Dopo le intimidazioni, Lamezia si ritrova e si interroga sul futuro: «Basta paura, è tempo di reagire» – FOTO
Consiglio comunale aperto oggi dopo gli ultimi episodi. La città risponde con una “reazione collettiva”

LAMEZIA TERME Lamezia riscopre le ombre del passato e vecchie paure, e prova ad esorcizzarle attraverso una risposta collettiva che vede insieme il tessuto politico e quello delle associazioni e organizzazioni, cuore pulsante della società proattiva della città. E all’indomani di quella che ha assunto le sembianze di una nuova escalation di intimidazioni, Lamezia Terme si è ritrovata questa mattina nel corso del Consiglio comunale aperto. Un atto un po’ più che simbolico e che ha provato ad andare oltre la più tipica delle passerelle istituzionali, cercando di trovare un vero punto da cui ripartire.
Murone: «Qui la risposta della città»
Questo per il sindaco di Lamezia, Mario Murone, d’altro canto è «uno dei metodi e uno degli strumenti attraverso cui vogliamo dire qualcosa di molto chiaro: questo è il modo in cui la città di Lamezia reagisce ai fenomeni malavitosi. Abbiamo ragazzi che partecipano con entusiasmo, con gioia, con positività a un evento che abbiamo organizzato. Li avete visti: sono presenti, hanno voluto contribuire, canteranno l’inno nazionale e suoneranno altre musiche, musiche di solidarietà e di vicinanza verso chi è stato vittima di queste aggressioni criminali».

Morano: «L’occasione per interrogarci su cosa sia oggi questa città»
Nonostante gli avvenimento degli ultimi vent’anni, a Lamezia c’è ancora molto lavoro da fare, soprattutto risvegliare le coscienze sopite per una maggiore consapevolezza. Ne è convinta anche Maria Teresa Morano dell’Associazione Antiracket Lamezia. «Questa città ha la necessità di interrogarsi ancora su questi temi. Abbiamo un percorso consolidato e siamo in grado di sostenere gli imprenditori che decidono di collaborare. Però, forse, è necessario un passo in più: una consapevolezza maggiore da parte della società civile. E probabilmente oggi, con la rappresentanza istituzionale riunita, potremo capire se sarà possibile compiere un avanzamento anche in questa direzione. Forse questa è davvero l’occasione per interrogarci su cosa sia oggi questa città. Non possiamo nasconderlo: una parte degli imprenditori ha scelto di assumere una posizione chiara e netta, decidendo di esporsi. Un’altra parte, invece, ha ritenuto di non farlo. È sotto gli occhi di tutti, e non possiamo fingere che non sia così. Su questo, probabilmente, qualcosa in più bisogna farlo. Noi vogliamo ribadire che chiunque voglia collaborare, oggi, può farlo in piena sicurezza. Non siamo più ai tempi di vent’anni fa. Ed è proprio per questo che pensiamo sia arrivato il momento che molti altri colleghi intraprendano questo percorso».

Ionà: «Ai miei colleghi imprenditori dico di non avere paura»
In Consiglio anche la testimonianza diretta di Emanuele Ionà, imprenditore già vittima insieme alla propria famiglia di intimidazioni, e ora consigliere regionale. «Come mi diceva sempre il mio compianto papà, quando in passato si trovava di fronte ad atti intimidatori e reagiva sempre con lo stesso coraggio: non bisogna avere paura. Perché questi delinquenti sono persone fatte di carne e ossa e, come tutti, hanno paura. Così come abbiamo paura noi, ce l’hanno anche loro. Per questo dico alla città, e dico ai colleghi imprenditori che hanno subito questi vili atti, di non lasciarsi intimidire, di non avere paura di denunciare, di esprimere con forza il proprio sdegno: alla stampa, alla magistratura, alle forze dell’ordine, alla città tutta».

Il vescovo Parisi: «Servono prese di posizione sostanziali, non solo formali»
Infine, spazio anche alle dichiarazioni del vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi: «Mi pare che oggi, qui a Lamezia, si stia compiendo un passo molto importante. Un passo che serve innanzitutto a dare un segnale di coerenza e di compattezza, e poi un segnale netto di presa di distanza da tutte quelle forme di prevaricazione che non fanno crescere il nostro territorio. E non fanno crescere nemmeno le persone che scelgono di mettersi su questa strada criminale, perché il grado culturale rimane sempre lo stesso. C’è un dramma sul piano sociale, su quello civile, su quello culturale e, naturalmente, anche sul piano della sensibilità civica e della sicurezza pubblica. Per questo servono prese di posizione come questa, che non devono essere soltanto formali, ma sostanziali. E quando dico sostanziali, intendo dire che dobbiamo lavorare affinché tutto ciò che è lontano dal vivere civile possa essere riconosciuto per quello che è, compreso davvero, e così si possa scegliere la strada giusta». (g.curcio@corrierecal.it)
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