Discarica di Alli, ultimo atto
CATANZARO “Ha fatto una di quelle operazioni che secondo me se un magistrato ci mette il naso non va a finire proprio liscia liscia”. È stato facile profeta, Loris Zerbin, fra i cinque arrestati dall…

CATANZARO “Ha fatto una di quelle operazioni che secondo me se un magistrato ci mette il naso non va a finire proprio liscia liscia”. È stato facile profeta, Loris Zerbin, fra i cinque arrestati dalla procura di Catanzaro nell`ambito dell`indagine sulla gestione della discarica di Alli, alle porte del capoluogo calabrese. Questa mattina si è concluso il terzo e, probabilmente, ultimo atto della vicenda giudiziaria che coinvolge il gruppo imprenditoriale veneto, Enetech, e i vertici dell`Ufficio del commissario per l`emergenza ambientale in Calabria. Si tratta degli sviluppi delle indagini compiute a partire dal mese di agosto scorso, quando la Guardia di finanza aveva proceduto al sequestro di beni e disponibilità finanziarie per un importo di circa 90 milioni di euro. In quell`occasione, le investigazioni svolte dai finanzieri avevano portato alla luce un sofisticato ed intricato sistema di frode, posto in essere dalla holding guidata da Stefano Gavioli. L`indagine, inoltre, costituisce la prosecuzione dell`attività investigativa condotta dai carabinieri del Noe che nel mese di ottobre scorso aveva consentito il sequestro dell`impianto di trattamento di rifiuti per violazioni dellla normativa ambientale, con conseguente smaltimento del pericoloso percolato nell`alveo del fiume Alli.
Questa notte con le accuse di associazione a delinquere finalizzata all`evasione fiscale e alla violazione delle norme ambientali sono finiti in carcere il proprietario della società Enertech, Gavioli e il direttore tecnico della stessa società, Zerbin. Ai domiciliari, invece, sono finiti Giovanni Faggiano, Giancarlo Tonetto ed Enrico Prandin, tutti manager con ruoli apicali nelle società che fanno parte del gruppo. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, invece, per Antonio Garrubba e Paolo Bellamio, commercialista e tecnico della società. Inoltre la Procura ha chiesto la sospensione dall`incarico pubblico del commissario per l`emergenza ambientale Graziano Melandri, e per due funzionari dell`ufficio: Domenico Richici e Simone Lo Piccolo. Tutti e tre verranno interrogati il 21 novembre dal gup e solo dopo si deciderà sulla richiesta interdittiva della Procura. Questa mattina sono stati, inoltre, sequestrati beni per un valore di 12 milioni di euro. Militari dell`Arma e finanzieri hanno svolto perquisizioni nei confronti dei tre esponenti dell`Ufficio del commissario e nello studio legale dell`avvocato Tonetto.
Gli inquirenti hanno ricostruito l`intero iter partendo dal primo affidamento, nel 1999, della discarica catanzarese alla società Slia spa. Nel contratto era ben specificato, all`articolo 26, che «è assolutamente vietato, sotto pena di immediata risoluzione del contratto e del risarcimento dei danni, la cessione del contratto». Una disposizione rimasta, però, lettera morta. E infatti, ad aprile del 2007 la società Slia cedeva il contratto alla neonata Enerambiente spa. L`ufficio del Commissario si limitava a prendere atto del cambio ed elargiva alla nuova azienda poco meno di 25 milioni di euro. Nel 2010 la storia si ripete. Il gruppo veneto crea la Enertech, società a responsabilità limitata con un capitale sociale di appena 100mila euro e priva dell`autorizzazione integrata ambientale, requisito necessario per operare nel settore dei rifiuti. Ancora una volta l`ufficio del Commissario non batte ciglio e liquida poco più di 6 milioni di euro. Con questo meccanismo i debiti con il fisco restavano sulle spalle delle vecchie società, mentre le nuove continuavano a incassare i denari pubblici. Un sistema che era proseguito anche quando al commissario erano giunte le note di Equitalia in cui veniva evidenziata la pesante situazione debitoria di Enerambiente con il fisco. Durissimo il giudizio del gip di Catanzaro sull`operato dell`Ufficio del commissario. Secondo il giudice dirigenti e funzionari dell`Ufficio erano «pienamente a conoscenza dei piani illeciti del Gavioli». Nell`ordinanza vengono citati gli interrogatori resi dal commissario Melandri e dall`ex sub commissario, ora assessore regionale all`Ambiente, Francesco Pugliano (anche lui indagato dal mese di agosto) in cui entrambi ammettono di essere stati a conoscenza delle pendenze della società di Gavioli con il fisco. Moltissime intercettazioni hanno aiutato gli inquirenti a ricostruire la vicenda. Microspie sono state piazzate anche all`interno dell`ufficio del commissario. In una conversazione Melandri e Richici discutono della segnalazione giunta dalla prefettura di Venezia con cui erano stati evidenziati i legami con esponenti della criminalità organizzata di Gavioli e Faggiano. In quella nota il prefetto veneto segnalava «la necessità di tenere nel debito conto le informazioni trasmesse, desumendosi dagli elementi acquisiti un larvato tentativo di infiltrazione nella conduzione della società da parte di soggetti contigui alla criminalità organizzata». Ma l`allarme della prefettura è rimasto inascoltato. Nessun intervento nei confronti del gruppo veneto da parte delle istituzioni preposte. Il perché di tanta accondiscendenza si può rintracciare nelle parole dello stesso Zerbin: «Noi siamo abbastanza inadempienti e non siamo messi bene no? Quello che gioca a vantaggio nostro è che loro non possono toglierci, se non sono costretti, la concessione perché se ci tolgono la concessione gli va a scatafascio tutto il sistema». E così per anni Zerbin e soci hanno fatto quello che hanno voluto. Nel maggio scorso Loris Zerbin, in una conversazione telefonica con un suo conoscente, afferma che il proprietario della Enertech, Stefano Gavioli, aveva «dilapidato – è scritto nell`ordinanza – tutti gli importi conseguiti, utilizzandoli ad altri fini, tanto che non disponeva del denaro necessario neppure per avviare i lavori di ampliamento della discarica». «E siccome – sostiene Zerbin nella conversazione telefonica riportata nell`ordinanza – la fatturazione di Catanzaro non basta ad alimentare questo giro qua, perché non sono 600.000 euro di utile, sono 600.000 euro con un utile onesto e buono, di 30%, no? ma il resto delle spese, porco di un giuda! E allora se li hai li devi spendere! Allora, 200.000 te li puoi anche tirare fuori da Catanzaro, ma gli altri 400 li devi spendere! Questo, non ce li ha…questo non c`ha i soldi per fare l`intervento della discarica. Sono riusciti a partire adesso con quattro lavori del cazzo…no?…e allora e non la finiremo in tempo, in ogni caso, perché è ovvio, se partito con un anno e mezzo di ritardo….allora, non hai i soldi per finire un affare che è una miniera d`oro». Nel frattempo, mentre i soldi per adeguare l`impianto venivano dirottati altrove, il percolato finiva nel fiume Alli e da qui nel mare Jonio. Nei colloqui intercettati i vertici della Enertech parlano chiaramente del rischio di «un disastro». In un dialogo tra Zerbin e Garruba i due si mettono d`accordo per chiudere temporaneamente la discarica e lavorare così indisturbati per arginare la fuoriuscita di percolato. Il problema era che la vasca di raccolta del pericoloso materiale inquinante era stracolma, presentava delle falle e rischiava di esplodere, facendo disperdere nell`ambiente circa un milione di metri cubi di percolato. L`alternativa, davanti alle mancate operazioni di svuotamento secondo la legge, era una sola: «L`unica possibilità – dice Zerbin parlando al telefono con Garrubba – è quella di fare un`operazione stasera, Antonio, non vedo altre soluzioni»: cioé secondo gli inquirenti, svuotare la vasca di accumulo scaricandone il contenuto nel fiume Alli.
I particolari dell`operazione sono stati resi noti questa mattina durante una conferenza stampa alla quale hanno partecipato i vertici dell`Arma dei carabinieri e della guardia di finanza. Presenti anche il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo e l`aggiunto Giuseppe Borrelli.
Alli-Ordinanza
Alli-Seque stro