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2020 annus horribilis: Pil a -8,9%, deficit e pressione fiscale in rialzo

I dati dell’Istat evidenziano un rapporto deficit/Pil al 9,6% e un rialzo al 42,8% delle tasse. Giù gli investimenti: -11,6%

Pubblicato il: 22/09/2021 – 11:41
2020 annus horribilis: Pil a -8,9%, deficit e pressione fiscale in rialzo

Nel 2020 il rapporto deficit/Pil dell’Italia si è attestato a 9,6%, contro il 9,5% stimato dal Def. Più basso delle stime, invece, il rapporto debito/Pil, certificato dall’Istat a 155,6% contro le stime precedenti che lo davano a 155,8%. È quanto si legge nei Conti economici nazionali dell’Istat per lo scorso anno, che stima un deficit primario al 6,1% del Pil dopo un calo di circa 57 miliardi di euro delle entrate correnti e un aumento di circa 46,8 miliardi delle uscite correnti per far fronte allo shock pandemico.

Pressione fiscale in crescita

La pressione fiscale complessiva nel 2020 è risultata pari al 42,8 %, in aumento rispetto al 42,4% dell’anno precedente, anche se inferiore a quanto stimato nell’ultimo Def (43,1%). Lo certifica l’Istat nei Conti economici nazionali sull’anno scorso, motivando l’aumento con «la minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,7%)» rispetto a quella del Pil.

Nel 2020 contrazione economica record

Nel 2020 contrazione economica record Nel 2020 l’economia italiana ha subito una «contrazione di entità eccezionale» pari a -8,9%: lo certifica l’Istat nei Conti economici nazionali, confermando le stime precedenti e rivedendo in meglio, a 0,4% da 0,3%, la crescita 2019 dopo una revisione dei dati statistici. L’anno segnato dalla pandemia ha visto un crollo degli investimenti fissi lordi del 9,2%, dei consumi finali nazionali del 7,8%, dell’export pari al 14,0%. Per le società non finanziarie, segnala l’Istat, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dell’11,6%, portando il tasso d’investimento al 21% dal 21,5% del 2019. La quota di profitto (espressa come rapporto tra risultato lordo di gestione e valore aggiunto lordo ai prezzi base) è salita al 43,0% dal 42,5% dell’anno precedente.
Il valore aggiunto in volume dell’insieme dell’economia ha segnato un calo dell’8,7%, con un -6,3% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, -10,9% nell’industria, -6,4% nelle costruzioni e -8,3% nei servizi, dove l’unico incremento si registra nei servizi di informazione e comunicazione (+1,8%); il calo più significativo ha riguardato il comparto che raggruppa commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e di ristorazione (-16,6%).

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