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sette giorni di calabresi pensieri

L’Unical prima università italiana. Ma si può fare ancora meglio

Cause e pretesti di occasioni mancate utilizzando la memoria storica di Franco Bartucci

Pubblicato il: 27/07/2024 – 6:41
di Paride Leporace
L’Unical prima università italiana. Ma si può fare ancora meglio

L’Università della Calabria è il miglior ateneo tra quelli definiti grandi, prima in classifica, una di quelle notizie che ti apre il cuore e per cui ti piacerebbe vedere torme di corregionali scendere in piazza a sfilare di gioia come quando la Nazionale di calcio vince un mondiale. Il bollino è del Censis e i numeri mi sembrano oggettivi in merito ai servizi e le borse di studio con i 110 guadagnati che piazzano Arcavacata sopra Padova, Bologna, La Sapienza di Roma, Perugia.
Sulle Borse di studio pesa positivamente la politica di sostegno della Regione a favore del diritto allo studio che ha riverberi positivi di alta classifica anche per l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e Magna Grecia di Catanzaro.
Il risultato va scandagliato in profondità per non limitarci a pigiare i tasti della tromba sull’acritico rovesciamento dello stereotipo e limitarci a poter urlare al mondo quanto siamo bravi.
Bravi lo siamo stati considerando l’età molto giovane dell’Unical. In questo mezzo secolo un caposaldo di buona vita contemporanea è stato costruito attraverso diverse componenti. Per meglio comprendere e analizzare il successo ma anche le incertezze e gli errori che non mancano anche quando vinci, ho chiesto confronto, conforto e memoria a Franco Bartucci, il collega giornalista che dal 1973 al 2008 su mandato dei padri fondatori Beniamino Andreatta e Pietro Bucci ha retto l’ufficio stampa dell’Università di Calabria seguendone conflitti, aspirazioni, speranze, opportunità anche dopo il pensionamento, conservandone documenti e testimonianze senza risparmiare appassionati interventi militanti sull’argomento.

Il primo punto è che non dobbiamo adagiarci sui risultati conseguiti cui diamo merito al magnifico rettore Leone. Si può fare di più e meglio. Avere avuto un Centro residenziale dalla fondazione ha sempre consentito ad Arcavacata di stare nella vetta su servizi e Borse di studio. Abbiamo un’Università nata per permettere ai subalterni di salire sull’ascensore sociale. Anche al tempo di Gianni Lattore rettore la posizione è stata di vertice. Oggi anche grazie al lavoro svolto dalla delegata del rettore, Patrizia Piro, il risultato si è molto consolidato. Ma si può fare ancora meglio? Sì. Nella categoria strutture per esempio. Purtroppo in passato non furono completati i progetti Gregotti e Martenson. La legge istitutiva prevedeva 8000 posti letto e il 70% di studenti residenti. Oggi il centro residenziale offre 2.300 alloggi. In molte università italiane la residenza chiede costi che svenano le famiglie a differenza di Cosenza, ma non poter aver avuto altri 5.000 posti letto ha limitato una ricaduta più alta per la Calabria. E dobbiamo constatare la non completa integrazione urbanistica dell’area urbana di Cosenza a causa dei progetti interrotti.
Il progetto Gregotti non fu attuato nella sua interezza. Il suo ideatore in termini drastici nel 2010 sul Corriere della Sera ha spiegato motivi e cause gravi di quel tradimento denunciando addirittura un “disastro architettonico e ambientale” non mancando di indicarne precisi motivi. Si salvò comunque l’asse centrale di connessione che oggi è un interscambio molto funzionale sul Ponte attrezzato. Doveva essere migliore la connessione tra asse ferroviario e Statale 107, e il trasporto pubblico andava molto potenziato a favore di una pedonalizzazione totale in una struttura immersa nel verde. Considerato che la questione riguarda l’area urbana di Cosenza alla vigilia di possibili nuove unioni amministrative ci sembra che il comune di Montalto non possa essere tenuto fuori da una dinamica di questo tipo. Il progetto Gregotti si è interrotto dal 2007 fermandosi sulla collina Vermicelli a causa della chiusura dei rapporti tra Unical e Bonifati.
Le occasioni mancate immancabilmente ci sono state. Con Bartucci ricordiamo i 600 miliardi di lire ottenuti da fondi strutturali europei non utilizzati nel 1998 e che si volevano utilizzare per far avanzare l’Unical fino a Montalto. Le beghe della politica fecero perdere quel finanziamento.
Sono temi che mancano nel dibattito pubblico regionale. I piani Gregotti e Martenson oggi andrebbero completati? Non solo la politica dovrebbe intervenire ma anche l’impresa, l’associazionismo e il protagonismo degli studenti dovrebbe far sentire in merito le loro voci.

Unical Calabria


Un altro punto di verifica sta anche sui progetti che l’Unical gestisce in ambito Pnrr. Quanti ne arriveranno alla fine? E i 50 milioni di euro assegnati per ristrutturazioni energetiche, costruzioni di nuove residenze studentesche e impianti sportivi che cronoprogramma di attuazione hanno? Perché anche nella ottima Unical a volte i progetti si annunciano, partono e poi non si sa dove finiscono. Come le due sale cinematografiche universitarie da 250 posti che sul sito ufficiale vengono indicate come attive. A noi risulta di un bando di gestione andato più volte deserto, di una sala mai utilizzata e di una proposta cinematografica molto episodica mentre Arcavacata per le sue peculiarità potrebbe essere sperimentatrice di un nuovo modo di proporre l’audiovisivo in un luogo in cui il sapere collettivo potrebbe dare esperienze vitali rispetto a chi oggi vede troppi film nella singolarità del suo personale dispositivo senza dimenticare le connessioni specialistiche con i corsi del Dams. Ma qui ammetto batta forte il mio cuore cinefilo formatosi ad Arcavacata dove da giovane matricola vedevo i capolavori del muto proiettati in pellicola dal mitico proiezionista Paolino Pagliuso.
Più strategica la questione degli studenti stranieri ad Arcavacata. Unical non è in vetta alla classifica Censis in questa voce, ma ha buona progressione. L’era Leone ha aumentato i corsi in lingua inglese da 3 a 10. Ogni anno il bando dedicato raccoglie una media di richiesta iscrizioni che oscilla tra i 7000 e i 10000 posti. Oggi all’Unical studiano 1300 stranieri di 97 paesi del mondo rendendo Arcavacata un posto internazionale, globalizzato, divertente. Siamo in grado di far crescere ancora questa quota per meglio potenziare e contaminare con giovani calabresi questo pezzo di Calabria che è uno dei migliori avamposti del nostro presente? Tutto si tiene. La domanda non manca. Mancano le residenze per accogliere. Anche su questo si può fare ancora di più e meglio. E dovremmo anche di più analizzare l’incrocio tra i nostri laureati e il mondo del lavoro. Qui il buon Franco Bartucci è solito andare all’antico ragionamento di Beniamino Andreatta che con la sua visione americana universitaria aveva confidato a lui “L’Università deve estendersi sulle colline e a valle devono sorgere tante aziende che accoglieranno i nostri laureati per offrire loro lavoro qualificato”. In parte è accaduto ma ancor di più bisogna costruire. Una zona di nuovo mondo in cui stranieri e calabresi possano segnare le nuove tappe dell’umano. Perché no?

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Trasecolo leggendo alcune righe del Sole 24 ore dedicate alle liste d’attesa sanitarie che informano sulla Calabria tra le poche regioni italiane “a garantire ai propri cittadini quasi tutte le visite mediche nei tempi previsti dalla legge”. La realtà che conosciamo è ben diversa dopo 14 anni di commissariamento. Verifichiamo che qualcuno ha stilato una ricerca basata solo su sei reparti virtuosi. Purtroppo siamo messi male come in molte altre regioni d’Italia. Qui da migliorare c’è ancora tanto da fare.

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Tutto il mio plauso alla deputata calabrese dei Cinque Stelle, Elisa Scutellà, per il grido di dolore passionale espresso in Parlamento al question time con il ministro Salvini su come siamo costretti a viaggiare in Calabria con il trasporto pubblico, soprattutto treni e bus. A leggere le cronache per nuovi conteggi di schede elettorali l’onorevole Scutellà dovrebbe prima o poi essere rimpiazzata da Andrea Gentile di Forza Italia, celebre figlio d’arte di schiatta politica locale. A quanto pare non tutto è definito come accade quando ci sono ricorsi. Se così fosse spero che Gentile sappia assumere la stessa passione politica a favore della Calabria mostrata l’altro giorno dalla pentastellata Scutellà. E da Scutellà tragga esempio tutta la deputazione parlamentare della Calabria. (redazione@corrierecal.it)

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