GIOIA TAURO «Amministratori, politici di ogni colore e sorta, la vostra sfacciata ipocrisia e la vostra venalità ci disgusta e oltraggia. Non possiamo tollerare che in nome dell`arricchimento sfrenato di poche persone venga sacrificata la natura, che è un bene primario e patrimonio di tutti. Volete sottrarci la natura ma non potete ingannare le nostre coscienze. Noi di Anonymous ribadiamo che siamo e saremo al fianco dei cittadini, al fine di contrastare questo scempio». Anche gli hacker dicono no al rigassificatore di Gioia Tauro. Dalle 5 di oggi pomeriggio, il sito web del porto è sotto attacco del collettivo di pirati informatici che negli ultimi anni ha bacchettato grandi multinazionali, agenzie governative, ma anche i siti istituzionali di diversi Paesi, facendo saltare i nervi a webmaster e security manager di governi e imprese, incapaci di fermare l’assalto degli attivisti web che hanno fatto delle loro incursioni una forma di protesta.
Quella contro il progetto di impiantare nella Piana di Gioia Tauro un rigassificatore – voluto e fortemente perseguito dalla Lng MedGas Terminail, cha dal governo Monti ha avuto un via libera quasi fuori tempo massimo rendendo opzionale il parere del Consiglio Superiore dei lavori pubblici – si chiama OperationGreenRights e – come recita il comunicato – «prende posizione contro i progetti per la realizzazione di impianti di rigassificazione del Gnl e condanna fermamente questi scempi i quali vantaggi sono praticamente nulli sul piano economico e ambientale, mentre arricchiscono le tasche di multinazionali e profittatori».
Il documento, subito rilanciato dai comitati locali che da anni si battono contro il progetto, afferma chiaramente che «in nome del progresso e di una falsa green economy, si tende a scegliere soluzioni che indietreggiano anni luce rispetto all`obiettivo che qualunque artefatto ambientale dovrebbe porsi: il basso impatto inquinante e la maggiore sostenibilità possibile».
Al contrario – elencano gli hacker nel loro manifesto – molteplici ma ugualmente devastanti sono i potenziali danni alla sicurezza, alla salute e alla tutela del paesaggio. Dallo «sviluppo della cosiddetta oligotrofia del sistema prelagico, dunque un decremento della produttività marina» alla «generazione di sostanze tossiche rilasciate in seguito all`ossidazione dei minerali cosiddetti nutrienti», passando per l’«emissione di sostanze altamente inquinanti nell`atmosfera (compreso il cloro libero residuo)» e la «distruzione di plancton e larve con conseguente selezione operata a vantaggio di specie batteriche resistenti» fino allo stesso «annientamento di tutte le forme di vita che transitano nell`impianto a causa della combinazione di cloro, utilizzato per mantenere le tubature di rilascio idrico libere da incrostazioni di microorganismi, e choc termico», le ipotesi prospettate dagli attivisti di Anonymus fanno venire i brividi . «Va inoltre fatto presente – si legge ancora nel comunicato dei corsari del web – che l`utilizzo del cloro antifouling è stato messo in discussione in aree degradate (come quelle portuali), e che il rilascio in mare di composti aloidrogenati (compresi quelli a base di cloro) è vietato dal Protocollo dumping della Convenzione di Barcellona».
Ma questi non sono che alcuni degli esempi dei potenziali danni che il dettagliatissimo – e documentato – manifesto degli hacker enumera per rivendicare l’azione di sabotaggio del sito istituzionale del porto di Gioia. Rischi non solo ambientali – spiegano i pirati nel testo – ma anche economici perché «gran parte delle spese relative al progetto di rigassificazione è sostenuto dallo Stato il quale è intervenuto per la copertura di gran parte della spesa. Con la delibera 178/2005 (finalizzata ad aiutare la competizione), lo Stato ha incentivato la costruzione degli impianti di rigassificazione azzerando il rischio di impresa per le società che vogliono investire in tale ambito. In caso di mancato utilizzo dell`impianto, ad esempio per mancanza di Gnl da acquistare sul mercato, o per eccesso di domanda, i gestori godrebbero comunque di un introito minimo: lo Stato interverrebbe prelevando i fondi dalle bollette degli utenti». Uno scempio per gli attivisti del web, un «rigassificatore della società» cui è stato dato il via libera – si sottolinea – con l`accordo del governo e delle autorità nonché dei comuni interessati.
«Nella riunione della commissione bilancio del Consiglio regionale calabrese, in data 4 Aprile/2013 esponenti politici di varia natura sono stati pronti a farsi rassicurare, in merito alle ricadute ambientali, dal signor de Peio rappresentante della ditta costruttrice – si legge nel comunicato – Ciò è più che comprensibile considerando che il motivo principale per cui i signori governanti si sono riuniti è trattare al rialzo sui 10 milioni di euro che i padroni del gas verseranno loro in quanto rappresentanti di regione e provincia a titolo di risarcimento per i lavori.I rappresentanti di Cisl, Uil, Ugl e Cgil presenti all`incontro nonostante alcune critiche, si sono detti favorevoli all`insediamento». Ed è a loro che i pirati informatici chiedono: «Chi ripagherà l`umanità per la distruzione del corallo nero endemico dei mari gioiesi? Chi potrà impedire gli effetti cancerogeni delle aereosol che i vostri impianti provocheranno? Chi eviterà che le schiume immonde effetto collaterale delle vostre attività avvelenino le acque? Ovviamente la risposta a queste tre domande retoriche è:nessuno». Una battaglia che invece i pirati di Anonymus hanno deciso di combattere a colpi di mouse, tastiere e incursioni, convinti che <
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