REGGIO CALABRIA L`ex viceprocuratore della Direzione nazionale antimafia, Alberto Cisterna, la definisce «una grave manipolazione delle informazioni trasmesse al Consiglio superiore della magistratura».
Il magistrato reggino non ci sta proprio a finire nel tritacarne della Procura di Reggio e denuncia presunte nuove irregolarità nelle indagini che lo riguardano. In particolare, nei giorni scorsi Cisterna ha presentato un esposto al procuratore generale presso la Corte d`Appello di Reggio, Salvatore Di Landro, in cui ha denunciato «l`ennesima anomalia che continua a connotare l`applicazione della dottoressa Ronchi al procedimento 4291/11», iscritto a suo carico da circa due anni.
Si tratta in sostanza dell`indagine che la Procura di Reggio ha aperto in merito ad un corso di “Ordinamento giudiziario e forense” tenuto, a titolo gratuito, da Cisterna all`Università Mediteranea. Secondo l`inchiesta, coordinata dal pm Ronchi, nell`anno accademico 2009-2010 Cisterna avrebbe truffato l`Ateneo attestando il falso nel registro didattico dove comparirebbero sue firme in alcuni giorni in cui il magistrato si trovava fuori Reggio.
Dal suo canto, Cisterna ha respinto ogni accusa, lamentando che le indagini tacevano un elemento sostanziale: il reato di truffa era impossibile per il semplice fatto che per il corso da lui presieduto non è mai stato previsto alcun compenso, neanche a titolo di rimborso delle spese. Inoltre, nei giorni in cui non poteva essere fisicamente all`università, la lezione agli studenti sarebbe stata tenuta da una sua assistente.
Ma non è il merito dell`indagine al centro del recente esposto presentato da Cisterna, si lamenta piuttosto il fatto che sarebbero state inviate «informazioni non veritiere al Csm che, il 12 dicembre 2012, ha disposto l`ulteriore proroga dell`applicazione della dottoressa Ronchi al procedimento».
Il pubblico ministero titolare dell`indagine, infatti, da quasi due anni è in servizio alla Procura di Bologna ma, per tre giorni alla settimana, resta applicata a Reggio Calabria per rappresentare l`accusa nel processo alla cosca Lo Giudice nato da un`inchiesta nell`ambito della quale la Dda di Reggio aveva indagato anche il magistrato Cisterna. La posizione di quest`ultimo, però, è stata archiviata nei mesi scorsi perché la Procura non aveva in mano alcun elemento per poter processare l`ex vice di Piero Grasso.
Oltre che per il processo ai Lo Giudice, il pm Ronchi da mesi è applicata pure per l`inchiesta sul famoso corso tenuto da Cisterna all`università Mediterranea sul presupposto che tale ultima indagine sia «intimamente connessa» a quella più complessiva che vede applicata la Ronchi e ne giustifica la permanenza «a scavalco» a Reggio Calabria.
È a questo punto che, secondo l`ex numero due della Dna, c`è qualcosa che non va nella decisione del Csm. Nel motivare la proroga dell`applicazione del pm Ronchi anche a quest`indagine, infatti, il Consiglio superiore della magistratura ha sottolineato lo «stretto collegamento» tra il processo alla cosca Lo Giudice e l`inchiesta a carico di Cisterna sull`università.
Dal verbale della seduta del Csm del 12 dicembre scorso, infatti, si legge che il consigliere Francesco Vigorito, relatore della pratica, «riferisce che si è deciso di introdurre in delibera, al fine di motivare l`applicazione anche all`indagine penale, l`espresso riferimento alla stretta correlazione che questa ha con il processo pendente in fase dibattimentale, del quale sottolinea la rilevanza. Evidenzia che la trattazione delle due fasi da parte dello stesso magistrato permetterebbe alle emergenze processuali del dibattimento di avere una qualche rilevanza anche nelle indagini».
Un assunto, questo, che Cisterna trova assolutamente inammissibile e per questo scrive alla Procura generale di Reggio: «Se tale dato fosse confermato, ossia se effettivamente taluno avesse inviato informazioni non veritiere al Csm, sarebbe di competenza della Procura generale porre a conoscenza dell’accaduto l’organo di autogoverno ed adottare le iniziative di sua competenza in ordine alla posizione della dottoressa Ronchi, promuovendo la revoca del provvedimento di applicazione. Avendo il Consiglio superiore della magistratura emendato in tal modo la proposta di applicazione, vorrà Ella (la Procura generale, ndr) adottare ogni tempestiva iniziativa al fine di evitare che l’applicazione della dottoressa Ronchi prosegua sulla scorta di un presupposto falso, ossia non rispondente al vero». (0070)
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