Aldo Pecora e i clan antimafia…
Aldo Pecora, il ragazzino di Polistena che all’epoca dell’omicidio Fortugno tirò fuori uno slogan che fece il giro del mondo – “E ora ammazzateci tutti” –, è sotto il tiro dei clan: «Farai la stessa…

Aldo Pecora, il ragazzino di Polistena che all’epoca dell’omicidio Fortugno tirò fuori uno slogan che fece il giro del mondo – “E ora ammazzateci tutti” –, è sotto il tiro dei clan: «Farai la stessa fine di Antonino Scopelliti. Boom», c’era scritto su un bigliettino poggiato sul parabrezza della sua automobile. Insomma, una minaccia. Una minaccia in piena regola. Una delle tante che colpiscono i giornalisti calabresi impegnati a fare il proprio lavoro. Pecora una cosa così se l’aspettava da tempo. È diventato uno dei simboli della lotta antimafia, lui. E le mafie detestano i simboli, ne hanno paura. Sono un pessimo esempio per i giovani calabresi. Quello che non si aspettava – o forse sì – è l’attacco che gli è arrivato pochi giorni prima da un paio di giornali calabresi. Ecco, in quegli articoli veniva spiegato che il palazzo in cui il ragazzo vive in affitto insieme alla famiglia sarebbe di proprietà del presunto boss Longo. Pecora si è difeso spiegando che lui in quella casa non ci vive da anni e che i suoi genitori sono lì dal ’97. Ma niente, la macchina del fango aveva già iniziato la sua opera. E ora Pecora si ritrova a doversi difendere dalle minacce dei clan e dagli schizzi maleodoranti delle rotative. Pecora non è un ragazzo molto amato dai giornali calabresi, non lo è mai stato. Molti detestano il suo protagonismo, la sua voglia di emergere. Diciamo che ha saputo gestire bene quel momento di notorietà pubblica. Su questo non ci piove. Ma da qui ad associarlo a situazioni opache ce ne vuole. Il fatto è che in Calabria sono davvero tante le guerre in corso. E una di queste è quella che lacera il fronte antimafia. Un fronte che spesso si divide in veri e propri clan in lotta tra loro per diventare i custodi unici della lotta alla criminalità organizzata. Noi non siamo tra questi. Quindi esprimiamo la nostra solidarietà ad Aldo Pecora. Solidarietà per le minacce e per quegli schizzi di fango.
Davide Varì
(tratto da “Calabria Ora” del 4 marzo 2012)