«Quando attraverserà l’ultimo vecchio ponte, ai suicidi dirà, baciandoli alla fronte, venite in paradiso, là dove vado anch’io, perché non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio…». Quante volte ci siamo commossi ascoltando i versi della canzone che De Andrè compose per ricordare Luigi Tenco… Mai, però, avremmo pensato di vedercela rimbalzare in mente, improvvisa, nel cuore della notte, associata all’immagine sfottentemente sorridente di Alessandro Bozzo.
E invece…
Per quattro anni ho lavorato con lui, per tre sono stato il suo direttore. Un rapporto che presenta, come è umano che sia, luci e ombre.
Molte ipocrisie si affastellano in queste ore, altre arriveranno in seguito. Alessandro, come molti, aveva un carattere duro ma non era ipocrita. Pensava quello che altri nella cerchia pensavano, lui però le diceva anche a costo di ferire la sensibilità di qualcuno.
Sul lavoro era affidabile e serio, anche quando non riusciva ad affrancarsi dal fiato sul collo che il precariato ti costringe a subire. Era vulnerabile davanti al rischio di ritrovarsi senza quella sicurezza economica che alla sua età cominciava ad avere la meglio sugli ideali. Anche questo è giusto che sia.
Adesso si dirà tanto e dal tanto che si dirà emergerà un quadro falsato: tutti gli volevano bene, tutti lo stimavano, tutti erano pronti a dargli una mano.
Lasciamo alla coscienza dei singoli verificare la veridicità di questi attestati postumi.
Ci limitiamo a interrogare la nostra coscienza e tentiamo di rendere omaggio, evitando ogni autoassoluzione, a un collega che se n’è andato in maniera dura e angosciante. Vedremo di fare tesoro anche di questa lacerante esperienza. Speriamo anche altri lo facciano ed anche altri capiscano che il rispetto, la fratellanza, la solidarietà sono cose utilissime solo se manifestate in vita. Post mortem hanno il valore della malinconia e lo spessore dell’inutilità.
Alessandro, scusaci se in qualche modo abbiamo concorso a farti perdere l’amore per la vita. Certe cose capitano solo quando si è schiacciati dalla solitudine più angosciosa. In tal caso nessuno di noi può dirsi esente da colpe. (0070)
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