REGGIO CALABRIA C`era anche un “santino” di propaganda elettorale nel covo del “Supremo” Pasquale Condello. Lo ha svelato il colonnello Valerio Giardina che ha ricostruito le risultanze investigative dell`inchiesta “Meta”. È ripresa questa mattina la deposizione dell`ufficiale dei carabinieri nel processo a carico del gotha della `ndrangheta reggina. Oltre a Condello, infatti, sul banco degli imputati, tra gli altri, ci sono i boss Giuseppe De Stefano, Giovanni Tegano e Pasquale Libri. Rispondendo alle domande del sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo, il colonnello Giardina ha descritto i pizzini trovati dal Ros all`interno dell`abitazione dove è stato catturato il “Supremo”. Tra questi anche un biglietto di Michele Polimeni, candidato alle elezioni comunali del 2007 e alcune foto di un cantiere del centro polivalente “Papa Giovanni”.
MARINO E “GINGOMMA” «Nell`attività investigativa emergeva sempre di più la figura di Ugo Marino per i rapporti con Condello Demetrio, detto “Gingomma”» ha detto in udienza Giardina, ricostruendo la rete di soggetti che gravitavano attorno alla famiglia mafiosa di Archi. Uno di questi sarebbe stato appunto l`imprenditore Ugo Marino i cui rapporti con i Condello sono stati «consacrati da due aspetti fondamentali: il fidanzamento della figlia Valentina con Demetrio Condello (fratello di “Gingomma”) e il fatto che il motorino in uso a Francesco Condello (figlio del “Supremo”) era intestato ad Adriana Coppola, moglie di Marino. Inoltre l`11 febbraio del 2007 Valentina Marino ha partecipato al battesimo della nipote di Pasquale Condello». Un capitolo a parte è quello dell`inaugurazione a Taormina del negozio Paciotti di Ugo Marino. A proposito, ha ricordato il colonnello Giardina, «sono emersi contatti con politici, forze di polizia e magistrati». «C`erano Alberto Sarra, il presidente della Reggina Foti, il vicesindaco di Messina e un magistrato all`inaugurazione del negozio Paciotti di Ugo Marino che si è conclusa al ristorante “La Baronessa” di Taormina. Una cena alla quale – spiega il colonnello Giardina utilizzando la stessa frase di Ugo Marino – ha partecipato “la `ndrangheta dei Condello”.
GLI AFFARI DELLA COSCA DI ARCHI La deposizione di oggi dell`ex comandante del Ros, Valerio Giardina, è stata dedicata al contesto criminale della cosca di Archi. In particolare, il colonnello ha messo in evidenza l`importanza dell`intercettazione, inserita nell`inchiesta “Rifiuti”, captata a Prato nell`abitazione del boss Mico Libri dove si era recato il boss Matteo Alampi, imprenditore titolare della società Edilprimavera. Dalla loro conversazione erano emersi i mutamenti degli accordi tra le cosche della città di Reggio Calabria. Un`intercettazione (in cui si parlava della costituzione delle società miste da parte del Comune) che l`ufficiale dell`Arma ha definito addirittuta «un manuale della `ndrangheta dop la pace mafiosa». «Le cosche avevano fiutato l`affare – ha aggiunto –. Non c`è più una struttura separata, ma un`associazione armonica».
LA RISTRUTTURAZIONE DI “AFTER FASHION” L’udienza del processo “Meta” si è chiusa con il colonnello Giardina che ha descritto la figura dell’imprenditore Ugo Marino. L’ufficiale chiamato a testimoniare sull’attività investigativa del Ros si è soffermato anche su alcune intercettazioni ambientali e telefoniche tra Marino, l’avvocato Enzo Caccavari e l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena. A quest’ultimo, l’imprenditore avrebbe chiesto l’assunzione, nella società “Amadeus”, di un suo nipote disoccupato. Discorsi che si intrecciavano, all’epoca, con le elezioni amministrative del 2007 nelle quali Ugo Marino – ha affermato Giardina riportando uno stralcio di quelle conversazioni – «avrebbe messo a disposizione 1200 voti». Ma era anche il periodo in cui l’imprenditore stava ristrutturando i locali del suo negozio “After Fashion” sul corso Garibaldi. Lavori per i quali ha dovuto affrontare problemi legati all’iter burocratico ostacolato da un’ordinanza del Comune di Reggio, firmata dal dirigente Saverio Putortì, che aveva diffidato Adriana Coppola, moglie di Marino, dal proseguire la ristrutturazione dello stabile per carenza di documentazione. La questione finì anche al Tar ma quello che colpì i militari del Ros nella sala d’ascolto collegata con le cimici piazzate all’interno dell’ufficio di Marino fu un passaggio in cui lo stesso imprenditore disse che «il giorno successivo – ha ricordato Giardina – avrebbe dovuto avere un incontro con il sindaco Scopelliti per discutere appunto di questi problemi burocratici». Il palazzo è stato ristrutturato e il negozio di Ugo Marino non ha mai sospeso la sua attività a causa dei problemi “burocratici” con il Comune di Reggio Calabria.
x
x