Cosenza calcio, stavolta le curve (ri)chiudono davvero: «Senza tifosi costi ingiustificati»
Settori chiusi per razionalizzare gli spazi e contenere le spese. Il dg Gualtieri lascia uno spiraglio a una possibile riapertura in caso di ritorno del pubblico

COSENZA Questa volta non ci sono rinvii, né mediazioni dell’ultimo minuto. Dopo il passo indietro alla vigilia della gara interna contro il Picerno (quando l’intervento del direttore generale Salvatore Gualtieri aveva evitato la chiusura delle curve per non alimentare ulteriori tensioni) il Cosenza calcio decide di procedere davvero: le curve del “San Vito-Marulla” vengono chiuse nuovamente. Una scelta che pesa più simbolicamente che logisticamente, e che arriva in un momento in cui il rapporto tra società e tifoseria è ormai ai minimi storici.
A comunicarla è ancora una volta Salvatore Gualtieri, figura centrale e di spicco dell’organigramma rossoblù e, di fatto, unico volto pubblico di una proprietà sempre più silenziosa. Il presidente Eugenio Guarascio, fortemente contestato dalla piazza, continua infatti a non rilasciare dichiarazioni, lasciando al direttore generale il ruolo scomodo di parafulmine.
La decisione viene spiegata in una nota ufficiale che punta su pragmatismo e sostenibilità, ma che inevitabilmente riapre il dibattito sullo stato di salute del rapporto tra club e tifosi. Gualtieri parla chiaro, mettendo nero su bianco le motivazioni della società: «In un rapporto di massima trasparenza e lealtà – spiega il dg – siamo costretti a chiudere alcuni settori, tra cui le due curve, al fine di razionalizzare gli spazi dello stadio “San Vito – Marulla”, anche e soprattutto a causa della non presenza dei tifosi e per evitare costi (steward, ecc.) a questo punto ingiustificati. Nel contempo, sarà praticato il prezzo popolare di 10 euro per la tribuna A, in modo da garantire, a tutti, l’accesso allo stadio e la possibilità di sostenere la propria squadra. La nostra speranza è che tale decisione possa essere rivista in caso di ritorno, nelle curve, dei tifosi».
Parole che fotografano una realtà difficile da ignorare: spalti sempre più vuoti, curve simbolo del tifo organizzato ormai disertate, e costi di gestione che diventano insostenibili in assenza di pubblico. Da qui la scelta di “razionalizzare”. (f.v.)
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