Il ministro Severino: «Chiediamo scusa al giudice Scopelliti»
«La cerimonia di oggi è anche un modo con cui tutta la comunità intende chiedere scusa al giudice Antonino Scopelliti per l`oblio in cui a lungo era caduto il suo caso». Queste le parole usate stamat…

«La cerimonia di oggi è anche un modo con cui tutta la comunità intende chiedere scusa al giudice Antonino Scopelliti per l`oblio in cui a lungo era caduto il suo caso». Queste le parole usate stamattina dal ministro della Giustizia, Paola Severino, per spiegare uno dei significati – forse il più imbarazzante – della cerimonia di intitolazione dell`aula bunker del tribunale di Palmi al magistrato di Cassazione ucciso dalla mafia nel 1991. L`esponente del governo Monti, che nella cittadina della Piana ha iniziato la sua giornata reggina, prima di spostarsi nel capoluogo per la consegna di un bene confiscato alla `ndrangheta, ha in questo modo scelto di non far cadere nel vuoto la denuncia che, poco prima del suo intervento conclusivo, aveva fatto Rosanna Scopelliti, figlia del giudice di Campo Calabro. La presidente della Fondazione dedicata alla memoria del magistrato, prendendo spunto dalle parole pronunciate dal procuratore capo di Palmi Giuseppe Creazzo – che presentando la cerimonia ha detto che «è la prima volta che un`aula di giustizia italiana viene dedicata a Scopelliti» – ha criticato con asprezza il fatto che «ancora oggi né il ministero della Giustizia, né la Cassazione, hanno mai pensato ad iniziative simboliche e concrete di questo tipo». Polemiche non sopite, quindi, nel quadro di un evento che, fortemente voluto dalla procura locale, dal Tribunale e dall`Ordine degli avvocati di Palmi, ha visto arrivare in città fra gli altri il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, il segretario generale del Csm, Carlo Visconti, e il presidente dell`Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara. In un discorso spesso interrotto dalla commozione, la Scopelliti ha lamentato come «ancora oggi gli esecutori e i mandanti di quell`omicidio non siano stati trovati e, inoltre, le indagini sul livello della compartecipazione al delitto della mafia calabrese non sono mai state condotte a dovere». Rosanna Scopelliti, in un`aula bunker zeppa anche di parlamentari e rappresentanti istituzionali – fra gli altri il governatore Giuseppe Scopelliti e il prefetto Luigi Varratta – ha dichiarato di «dovere fraterna riconoscenza all`associazione antimafia Ammazzateci Tutti e al fondatore Aldo Pecora (seduto in sala in una delle ultime file, ndr), i quali mi hanno aiutata a togliere la polvere dalla memoria pubblica di mio padre». Prima della Scopelliti, era toccato al presidente del Tribunale palmese, Concettina Epifanio, far risuonare un altro monito importante: «Oggi non siamo qui per uno sterile esercizio del ricordo, ma per una riflessione collettiva». Invito che, successivamente, dopo i saluti del commissario prefettizio Antonia Bellomo, è stato colto dal procuratore generale della Corte d`Appello, Salvatore Di Landro. «Si registra nella regione – ha detto il magistrato – una forte ansia di riscatto: quando noi non l`assecondiamo ci assumiamo un`enorme responsabilità». Nessun politico ha preso la parola, questo ha rigorosamente previsto il cerimoniale, ma in molti non hanno faticato a ritenere che le parole spesso senza bersagli pronunciate questa mattina siano state in realtà indirizzate alla classe politica calabrese. Alla quale è sembrato rivolgersi, anche qui senza nominarla, il procuratore Creazzo. «La rimozione – ha detto riferendosi alla dimenticanza pubblica che ha seppellito per anni il caso Scopelliti – è un esercizio nefasto in cui i calabresi purtroppo eccellono». Ma Creazzo non ha risparmiato neanche la sua categoria, finita di recente nel ciclone proprio a Reggio Calabria e Palmi, dopo l`arresto del giudice Vincenzo Giglio e l`indagine sul collega Giancarlo Giusti: «Non tutti i magistrati sono cuor di leone e Scopelliti ha pagato perché aveva accettato di sostenere l`accusa in un processo che nessuno voleva fare (il rito in Cassazione per il primo maxiprocesso a Cosa Nostra, ndr)». Sempre riferendosi ai tanti anni che sono dovuti passare per omaggiare la memoria del giudice assassinato, l`avvocato Francesco Napoli, presidente del Foro palmese, ha sostenuto che «la solidarietà formale in questi casi non è sufficiente, perché invece occorrono comportamenti ispirati dalla coerenza e dalla fermezza». Parole anche queste chiare, offerte a una camera penale squassata dai recenti scandali sul sospetto reato di favoreggiamento di cui alcuni noti legali palmesi si sarebbero macchiati nell`ambito di alcune importantissime inchieste antimafia, tra cui quella sul suicidio della testimone di giustizia, Concetta Cacciola. Il ministro ha ascoltato tutti gli interventi, andati avanti per poco più di un`ora, e, prima di scoprire assieme a Rosanna Scopelliti l`epigrafe che nell`aula porta impresso il nome del magistrato, ha accostato l`esempio del giudice calabrese a quello dei colleghi siciliani Saitta e Livatino. «Tutti e tre hanno pagato perché le loro stelle polari nella vita professionale sono state il lavoro e la lontananza dai clamori», ha affermato la Severino che ha concluso il suo intervento ribadendo l`apprezzamento verso l`associazione Ammazzateci Tutti «che – ha detto il ministro – rappresenta la vera reazione di un popolo che vuole tenere la schiena dritta».