ARRESTO RAPPOCCIO | Il gip: «Carriera politica illudendo centinaia di giovani»
Per il gip Vincenzo Pedone, il consigliere regionale del Pri Antonio Rappoccio avrebbe potuto reiterare i reati per i quali è stato arrestato stamattina dai militari della guardia d finanza. Stando a…

Per il gip Vincenzo Pedone, il consigliere regionale del Pri Antonio Rappoccio avrebbe potuto reiterare i reati per i quali è stato arrestato stamattina dai militari della guardia d finanza.
Stando a quanto c`è scritto nell`ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti dell`esponente del Pri sussiste – scrive il gip – «il concreto pericolo di reiterazione dei reati atteso che le acquisite emergenze probatorie dimostrano senza alcuna possibilità di dubbio che l`indagato, se lasciato in libertà, continuerebbe ad utilizzare la struttura associativa creata per commettere quegli stessi reati che gli hanno consentito di essere eletto al Consiglio regionale nel marzo 2010 e di avere fatto ottenere ben 439 voti di preferenza a Elisa Campolo in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Reggio Calabria nel maggio 2011».
Dalle indagini, avviate in seguito alle denunce dell`ex presidente del consiglio comunale Aurelio Chizzoniti, è emerso che Rappoccio «aspira a diventare membro del parlamento nazionale», ma anche «la prosecuzione dell`attività criminosa pur in presenza di numerose esplicite e pubbliche denunce da parte della stampa locale; della piena operatività, ancora oggi, della società Sceleris della quale l`indagato si avvale per il perseguimento dei suoi fini illeciti; dalla elevata capacità a delinquere dimostrata nel mimetizzare le iniziative delittuose; della circostanza che pur a conoscenza di indagini a suo carico per corruzione elettorale non demorde; dalla particolare callidità dimostrata nel tessere, pazientemente ed astutamente, sin dal dicembre 2007, quanto meno, la trama delle sue delittuose iniziative; dalla protervia di cui ha dato prova illudendo centinaia di giovani e le rispettive famiglie; dalla gravità delle condotte addebitate che evidenzia la spiccata pericolosità dell`indagato».
Il gip Pedone, in sostanza, ha sposato la tesi dell`avvocato generale dello Stato Franco Scuderi: «Che le mire di Rappoccio andassero ben oltre la carica di consigliere regionale – ha scritto il pg nella richiesta d`arresto – emerge anche dalle parole di un soggetto molto addentro alle “segrete cose” dell` “onorevole”: Pasquale Tommasini, il quale, interrogato dalla polizia giudiziaria, riferisce delle intenzioni del Rappoccio di candidarsi alle elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale (“una volta eletto al Consiglio regionale il sig. Rappoccio parlando con me mai ha fatto mistero di aspirare ad un posto nel Parlamento nazionale”)».
Le dichiarazioni di Tommasini oggi rappresentano uno dei punti fermi dell`impianto accusatorio. Ma non il solo. «Non sono soltanto di natura dichiarativa – è scritto nell`ordinanza – gli elementi di prova relativi all`esistenza di una stabile ed efficiente struttura organizzativa che per lungo tempo ha collaborato con Rappoccio, consentendogli di conseguire i risultati cui ambiva, nonché di preparargli il terreno per il raggiungimento di ulteriori prestigiosi traguardi: ve ne sono anche di natura documentale dai quali non soltanto è possibile trarre conferma di quanto aliunde emerso, ma altresì di individuare i soggetti che, a fianco di Rappoccio, avevano compiti di maggiore rilievo».
Un ruolo fondamentale in questa vicenda l`ha avuto la stampa che – è scritto nell`ordinanza – «questa volta aveva fatto il proprio dovere. Non c`erano stati “coni d`ombra”. Eppure nessuno si sarebbe accorto del successo elettorale di chi senza ricorrere a manifesti elettorali o “santini” aveva raccolto ben 3814 voti. Se non fosse intervenuto l`esposto dell`avvocato Aurelio Chizzoniti, Rappoccio avrebbe potuto continuare, indisturbato, a delinque, con buona pace dell`articolo 112 della Costituzione».
I reati contestati al consigliere regionale del Pri sono odiosi perché il politico avrebbe sfruttato in chiave elettorale la necessità di lavorare di centinaia di giovani reggini. Scrive sempre il gip: Antonio Rappoccio «costituisce un esempio paradigmatico dello scadimento, sul piano dei valori etici e civici, di una certa parte della classe politica». Il repubblicano, infatti, «con cinica determinazione, specula sui bisogni e le aspettative di tanti giovani in cerca di un approdo sicuro che solo un lavoro stabile può fornire per costruirsi un futuro in una terra, come quella calabrese, connotata da endemici problemi di sviluppo sociale ed economico in quanto afflitta da una invadente e pervasiva criminalità organizzata di stampo mafioso che incide pesantemente sull`esercizio dei diritti fondamentali, ivi compreso quello elettorale, condizionando il voto di una cospicua parte degli elettori».
«Ed è proprio questo – conclude il gip – il terreno che vede come indiscusso protagonista l`indagato Antonio Rappoccio che, nel tempo, ha costruito la sua carriera politica illudendo centinaia e centinaia di giovani elettori, ivi compresi i loro familiari, parenti ed amici, attraverso l`illecita pratica del voto di scambio, a fronte dell`ingannevole speranza di conseguire per tale via un posto di lavoro e così fuoriuscire dalla massa informe dei disoccupati. Il rodato e subdolo meccanismo di raccolta del consenso elettorale, ideato da Rappoccio e dai suoi sodali, che nell`arco di un lustro, e non in via occasionale ed episodica, per come puntualmente evidenziato dal requirente, ha operato ed opera attraverso l`attività di strumentali società che, con l`apparente fine di selezionare aspiranti lavoratori da inserire in fantomatici circuiti produttivi, ne captava e canalizzava il voto, va ricondotto indubbiamente al paradigma normativo di cui all`art.416 del codice penale (associazione a delinquere)».
«L`onorevole Rappoccio mi ha confermato la piena fiducia nei confronti dell`operato dei magistrati». Ad affermarlo è stato l`avvocato Giacomo Iaria, difensore del politico reggino.
«Ciò che comunque si intende ribadire – ha proseguito il legale – e che a proposito delle esigenze cautelari fondanti il provvedimento restrittivo e che al di là delle mere aspirazioni elettorali, alcun dato formale porterebbe ad escludere una candidatura di Rappoccio al Parlamento nazionale, come peraltro solamente dedotto da una dichiarazione resa alla polizia giudiziaria da Pasquale Tommasini. Lo stesso mandatario elettorale di Rappoccio e poi suo accusatore principale a seguito di un litigio elettorale. Inoltre, non è chiaro nell`ordinanza il collegamento tra Domenico Lamedica e Rappoccio, considerato che, allo stato, non risulta da nessuna parte una partecipazione, formale o sostanziale, che il mio assistito avrebbe avuto con la società “Sud Energia” o con la cooperativa “Alicante”».
Stando a quanto sostiene l`avvocato Iaria, lo scorso 30 luglio Rappoccio avrebbe chiesto al pg Scuderi di essere sentito, «ricevendone un garbato rifiuto. Rispettiamo quella decisione ma ci chiediamo perché non abbia voluto aderire alla nostra richiesta».