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’Ndrangheta holding globale: a Lione l’Europa prepara la controffensiva

Criptovalute, IA e riciclaggio: la mafia calabrese evolve. Interpol, Europol e le forze italiane coordinano strategie e database per affrontare la minaccia ibrida

Pubblicato il: 19/11/2025 – 13:41
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’Ndrangheta holding globale: a Lione l’Europa prepara la controffensiva

Si concluderà oggi, nella sede centrale di Interpol a Lione, la due giorni di lavori del workshop che ha riunito i Focal point e gli investigatori delle forze di polizia europee coinvolti nel progetto I-Can (Interpol Cooperation Against ’Ndrangheta). Un appuntamento ad alta intensità operativa e strategica, organizzato sotto l’egida di Interpol e coordinato dalla Direzione centrale della polizia criminale italiana, con la partecipazione di Europol, del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, del Ros dei Carabinieri e della Guardia di finanza. Obiettivo: rafforzare la cooperazione internazionale nel contrasto al riciclaggio dei beni riconducibili alla mafia calabrese.

“Follow the money”: la linea guida del workshop

La due giorni lionese è partita da un assioma ormai imprescindibile nelle indagini sulla criminalità organizzata: follow the money, segui il denaro. Su questa linea, il Segretariato generale Interpol e il Dipartimento della Pubblica sicurezza hanno guidato i lavori finalizzati a perfezionare procedure di scambio informativo, affinare le metodologie di indagine e uniformare le best practices per individuare e sequestrare gli asset economico-finanziari della ’Ndrangheta nel mondo.
Un ruolo chiave, in questo quadro, è svolto dalla nuova Silver Notice Interpol, strumento innovativo promosso dal Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia, pensato per accelerare la circolazione di informazioni sui beni da rintracciare, congelare o sequestrare in contesti transnazionali.

Una minaccia ibrida e globale

Nel corso dei lavori, il direttore del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia, Lorenzo Bucossi, e il project leader Simone Pioletti, entrambi dirigenti della Polizia di Stato, hanno illustrato la filosofia operativa del progetto I-Can: «Il Progetto – spiegano – adotta un approccio olistico, concentrandosi sulla minaccia ibrida rappresentata dalla ’Ndrangheta e sul suo dinamismo poli-criminale. La mafia calabrese opera come un broker globale del narcotraffico, connesso alle maggiori organizzazioni mafiose transnazionali. È una holding criminale silenziosa e pervasiva, capace di infiltrare il tessuto economico legale e le istituzioni grazie al potere corruttivo e ai meccanismi sofisticati di riciclaggio. Non attacca più frontalmente lo Stato: preferisce confondersi e radicarsi».
Una trasformazione che impone una risposta altrettanto evoluta: «È fondamentale – sottolineano Bucossi e Pioletti – implementare la resilienza delle forze di polizia e la loro capacità di adattamento a scenari criminali in continua mutazione. I clan sfruttano tecnologie avanzate: dalle criptovalute all’intelligenza artificiale. Solo aggiornando strumenti e competenze è possibile colpirne i profitti».

I risultati: dal 2020 oltre 160 arresti in 30 Paesi

Dal suo avvio operativo, nel giugno 2020, il progetto I-Can ha fornito supporto cruciale alle indagini internazionali, permettendo: 168 arresti in oltre 30 Paesi, di cui 63 latitanti; sequestri ingenti di denaro, droga e armi; un impatto crescente sulla rete globale della ’Ndrangheta.
Il 2025, in particolare, ha segnato un anno record: 66 persone arrestate in 14 Paesi, fra cui 12 latitanti, grazie a una “accelerazione operativa” sostenuta dal vice capo della Polizia e direttore centrale della Polizia criminale, Raffaele Grassi. L’ingresso nel progetto di quattro nuovi Stati strategici sulle rotte del narcotraffico e del riciclaggio: Cile, Panama, Costa Rica e Lussemburgo.
Il network internazionale contro la ‘Ndrangheta conta oggi 24 Paesi in quattro continenti, uniti dal motto: “All together against ’Ndrangheta”.

Estradizioni e banca dati: una rete che si consolida

Accanto agli arresti, il 2025 ha registrato 14 estradizioni o consegne all’Italia di esponenti della ’Ndrangheta, coordinate ed eseguite dal Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia. Determinante anche il lavoro d’intelligence: dal 2022 è operativo il Crime Analysis File (CAF), il database Interpol dedicato al progetto I-Can, implementato dai 24 Paesi aderenti.
Oggi il CAF ha raggiunto 110 mila entità censite, con un incremento del 75% tra novembre 2024 e novembre 2025. È ormai il secondo database Interpol per volume di dati, un archivio che permette di mappare reti criminali, flussi finanziari, contatti e movimenti dei clan in modo capillare.

Una sfida globale che continua

La due giorni di Lione si conclude dunque con una certezza condivisa: la ’Ndrangheta non è più una mafia “locale”, ma una macchina criminale transnazionale con interessi e ramificazioni ovunque.
Per contrastarla servono strumenti globali, cooperazione stabile e una visione strategica che unisca investigazione, tecnologia e politiche condivise. Il progetto I-Can, con i suoi risultati e la sua crescente rete di adesioni, rappresenta oggi uno dei pilastri internazionali più avanzati nella lotta ai clan calabresi – una sfida che non riguarda più soltanto l’Italia, ma l’intera sicurezza globale. (redazione@corrierecal.it)

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