Si è spento oggi a Milano, dove viveva con la moglie Gisa, Ciccio De Marco. Poeta e autore di teatro, aveva seguito le orme del padre Michele, in arte Ciardullo, con una produzione ricca e di grande successo.
Ciccio De Marco era nato a Perito, una frazione di Pedace, in provincia di Cosenza, nel 1917. Si era poi trasferito a Milano dove era un instancabile animatore della comunità calabrese soprattutto per quanto riguardava gli appuntamenti culturali. Tornava però spesso in Calabria, soprattutto d’estate, prima a Pedace, poi a Cosenza e sul Tirreno, partecipando sempre alle serate di poesia a cui veniva invitato spessissimo. Regalando sempre a chi partecipava una lettura dei suoi versi, mai banale, sempre accompagnata da deliziosi intermezzi in puro dialetto presilano che rendevano l’evento indimenticabile.
La sua era un’ironia tagliente, spietata, ma animata da un calore umano figlio di uno spirito sentitamente popolare. Perché la sua era una poesia di popolo e per il popolo. E così anche il suo teatro. Ci lascia una galleria di personaggi straordinari, fra i quali è possibile riconoscere tutti i vizi e le virtù dei calabresi.
Fra le sue opere più celebri ricordiamo “Mio caro patre, ovvero l’epistolario di Rosarbino” del 1964, la raccolta di poesie “Suonni”, i lavori teatrali “Fegato gruppo C” e “A criatura”, da decenni nel cartellone di tutte le filodrammatiche della provincia di Cosenza dove le sue commedie vengono rappresentate ancora molto spesso.
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