Indagate tre guardie per il ferimento del pm Musarò
Avrebbero lasciati da soli il boss detenuto e il magistrato, manomettendo successivamente il verbale che certificava il pericolo creato. Ci sono tre agenti della polizia penitenziaria indagati a segu…

Avrebbero lasciati da soli il boss detenuto e il magistrato, manomettendo successivamente il verbale che certificava il pericolo creato. Ci sono tre agenti della polizia penitenziaria indagati a seguito del ferimento in carcere del pm della Dda reggina, Giovanni Musarò, picchiato da Domenico Gallico poco prima di un interrogatorio nella casa circondariale di Viterbo.
È stato aperto un fascicolo per indagare sulla condotta di Mauro Ferrara, Luigi Di Filippo e Felice Costabile, che avrebbero accompagnato il boss di Palmi permettendogli, il 7 novembre scorso, di sferrare un pugno che costò al giudice la frattura del setto nasale. Quando il pm partì per Viterbo il Tribunale di Reggio aveva appena sequestrato l`abitazione storica dei Gallico «una villa – spiega Musarò – molto famosa che, a Palmi è un simbolo della `ndrangheta». Tempo prima, un cugino di Gallico, a cui Musarò aveva notificato una serie di contestazioni, aveva tentato di recidersi la carotide nel carcere di Brescia.
Nella guerra dello Stato contro i Gallico, quindi, era risaputo che i magistrati devono fronteggiare grumi di risentimento personale. In questa cornice venne fissato l`incontro a Viterbo. Il 29 ottobre Musarò inviò una lettera al direttore della casa circondariale nella quale scrisse, come è consueto: «Si prega di mettere a disposizione due agenti di polizia penitenziaria, che assisteranno il magistrato nell`espletamento dell`atto istruttorio». Comunica anche preventivamente alcuni fatti avvenuti in precedenza, minacce, aggressioni nei suoi stessi confronti da parte del solito Gallico. Una richiesta di collaborazione evidentemente caduta nel vuoto.
Le ipotesi di reato su cui stanno indagando i magistrati sono falso e omessa consegna. Non solo le tre guardie non sarebbero state presenti quando i due hanno avuto il corpo a corpo, pur essendo Gallico recidivo nelle minacce al magistrato, ma, secondo chi sta conducendo l`indagine, avrebbero falsificato i documenti per dimostrare che si sarebbero trovati nella stanza. «Finalmente ci conosciamo», avrebbe detto a Musarò il boss detenuto al 41bis prima di sferrare il colpo. E questa conoscenza, certamente, è stata una brutta pagina per il sistema giudiziario italiano e, ora, anche per quello carcerario. (0010)