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«Battaglia vinta ma la protesta non finisce»

LAMEZIA TERME La Calabria rischia di diventare una polveriera sociale. Parola di Mimmo Lucano e Giovanni Manoccio, i sindaci di Riace e Acquaformosa in prima linea per il rispetto delle politiche d…

Pubblicato il: 02/08/2012 – 14:23
«Battaglia vinta ma la protesta non finisce»

LAMEZIA TERME La Calabria rischia di diventare una polveriera sociale. Parola di Mimmo Lucano e Giovanni Manoccio, i sindaci di Riace e Acquaformosa in prima linea per il rispetto delle politiche dell’accoglienza e dell’integrazione. La loro protesta contro il blocco dei finanziamenti da parte della Protezione civile ha attirato l’attenzione su un problema ancora irrisolto e che potrebbe ripresentarsi nelle vesti di nuovi disordini sociali, come quelli avvenuti non molto tempo fa a Rosarno. I due sindaci, insieme al responsabile del Progetto “Emergenza Nord Africa” Giovanni Maiolo, nei giorni scorsi hanno messo in atto uno sciopero della fame contro la mancata erogazione dei fondi a favore dei Comuni della rete Sprar, impegnati nei progetti di assistenza ai richiedenti asilo. Una protesta decisa, a cui è seguita quella dei migranti, che hanno occupato la statale 106 nei pressi di Riace. Lo sblocco dei fondi da parte della Corte dei conti ha permesso di mitigare la situazione. Ma c’è ancora tanto da fare, come hanno ricordato questa mattina Lucano e Manoccio, ospitati nella sede del Comune di Lamezia dal sindaco Gianni Speranza.
«Abbiamo vinto questa battaglia – ha detto Manoccio –, ma la protesta non finisce. Dobbiamo ragionare sul tipo di accoglienza da attuare nei prossimi anni, perché la Calabria potrebbe esplodere da un momento all’altro». Perché adesso – spiega ancora il sindaco di Acquaformosa–, dopo la questione economica «resta da affrontare il problema dei dinieghi, con un gran numero di persone che si ritroveranno senza visto e a esclusivo carico del territorio».
Una situazione preoccupante, in un contesto in cui i mancati finanziamenti per le politiche di accoglienza ha  messo in crisi la fiducia degli stessi migranti in un sistema che negli anni aveva mostrato il lato più positivo della Calabria. «Un modello – ricorda ancora Manoccio – che ha rafforzato l’immagine di una regione diversa, positiva, rispetto al deserto che vediamo ogni giorno riflesso nella disperazione della gente».
«Le politiche dell’accoglienza fanno parte della Calabria più bella», ha detto Mimmo Lucano. Il Comune di Riace, sotto la sua guida, ha iniziato un progetto di ripopolamento e sviluppo, a partire dal contributo dei nuovi arrivati, che hanno ridato vita a un paese alle prese con un forte calo demografico e nel quale i vecchi mestieri stavano per essere completamente dimenticati. «Servizi e attività – continua il sindaco di Riace – che servivano non solo per l’emergenza ma anche per tentare una nuova via per l’integrazione». Un percorso virtuoso, dunque, che si è incrinato in seguito alla mancata erogazione dei finanziamenti, durata oltre un anno, nel silenzio delle istituzioni.
Di fronte a questo scenario, ai sindaci non è rimasto altro che la scelta di compiere un gesto estremo come quello dello sciopero della fame, nel tentativo di sbloccare una situazione ormai insostenibile, nella quale i migranti erano impossibilitati anche a provvedere ai generi di prima necessità. Anche per questo il sindaco Manoccio giudica quanto meno tardivo l’intervento del sottosegretario alla Protezione civile Franco Torchia. «Dopo un anno di attesa – ha detto – ha solo portato la sua solidarietà e quella del governatore Scopelliti. Fossi stato più giovane, non so come avrei reagito».
Quel che brucia di più, nelle parole dei due sindaci, è la consapevolezza che il “Modello Riace” – così apprezzato per gli interventi messi in campo negli anni a favore dei migranti – sia stato trascurato fino al punto di provocare nuovi stati di agitazione. «Il nostro – ha osservato Lucano – non è il “Modello Reggio” delle municipalizzate come la Multiservizi. Noi favoriamo le cooperative sociali, attraverso cui creiamo modelli di accoglienza che danno lavoro a molte persone».

IL CIE DI LAMEZIA
«Lucano e Manoccio hanno scritto una delle pagine più belle della politica calabrese», ha detto il sindaco di Lamezia Gianni Speranza, che ha elogiato l’azione di due Comuni in prima linea a favore «dell’integrazione, in controtendenza rispetto a un Paese, l’Italia, in cui si professano i respingimenti. L’appuntamento di oggi è un modo per dire che la Calabria è solidale con loro».
Nel corso dell’incontro Speranza ha anche chiarito la posizione della giunta rispetto al Cie di Lamezia, su cui aumentano le voci di una possibile chiusura. «La nostra convinzione è sempre la stessa, non siamo favorevoli ai centri di reclusione. Abbiamo già avanzato la proposta di trasformare il Cie in un punto di accoglienza dei profughi, una soluzione che metterebbe in primo piano i valori umani».

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