriere della Sera” – non si sarebbe permessa. Mi manca moltissimo mio padre». «Se non fosse venuta alla luce la storia dell’altra ragazza probabilmente non avrei mai trovato la forza di denunciare. Ma quando ho saputo cosa avevano fatto a lei, ho deciso di parlare». Oltre alla madre e al governatore Occhiuto, Anna ringrazia per il sostegno «la polizia, i carabinieri. In particolare, la dirigente del commissariato di Palmi, Concetta Gangemi, e il mio poliziotto di fiducia, Francesco Prestopino. Senza i loro abbracci non ce l’avrei mai fatta. Sono stati la mia forza. Non li ringrazierò mai abbastanza». Il futuro? «A volte – dice Anna – penso che non mi libererò mai del mio fardello. Che non sarò mai felice. Voglio fare il corso per diventare estetista, spero di iniziare presto e di trovare nuove amicizie. Il mio futuro è qui, in Calabria. È casa mia, nonostante tutto». (redazione@corrierecal.it)

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