AMANTEA Si svolgerà il 16 aprile del prossimo anno la prima udienza davanti alla Corte d`Assise di Cosenza del processo sui “veleni” dell`Oliva. Davanti a quella corte, Cesare Coccimiglio – l`imprenditore edile ritenuto dall`accusa il principale responsabile di un «imponente ed illecito smaltimento di rifiuti industriali» – assieme ad altri quattro titolari di terreni – dove sarebbero stati occultati decine di migliaia di metri cubi rifiuti tossico-nocivi – dovrà rispondere di accuse pesantissime: aver determinato, proprio a causa dello smaltimento illecito, il disastro ambientale nella zona e l`avvelenamento delle acque utilizzate anche dall`uomo.
Un comportamento che è stato attentamente valutato dal Gup di Paola, Carmine De Rose, nel suo decreto di rinvio a giudizio. Il giudice dell`udienza preliminare ha ritenuto, infatti, che dal disastro ambientale sarebbe derivata, tra l`altro, la morte di Giancarlo Fuoco, il pescatore di Domanico – che abitualmente si recava al fiume Oliva con l`amico anch`egli ammalatosi di tumore – deceduto per neoplasia polmonare. «Si rileva come – afferma De Rose nel suo decreto di rinvio a giudizio – a stretto tenore di enunciazione imputativa, al capo A (disastro ambientale, ndr) risulta contestata in fatto la morte di Fuoco Giancarlo quale conseguenza diretta e prevista come possibile, da parte degli agenti, del disastro ambientale». Una decisione che accoglie in pieno la tesi del procuratore della Repubblica, Bruno Giordano – titolare della complessa indagine sull`inquinamento dell`intera area –, e che per questo rimette la valutazione su quanto accaduto nella valle dei “veleni” ai giudici della Corte di assise di Cosenza.
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