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VILLA VERDE | False perizie per aiutare i boss

I boss della `ndrangheta riuscivano a evitare il carcere grazie a false diagnosi di patologie neuropsichiatriche rilasciate da medici compiacenti. Rapporti di complicità tra camici bianchi e uomini…

Pubblicato il: 17/07/2012 – 8:42
VILLA VERDE | False perizie per aiutare i boss

I boss della `ndrangheta riuscivano a evitare il carcere grazie a false diagnosi di patologie neuropsichiatriche rilasciate da medici compiacenti. Rapporti di complicità tra camici bianchi e uomini dei clan Forestefano e Arena che sono stati svelati da un`inchiesta della Dda di Catanzaro. Le sei persone raggiunte dall`ordinanza emessa dal gip devono rispondere di corruzione in atti giudiziari, falsa perizia, false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, abuso d’ufficio, procurata inosservanza di pena ed istigazione alla corruzione, aggravati dalle finalità mafiose. Sono finiti in carcere il professor Gabriele Quattrone, 63 anni, di Reggio Calabria, il dottor Franco Antonio Ruffolo, 58 anni, di Rogliano, il dottor Massimiliano Cardamone, 37 anni di Catanzaro e il dottor Arturo Luigi Ambrosio, 75 anni, di Castrolibero. Quest’ultimo ha ottenuto gli arresti domiciliari. Il provvedimento del gip di Catanzaro che ha accolto la tesi del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, ha raggiunto anche due donne Caterina Rizzo, 43 anni, moglie di Antonio Forastefano, oggi collaboratore di giustizia, e Patrizia Sibarelli, 30 anni, moglie di Pasquale Forastefano.
Secondo le accuse Quattrone, nominato perito dalla Corte di appello di Catanzaro per  verificare le condizioni di salute di Antonio Forastefano, avrebbe ricevuto dalla moglie del boss cosentino la promessa di una somma di danaro pari a 5.000 euro,  in parte ricevuta, nonché l’ulteriore somma di 636, 21 euro da Ambrosio,  consulente della difesa di Forastefano,  «al fine di redigere un elaborato peritale, attestante una patologia psichiatrica inesistente». Lo stesso medico reggino, sempre nella qualità di perito della Corte catanzarese, avrebbe fornito «un parere mendace,  riferendo che le condizioni di salute di Antonio Forastefano erano incompatibili con lo stato di detenzione presso il carcere di Parma che non poteva garantire la necessaria assistenza psichiatrica,  psicologica e psicoterapeutica quotidiana». Ambrosio e Ruffolo, come consulenti di parte, «attestavano falsamente che lo stesso Antonio Forastefano era affetto da patologie psichiatriche tali da renderlo incompatibile col sistema carcerario indicando come necessaria la sua allocazione in una struttura clinica esterna al circuito penitenziario». Il medico catanzarese Cardamone, invece, avrebbe dichiarato di non versare in condizioni di incompatibilità con la nomina a perito del tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, nonostante «avesse in precedenza ricevuto incarico di consulenza» da parte della difesa di Nicola Arena. Il professionista avrebbe, inoltre, aiutato l`affiliato al clan Arena «a sottrarsi all’esecuzione della sentenza di condanna ad anni 6 mesi 10 di reclusione». Una sua relazione psichiatrica, infatti, venne «utilizzata per richiedere il differimento della pena,  a causa di patologia psichiatriche inesistenti». Un altro medico dipendente di una clinica privata del cosentino è indagato per avere annotato «in cartella clinica fatti mai avvenuti». In particolare,  certificava un tentativo di suicidio e le conseguenti operazioni di rianimazione in realtà mai verificatisi.

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