Il colonnello Giovinazzo: «Il nuovo volto di Crotone, tra riscatto sociale e la fiducia nelle Istituzioni»
La mappa dei clan, il business del narcotraffico e i segnali di cambiamento dopo Palazzo Mangeruca e il dolore di Steccato di Cutro

CROTONE Un peso non indifferente sullo scacchiere criminale, con clan di ‘ndrangheta che si sono dimostrati capaci di disegnare una mappa del potere fatta di un sistema capillare e ampio, con legami al Nord Italia e all’estero. Una provincia, quella di Crotone, complessa dal punto di vista dei fenomeni criminali, e che negli ultimi anni – attraversando momenti particolarmente significativi – è riuscita ad andare incontro a un’evoluzione. C’è, infatti, un prima e un dopo nella storia recente di Crotone, che ha il rumore della demolizione di Palazzo Mangeruca. Così come nel buio e nel freddo dell’alba del 26 febbraio 2023 di Steccato di Cutro, la provincia ha ritrovato la sua anima più autentica.
A tracciare un racconto dettagliato, in un’intervista al Corriere della Calabria, è il colonnello Raffaele Giovinazzo, alla guida del Comando provinciale dei Carabinieri di Crotone, con un bilancio delle attività dell’Arma sul territorio che fa emerge importanti risultati raggiunti sul fronte del contrasto alla criminalità, insieme all’impegno per una svolta sociale che parta dai più giovani.
Dal locale al globale, la mappa criminale dei clan crotonesi
Il quadro che emerge è quello di un territorio lottizzato da consorterie storiche che ne soffocano l’economia. La geografia criminale non lascia zone d’ombra: dai Farao-Marincola ai potenti Grande Aracri, passando per i Vrenna-Barillari e i Megna. Il controllo prosegue nei comuni della provincia, con i Tallarico, i Comberiati e i Masciari-Arena.
«La provincia di Crotone – spiega il colonnello Giovinazzo – è storicamente caratterizzata da una forte pervasività della ‘ndrangheta. Nonostante una popolazione ridotta, circa 164mila abitant, il territorio presenta una densità criminale elevatissima, con almeno due “Crimini” riconosciuti: quello di Cirò e quello di Cutro. Dal mio insediamento nel novembre 2022 abbiamo condotto numerose operazioni che hanno colpito l’intera mappatura criminale della zona. Questo lavoro incessante, sotto il coordinamento della Procura Distrettuale, ha permesso di assicurare alla giustizia i vertici e i colonnelli delle organizzazioni, molti dei quali si trovano oggi in regime di 41-bis».
Le cosche crotonesi hanno dimostrato una capacità d’infiltrazione straordinaria, estendendo le proprie radici ben oltre i confini calabresi: «L’operazione “Aemilia” ha certificato la presenza della cosca Grande Aracri a Reggio Emilia, mentre in Lombardia sono stati riscontrati collegamenti con i clan di Cirò, pensiamo dove è stata aperta una “succursale”, quella di Lonate Pozzolo. I collegamenti si estendono persino in Germania e nel Veneto, in particolare nell’area di Verona, dove i legami con le cosche di Isola Capo Rizzuto sono accertati dagli atti giudiziari».
Il business del narcotraffico
Se un tempo il crimine si nutriva di sequestri e violenza diretta, oggi l’imperativo è il profitto rapido e a basso rischio. Oggi il narcotraffico rappresenta il core business di queste organizzazioni. Spiega Giovinazzo: «Un investimento in cui punti cento e produci mille è chiaramente vantaggioso, differentemente da vecchie impostazioni, come potevano essere quelle dei sequestri di persona, quando ancora non c’era la normativa anti-sequestri, ed era necessario creare una struttura capillare e ampia capace di gestire tutto. Oggi con il traffico di sostanze stupefacenti e con altri sistemi criminali, come il gaming e puntate truccate, si riescono a moltiplicare i guadagni senza rischiare tanto».
Dal narcotraffico allo spaccio. «Il crotonese – spiega il colonnello – è attraversato da un’arteria stradale che è la Statale 106 e che collega tutta la costa jonica. Intercettiamo frequentemente corrieri, spesso persone incensurate e in normali controlli stradali, con carichi di cocaina tra i 5 e i 10 chili. Questo non significa che la droga venga prodotta qui, ma l’area crotonese è un’area abbastanza accessibile proprio perché ci sono diversi punti di approvvigionamento, dal mare alla 106 che collega la provincia con quella reggina, che come sappiamo ha storicamente il controllo degli approvvigionamenti di stupefacenti del tipo cocaina. Questa estate abbiamo fatto diversi sequestri anche di piantagioni di marijuana di ultima generazione, dotate di sistemi di irrigazione automatica e lampade per l’essiccazione rapida, talvolta mimetizzate tra coltivazioni legali, come quelle di finocchi. Per quanto riguarda le droghe chimiche, abbiamo registrato pochi sequestri di crack, mentre il fentanyl risulta fortunatamente ancora assente».
Il riscatto sociale e la fiducia nelle Istituzioni
E quando lo Stato abbatte i simboli fisici del potere dei clan, la paura inizia a lasciare il posto alla fiducia.
Sul punto Giovinazzo afferma: «Negli ultimi tre anni il tessuto sociale ha cambiato prospettiva. La fiducia dei cittadini e degli imprenditori è cresciuta grazie a segnali tangibili della presenza dello Stato. Grazie a operazioni come “Saulo”, abbiamo raccolto denunce da parte di decine di imprenditori che prima preferivano pagare il pizzo. Un momento simbolico fondamentale è stato l’abbattimento di Palazzo Mangeruca nel dicembre 2023: un ecomostro confiscato alla ‘ndrangheta che le cosche cirotane hanno tentato di difendere fino all’ultimo, provando persino a incendiarlo prima della demolizione. Un’operazione che l’Arma dei Carabinieri ha seguito direttamente, in collaborazione con l’Agenzia dei beni confiscati e con il Tribunale di Crotone. Da quel momento in poi abbiamo registrato denunce sia nell’area cutrese, sia in quella crotonese, e soprattutto in quella cirotana. L’operazione “Saulo” ha suggellato tutto questo, e nell’area crotonese è maturata la consapevolezza del cambiamento».

«È una consapevolezza ancora embrionale, ma sicuramente rispetto agli anni bui degli inizi 2000 e soprattutto anche fino alla fino a 7-8 anni fa, questa novità noi la stiamo percependo ed è strettamente legata anche a tutta una serie di interventi, sotto la guida attenta del prefetto Franca Ferraro, che stanno migliorando le condizioni di vita dei crotonesi. Anche gli interventi di riqualificazione urbana, come quella dei “Trecento Alloggi” a Crotone — trasformata da area degradata a centro di aggregazione con impianti sportivi — stanno migliorando la qualità della vita e il rapporto con le istituzioni», spiega ancora Giovinazzo.
L’impegno con i giovani
Quello dei clan è un potere che vacilla se a ribellarsi sono soprattutto le nuove generazioni: il vero colpo di grazia alla ‘ndrangheta non arriva solo dalle manette, ma dai banchi di scuola. «Incontro regolarmente gli studenti perché credo che il vero cambiamento parta dalle scuole. Recentemente, a Mesoraca e al Liceo Pitagora di Crotone, ho percepito nei ragazzi un forte ostracismo verso la ‘ndrangheta. I giovani comprendono che queste organizzazioni, che si autodefiniscono “d’onore”, non hanno nulla di onorevole: sono criminali che colpiscono alle spalle», afferma il comandante Giovinazzo.
La strage di Cutro: il dolore e l’umanità

A segnare uno spartiacque nella storia recente di Crotone è una tragedia che ha colpito la Calabria e l’Italia intera con la strage di migranti di Steccato di Cutro. Giovinazzo racconta i terribili momenti che caratterizzarono le ore successive al naufragio che portò alla morte di 94 persone, tra cui tantissimi bambini. «Se devo indicare il momento del riscatto morale di questa provincia, scelgo la strage di Steccato di Cutro. Ricordo ancora il freddo gelido di quell’alba e i volti dei militari della Radiomobile intervenuti per primi, completamente bagnati e sotto shock. Due di loro mi chiesero scusa, quasi piangendo, perché nonostante avessero tratto in salvo molte persone, non erano riusciti a salvare l’ultimo bambino. In quella tragedia, nella generosità dei soccorritori e dei cittadini calabresi, ho visto la vera grandezza della nostra gente. È da quell’umanità che riparte il cambiamento». (m.ripolo@corrierecal.it)
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