È inutile far finta di non vedere, il fenomeno dell`alcoolismo nei giovani è sempre un problema in forte ascesa. Vuoi per il cosiddetto “sballo a basso costo”, vuoi anche per una situazione di disagio generale che le famiglie italiane e soprattutto quelle della nostra città stanno vivendo in questo periodo. I valori che la famiglia e la società riuscivano a trasmettere un tempo, oggi sono quasi smarriti e sono stati purtroppo sostituiti da quel malessere chiamato crisi che ha portato la famiglia e la società stessa a disgregarsi a causa dei noti problemi che attanagliano il nostro Paese. Consideriamo che la fascia di età più a rischio per l`uso e l`abuso di alcolici è quella dei giovani tra gli 11 e i 15 anni, ovvero quella fascia di età preadolescenziale che deve necessariamente vedere la figura genitoriale quale riferimento per il proprio futuro. Purtroppo i dati sono allarmanti: giovanissimi che cercano un`emozione forte, magari facendosi coinvolgere da amici più grandi e che possono incappare nella trappola di una sostanza ancora più subdola qual è quella degli stupefacenti. Secondo dati Istat, la prima ubriacatura arriva mediamente a 14 anni. Dunque, occorre che i genitori riconoscano subito i campanelli di allarme per poi capire ed analizzare che il proprio figlio può avere un problema e che la società, attraverso le Istituzioni preposte, vigili sull’illegalità che ruota intorno a questo fenomeno. Non bisogna mai sottovalutare, nemmeno un singolo episodio. Gli esperti dicono che se il ragazzo o la ragazza tornano a casa dopo aver bevuto troppo non bisogna sminuire, anche se è la prima volta. C`è bisogno di dialogo immediato, perchè parlare con i propri figli può aiutarli a capire i rischi che si corrono, considerando che la maggioranza di loro, vuoi anche per l`età, non credono che una sostanza come l`alcol possa veramente fare male alla salute. Anche nel fenomeno dell’alcoolismo si possono rilevare differenze di genere, infatti, per le ragazze l`alcool potrebbe confondere la mente e far si che non riescano a valutare alcune situazioni relazionali, magari l`allontanarsi con ragazzi conosciuti da poco e avere rapporti indesiderati. Mentre per i ragazzi è più facile incappare nella rissa. In questo contesto si inseriscono i “bollettini di guerra” registrati ogni notte al pronto soccorso della nostra città. Giovani e giovanissime in preda ai fumi dell`alcool che, a dirgli bene, si risveglieranno in un letto d`ospedale.
In Italia, fino a pochi mesi fa, la legge vietava di servire alcolici solo ai minori di 16 anni. A inizio novembre è entrato in vigore il decreto Sanità voluto dal ministro Renato Balduzzi, che ha innalzato la soglia a 18 anni. Ma resta fondamentale un’altra attività di prevenzione, quella di informare i ragazzi – soprattutto nelle scuole – sui rischi legati all’alcol. Ma io credo che questo decreto non sia stato recepito da chi la notte nei locali, anche quelli di Reggio Calabria, soltanto per guadagnare qualche euro in più, serve alcolici a giovani sprovveduti, rovinandogli la vita e colpendo un`intera comunità.
Infatti, secondo studi scientifici, il consumo e l’abuso di alcol fra i giovani e gli adolescenti, dimostra come chi inizia a bere prima dei 16 anni ha un rischio 4 volte maggiore di sviluppare alcoldipendenza in età adulta rispetto a chi inizia non prima dei 21 anni.
Dunque, queste problematiche giovanili richiedono una particolare attenzione e adeguati interventi, per la possibilità di gravi implicazioni sulla salute e su di altri comportamenti a rischio, quali assenze da scuola, riduzione delle prestazioni intellettive, aggressività e violenza, oltre alle possibili influenze negative sulle abilità sociali e sullo sviluppo cognitivo ed emotivo. Per questo motivo i giovani sono estremamente vulnerabili ai rischi legati al consumo di bevande alcoliche. Rischi spesso assunti inconsapevolmente e sempre più frequentemente influenzati dalle pressioni sociali, mediatiche, pubblicitarie, familiari. L’alcol è usato per sentirsi più sicuri, più loquaci, per facilitare le relazioni interpersonali, per apparire più emancipati e più alla moda, per essere più facilmente accettati dal gruppo o, in alcuni casi, per conquistare un ruolo di leadership tra i pari. Bisogna agire proprio su questi punti. Questo è un appello che rivolgo a tutti per porre l’attenzione su un problema che, per i suoi risvolti, riguarda l’intera comunità.
*Consigliera di parità Provincia di Reggio Calabria
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