MILANO «I calabresi levino il loro grido di allarme contro la `ndrangheta e contro ogni strumentalizzazione che tende a far passare l`idea che Calabria significhi solo delinquenza e malaffare». A lanciare l`appello è il professor Italo Richichi, presidente della Federazione italiana circoli calabresi, la cui sede legale è in via Pisani, a Milano. Richichi si rivolge in particolare ai «calabresi onesti e laboriosi che hanno lasciato la Calabria per creare un futuro diverso e migliore per i propri figli e per i figli dei figli», e a loro chiede di «isolare la malavita, gli `ndranghetisti, i mafiosi, i camorristi, i ladri e gli assassini, nella speranza che si rafforzi la cultura della legalità e della trasparenza e che si affermi l`immagine di una Calabria colta, onesta e laboriosa». La nota della Federazione prende spunto da quanto è accaduto il 9 ottobre scorso, «una giornata triste per le comunità calabresi», perché «a Reggio viene sciolto il consiglio comunale per contiguità con la `ndrangheta, a Milano viene arrestato un assessore regionale con l`accusa di aver acquistato 4.000 voti dalla `ndrangheta».
Al di là delle decisioni della magistratura, rispetto alle quali «non si vuole entrare nel merito», la Federazione esprime il proprio rammarico «per come notizie di tale portata vengono troppo spesso diffuse e strumentalizzate dai media, quasi l`obiettivo fosse quello di gettare fango sulle numerose comunità calabresi». «La `ndrangheta – conclude Richichi – non ha amici, ha solo affiliati, cerca solo il potere e chi il potere ce l`ha e lo usa per i propri fini. Grande errore sarebbe generalizzare, fare di tutte le erbe un fascio e non saper distinguere i pochi disonesti dalla grande quantità di persone pulite e oneste che vivono e lavorano sia fuori che dentro i confini della Calabria».
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