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Rende: controlli a tappeto sugli scarichi

«È da condividere la proposta di aprire un tavolo sulla depurazione in Calabria che coinvolga tutti gli attori interessati ad ogni livello di competenza e responsabilità e che individui un piano di a…

Pubblicato il: 23/08/2012 – 14:06
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Rende: controlli a tappeto sugli scarichi

«È da condividere la proposta di aprire un tavolo sulla depurazione in Calabria che coinvolga tutti gli attori interessati ad ogni livello di competenza e responsabilità e che individui un piano di azione sinergico e finalmente efficace». Così la coordinatrice regionale della federazione MpA – Ad, Bianca Rende interviene sulla questione del mare sporco in Calabria. A questo proposito la Rende sollecita il governatore a supportare i Comuni costieri nella loro attività di «verifica a tappeto degli scarichi prospicienti le rive». «Non controlli – afferma in particolare l`esponente politica –, cioè, che gli scarichi a servizio degli stabilimenti balneari ovvero delle abitazioni private, siano autorizzati e collettati alla rete fognaria ovvero, se dotati di pozzo nero, manutenuti con verificabile perizia. Ciò che imporrebbe il periodico prelievo delle acque nere, con frequenza proporzionata al numero dei avventori (calcolabile per deduzione da altri indicatori, es. scontrini emessi) ed in rapporto alla produzione stimabile giorno/uomo dei reflui, nonché la possibilità di attestarne, tramite la bolla dimostrativa, l’avvenuto recapito negli impianti di smaltimento da parte delle ditte di autospurgo». «Un controllo puntuale – propone la Rende – potrebbe riguardare, infine i torrenti e le fiumare, in questo periodo poco carichi e quindi più facilmente ispezionabili riguardo ad eventuali sversamenti abusivi. Procedendo in maniera sinergica sul territorio regionale e concordemente ai soggetti istituzionali locali che del territorio conoscono ogni metro e ogni utilizzo, in definitiva, si terrebbe sotto controllo l’anello debole del sistema della depurazione, spesso frutto, insieme a sottodotazioni strutturali cui provvedere con le ingenti risorse già più volte assegnate e non impiegate, di miopi visioni solidaristiche che sacrificano all’altare del consenso e dell’apprezzamento personale, i ben più apprezzabili beni della salvaguardia ambientale e dell’attrattività turistica del territorio amministrato».

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