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Pd, stagione commissariale al tramonto

LAMEZIA TERME Sembra essere giunta al capolinea la gestione commissariale del Pd calabrese. Al termine della riunione del coordinamento regionale di oggi a Lamezia è stato trovato l`accordo sulla nec…

Pubblicato il: 08/03/2013 – 18:27
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Pd, stagione commissariale al tramonto

LAMEZIA TERME Sembra essere giunta al capolinea la gestione commissariale del Pd calabrese. Al termine della riunione del coordinamento regionale di oggi a Lamezia è stato trovato l`accordo sulla necessità di aprire rapidamente la stagione congressuale. Quello regionale sarà celebrato, con molta probabilità, domenica 19 maggio. Per scegliere il nuovo segretario ci saranno primarie aperte nel senso che potranno votare anche coloro che non sono iscritti al Pd. Differente il percorso per le assise provinciali, che dovrebbero tenersi qualche settimana prima di quello regionale e che comunque saranno riservate solo a coloro in possesso della tessera dei democrat. La road map disegnata dal parlamentino Pd prevede che per venerdì 22 marzo venga completato il lavoro di ricostruzione dell`anagrafe degli iscritti e che il giorno successivo si riunisca nuovamente il coordinamento per emanare il regolamento congressuale.

IL DIBATTITO FIUME L`unanimità della direzione, in realtà, nasconde posizioni molto diversificate. Gli occhi di tutti erano puntati sui renziani, che nei giorni scorsi erano stati i più duri nel chiedere le dimissioni del commissario calabrese. Dai seguaci del sindaco di Firenze arrivano sì critiche a D`Attorre ma sono in qualche modo ovattate dalla richiesta più generale di aprire una «fase nuova» all`interno del partito. «Faciliterò un percorso di cui io stesso avevo parlato nei mesi scorsi. È inutile nascondere la testa sotto la sabbia, in Calabria abbiamo ridotto lo svantaggio, la sconfitta é meno pesante, ma comunque siamo insoddisfatti», esordisce il commissario con un`analisi del voto, dove c`è spazio pure per una severa autocritica. Attribuendo il deludente risultato elettorale al fatto che si pensava che «non ci fosse più il nemico». Seguono oltre sei ore di dibattito. Si notano in platea i due nuovi arrivati: Nicola Adamo e Vincenzo Ciconte. Tra gli interventi più duri, quello di Sandro Principe, che attacca a testa bassa D`Attorre, Bersani e le scelte di inserire nelle di Camera e Senato personalità esterne alla Calabria. Nico Stumpo, neodeputato e braccio destro del leader, lo ascolta impietrito. È il turno di Mario Pirillo, eurodeputato col dente avvelenato: «Il complesso quadro politico emerso dalle urne a causa dell’attuale legge elettorale, impone una profonda riflessione sui deludenti risultati elettorali nonché una forte accelerazione riorganizzativa sul territorio che possa farci affrontare imminenti sfide future con una forte unità politica e la preparazione insita ad un grande partito come il nostro». Sulla stessa linea c`è Franco Laratta, vittima illustre del mancato successo del Pd in Calabria e, quindi, non riconfermato alla Camera. Anche Mario Oliverio, da sempre schierato al fianco di D`Attorre, ammette che bisogna voltare pagina: «Il Pd così come è adesso, non va più». Ancora più tranchant Carlo Guccione: «O si cambia, o si muore. E in qual caso ognuno sarà libero di regolarsi di conseguenza». Perfino Doris Lo Moro, parlamentare riconfermata, è costretta a giocare in difesa: «È inutile girarci attorno: abbiamo sbagliato campagna elettorale e la gente ci ha bocciato».
Critiche pure al sistema delle primarie per la scelta dei candidati al Parlamento. Salvatore Scalzo non ha dubbi sul fatto che «il sistema va rivisto». Con l`aggiunta: «È finito il partito degli accordi, il partito conservatore delle correnti e sensibilità coincidenti puramente con gruppi di individui, il partito che attacca sulla stampa per alzare il prezzo dell’accordo sul tavolo delle trattative, il partito dei doppi incarichi». Sul fatto che si debba voltare pagina è d`accordo Marco Minniti, che però non vuole gettare tutto alle ortiche. «Il lavoro di D`Attorre – dice – è stato apprezzabile, soprattutto in un contesto così complesso come quello calabrese».

IL SIPARIETTO MINNITI-BRUNO BOSSIO Siparietto simpatico, poi, tra lo stesso Minniti e la neodeputata Enza Bruno Bossio. Con il primo a mettere in guardia dai rischi di una crescita del Movimento 5 Stelle «di cui Casaleggio è il vero capo anche se non conosciamo il suo passato», e la seconda a ribattere: «In realtà Casaleggio un passato ce l`ha e io lo conosco anche bene. C`ho lavorato assieme, quando ero amministratore delegato di Intersiel, ed entrambi siamo stati fatti fuori da Tronchetti Provera». Oltre dieci anni dopo, le strade della pasionaria e del guru di Beppe Grillo tornano a incrociarsi.

PRINCIPE E L`INCARICO DI CAPOGRUPPO A Palazzo Campanella, già a partire dalla prossima riunione del consiglio regionale, il gruppo del Pd si presenterà con diverse novità. Agli ingressi di Nicola Adamo e Vincenzo Ciconte va aggiunto quello di Demetrio Naccari Carlizzi, primo dei non eletti che entra dopo le dimissioni (dopo l`elezione alla Camera) presentate da Demetrio Battaglia. Per questo motivo Principe ha fatto sapere di essere disposto a rimettere il mandato di capogruppo. In realtà, il suo è sembrato più un gesto di cortesia istituzionale che un`intenzione reale a farsi da parte. Con ogni probabilità i consiglieri regionali democrat gli rinnoveranno la fiducia anche per quest`ultimo scorcio di legislatura.

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