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«Ghe pensi mi»

Muoveranno 700 milioni di euro. E li muoveranno bypassando la Stazione unica appaltante. I cantieri per i quattro nuovi ospedali calabresi (Catanzaro, Gioia Tauro, Sibari e Vibo Valentia) sono in f…

Pubblicato il: 29/07/2011 – 15:24
«Ghe pensi mi»

Muoveranno 700 milioni di euro. E li muoveranno bypassando la Stazione unica appaltante. I cantieri per i quattro nuovi ospedali calabresi (Catanzaro, Gioia Tauro, Sibari e Vibo Valentia) sono in fase poco più che embrionale, ma rappresentano una questione molto spinosa per la politica. E per il centrodestra, che ha deciso, con un decreto del commissario delegato per l`emergenza socio-sanitaria, il governatore Peppe Scopelliti, di affidarsi  a “Infrastrutture Lombarde”, società per azioni totalmente partecipata dalla Regione Lombardia (e vicina a “Comunione e liberazione”) per tutte le attività che porteranno alla realizzazione delle strutture sanitarie. La convenzione ha, come intermediario, proprio l`ente governato da Roberto Formigoni. Nel senso che, per ottenere i servigi di “Infrastrutture”, la Regione Calabria si rivolge al Pirellone, e questo “gira” la richiesta all`azienda che ha già curato la costruzione dell`ospedale Niguarda (non senza qualche grattacapo) e di altri presidi ospedalieri. Fin qui, l`accordo, riassunto in dodici pagine fitte di riferimenti normativi, che non riescono a fugare tutti i dubbi sul patto calabro-lombardo. “IL” offrirà il supporto tecnico e amministrativo al commissario delegato, l`assistenza in fase di progettazione e di esecuzione degli interventi e il supporto nella fase dei collaudi e di presa in consegna delle opere. Semplice, ma restano aperte alcune questioni.

UNA QUESTIONE ECONOMICA
Innanzitutto, si apre una questione economica. Basta un semplice calcolo per capire che gli interessi in gioco sono enormi. L`articolo 6 è il più chiacchierato della convenzione: «La Regione Calabria si impegna a corrispondere alla Regione Lombardia, a titolo di rimborso spese sostenute da “IL” per conto della Regione Lombardia ai fini dell`esecuzione delle attività (…) una somma pari al 2,7% dell`importo stimato dell`investimento». La somma include l`importo dei lavori, inclusi gli oneri della sicurezza e l`importo degli arredi e delle attrezzature. Piccola postilla: «Il valore dell`investimento sul quale si procede al calcolo dell`importo massimo oggetto di rimborso sarà aggiornato in funzione del conto finale dei lavori». Chiarissimo, e – a quanto pare – molto conveniente per la società settentrionale. Quanto vale la torta dei quattro ospedali? Non c`è (e non potrebbe esserci) una cifra certa, ma si parla di circa 700 milioni. Se quel 2,7% andasse calcolato su questa base, la cifra monstre per “Infrastrutture Lombarde” sarebbe superiore ai 18 milioni di euro. Cifra che la Regione sborserebbe per un lavoro che, secondo la Cgil calabrese (dalla quale è arrivato il primo grido d`allarme) dovrebbe essere una prerogativa della pubblica amministrazione. Quanti sono 18 milioni di euro? L`equivalente di 75 consulenti pagati per quattro anni 5mila euro al mese.

DUE QUESTIONI POLITICHE
Fin qui il vile denaro. Seguono un paio di rilievi politici. La Regione Calabria ha una struttura capace (almeno in teoria) di fare il lavoro delegato ai colleghi lombardi: la Stazione unica appaltante (Sua), che, invece, resterà ai margini. Perché? Hanno provato a capirlo tre consiglieri regionali del Pd (Bruno Censore, Mario Franchino e Carlo Guccione), con una interrogazione. Ha risposto il vicepresidente della giunta regionale, Antonella Stasi. Per i vertici istituzionali, l`accordo con “IL” nasce proprio da una richiesta di Salvatore Boemi, magistrato e commissario della Sua, che il 29 giugno «dichiarava che la Sua non era in grado di sostenere le attività previste». A quel punto, visto che tra Calabria e Lombardia erano in corso rapporti di collaborazione nell`ambito del piano di rientro dal disavanzo sanitario, si è pensato di estenderli anche alla costruzione degli ospedali. Non è l`unica apparizione di Boemi e della Stazione unica appaltante in questa storia. Il commissario, davanti alla commissione regionale antimafia, ha spiegato che il “no” della struttura regionale era dovuto alla mancanza di tecnici in grado di progettare gli ospedali. E comunque ha ribadito «la piena disponibilità della Sua a gestire le procedure di gara, ricordando che, al fine di non perdere i finanziamenti comunitari, a fine anno (il 2010, ndr) la fase di pre-pubblicazione dei bandi è stata gestita dalla Sua». Un`apertura, ma a convenzione già firmata. C`è dell`altro. La Stazione unica appaltante, infatti, interpellata dalla Cgil, avrebbe fornito un parere negativo alla convenzione firmata da Scopelliti e Formigoni, spiegando che la collaborazione con “IL” potrebbe contrastare con una norma del 2006. È la legge 248, che all`articolo 13 stabilisce che tutte le società, costituite o partecipate dalle amministrazioni pubbliche regionali o locali non possono svolgere prestazioni a favore di altri soggetti pubblici o privati né in affidamento diretto né con gara. Un potenziale problema per il governatore e la sua maggioranza? Non secondo lo stesso Scopelliti, che ha definito i rilievi sollevati dalla Cgil e dalla parlamentare del Pd Doris Lo Moro (che ha depositato a proposito un`interrogazione parlamentare) «mere beghe politiche». Ma i mal di pancia non arrivano solo dal centrosinistra. Riguardo all`affaire ospedali, c`è un contrasto sotto traccia, che potrebbe guastare i rapporti nella giunta Scopelliti. Nulla, o quasi, è emerso finora, ma i malumori ci sono. E anche qualche segnale pubblico. Agli osservatori, infatti, non è sfuggita una dichiarazione affidata all`agenzia Ansa dall`assessore al Personale, Domenico Tallini, nelle scorse settimane. Tallini, che non ha “giurisdizione” sulla materia sanitaria, si è fatto portavoce – subito appoggiato dall`Ance, il sindacato dei costruttori – degli interessi delle imprese calabresi. Pur parlando degli «importanti meriti del presidente Scopelliti», l`esponente del centrodestra catanzarese ha buttato lì un paio di rilievi. Intanto, «da questo processo virtuoso il settore calabrese delle costruzioni rischia di uscire completamente, visti i requisiti che vengono richiesti alle imprese aspiranti». Dall`analisi alla proposta: «È necessario che almeno una parte di queste ingenti risorse resti in Calabria, attraverso formule che consentano alle migliori e più accreditate imprese calabresi di partecipare, sia pure in percentuali inferiori, ai lavori commissionati». Un appello a Scopelliti, per evitare «il rischio che le grandi imprese che si aggiudicheranno i lavori e le concessioni utilizzino solo ed esclusivamente maestranze e professionalità extra-regione». Un piccolo strappo al libero mercato per dare una mano agli industriali nostrani. Ma anche il sintomo che, in una maggioranza che si disegna come un monolite, i motivi di scontro ci sono, specialmente quando si muovono centinaia di milioni di euro.

UNA QUESTIONE DI TRASPARENZA
«Ogni tipo di spesa per le costruzioni e i restauri immobiliari della Regione avviene mediante “Infrastrutture Lombarde” e non si può sapere quanto viene speso e per cosa, perché è una società per azioni sottratta al controllo del consiglio regionale». La frase, estrapolata dal “Libro grigio” del consigliere regionale lombardo Pippo Civati, del Pd, consegna l`idea di una società non proprio trasparente. Un esempio: il rifacimento del trentunesimo piano del Pirellone, rimesso a nuovo con costi finali molto superiori rispetto a quelli messi in preventivo. «L`incontrollabile “Infrastrutture Lombarde” – spiega Civati – ha sborsato 5,2 milioni di euro, più di quanto preventivato e pagato effettivamente dalla Regione stessa alla spa, cioè 3,6 milioni. Abbiamo chiesto a Formigoni dove sia finita la differenza, perché i conti proprio non tornano». Non quadrano neppure, secondo la Cgil Lombardia, i termini di un accordo simile a quello siglato in Calabria. A Monza, per il restauro del corpo centrale della Villa Reale, la Regione ha utilizzato la “Infrastrutture Lombarde” per affidare i lavori. Il sindacato ha presentato un esposto alla Commissione europea: l`accusa mossa a Formigoni & co. è quella di av
er affidato a una struttura formalmente privata un servizio che dovrebbe essere svolto in regime di libera concorrenza. E, anche per la realizzazione dell`ospedale Niguarda, “IL” è finita nel mirino della Corte dei conti per una serie di incarichi onerosi. Guarda caso, un`accusa molto simile a quella mossa dalla Cgil. Da parte sua, la spa lombarda ha spiegato che «nessuno può costare meno di noi», e ha ridimensionato la cifra collegata ai servizi prestati: «Sono 7 milioni. E non sono nulla rispetto al rischio di perdere i circa 300 milioni di investimento per costruire gli ospedali calabresi». Prima e, forse, unica uscita pubblica del team lombardo. Già, perché nella convenzione c`è un passaggio dedicato alla riservatezza. E prevede che  la divulgazione di documenti che riguardano «l`espletamento della convenzione» sia concordata tra le parti. Che trasparenza ci si può aspettare sul conferimento degli incarichi e su come saranno spesi i 18 milioni di euro (ma ricordiamo che per “IL” sono 7) destinati alla società lombarda? Non è dato sapere, per il momento. Di sicuro c`è l`affidamento diretto dei servizi collegati al più grande appalto calabrese degli ultimi anni, in un settore strategico come la sanità. Un`operazione in controtendenza rispetto ai dettami dell`Unione europea, che privilegia sempre la massima concorrenza possibile attraverso le procedure di evidenza pubblica. Ma anche rispetto alla ratio politica dell`istituzione della Sua, per la quale gli ospedali avrebbero dovuto essere il primo grande banco di prova. Fallito amaramente, per volontà politica e per l`insufficienza dell`organico.

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