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Soverato al centro degli appetiti della `ndrangheta

CATANZARO Soverato e il suo hinterland si scoprono centrali nello scacchiere della criminalità organizzata calabrese e non solo. È quanto emerge dalle 725 pagine che compongono il decreto di fermo …

Pubblicato il: 15/12/2011 – 17:33
Soverato al centro degli appetiti della `ndrangheta

CATANZARO Soverato e il suo hinterland si scoprono centrali nello scacchiere della criminalità organizzata calabrese e non solo. È quanto emerge dalle 725 pagine che compongono il decreto di fermo vergato dalla Dda catanzarese. Proprio la nascita del locale di Soverato sarebbe stata la scintilla che ha innescato la sanguinosa faida delle “tre province”. Un’indagine lunga e complessa che ha ricostruito le dinamiche dei clan catanzaresi, reggini e vibonesi fin dall’operazione Mithos del 2004. Gli inquirenti sono riusciti a delineare le opposte fazioni che in questi anni si sono combattute per spartirsi il territorio. Da una parte il boss di Guardavalle Vincenzo Gallace legato alle cosche della Locride, del Vibonese e di Gioia Tauro; dall’altra il suo ex alleato Carmelo Novella (ucciso a San Vittore Ollone) in affari con le `ndrine Vallelunga di Serra San Bruno e Sia-Procopio di Soverato. Quest’ultimi avevano deciso di creare un “locale” nella cittadina jonica autonomo rispetto alla famiglia Gallace che invece fino a quel momento aveva delegato Domenico Todaro a rappresentare gli interessi della cosca a Soverato. I contrasti sfociano poco dopo nel sangue. Il pm della Dda di Catanzaro individua due momenti fondamentali: gli omicidi di Novella e Damiano Vallelunga. Delitti «eccellenti che hanno dato origine a un riequilibrio del panorama criminale anche in relazione agli interessi connessi alla realizzazione di opere di notevole valore insistenti su quei territori». Altro che faida dei boschi, gli appetiti delle `ndrine sono ben altri e il pm ne individua tre: la Trasversale delle Serre, la statale 106 e i parchi eolici.

RAPPORTI ISTITUZIONALI Nel decreto il pm Vincenzo Capomolla sottolinea gli stretti rapporti della cosca Sia-Procpio con ambienti istituzionali, tanto da garantirsi una sorta di monopolio nel settore edilizio. A Soverato Vittorio Sia si sarebbe accaparrato lavori pubblici attraverso alcuni prestanome. In due casi, evidenzia il pm, i lavori sarebbero stati affidati a un imprenditore vicino a Sia proprietario di un’azienda agricola «che nulla ha a che vedere in campo edile». Nel provvedimento di fermo viene citato l’ex vicesindaco di Soverato Teodoro Sinopoli  «con il quale sono stati documentati contatti con Sia Vittorio e suoi congiunti e che si poneva a disposizione dei membri del sodalizio nelle occasioni in cui il gruppo realizzava la sua ingerenza nell’attività economica». Contatti e legami vengono segnalati anche nelle amministrazioni comunali di San Sostene e Davoli. Ma non solo. Secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia il clan Sia poteva contare anche sull’aiuto di un vice brigadiere dei carabinieri.

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