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Il Consiglio dichiara guerra alla stampa

REGGIO CALABRIA Niente cronisti ai piani alti del Palazzo. Nel consiglio regionale, in quella che doveva essere «la casa di vetro di tutti i calabresi» (Talarico dixit), i giornalisti non sono grad…

Pubblicato il: 02/05/2013 – 14:18
Il Consiglio dichiara guerra alla stampa

REGGIO CALABRIA Niente cronisti ai piani alti del Palazzo. Nel consiglio regionale, in quella che doveva essere «la casa di vetro di tutti i calabresi» (Talarico dixit), i giornalisti non sono graditi. O meglio, solo a certe condizioni. È la conclusione a cui si giunge leggendo con attenzione il protocollo d`intesa per regolamentare l`accesso dei reporter in Consiglio e stipulato tra il presidente dell`assemblea legislativa calabrese e i vertici dell`Ordine e del sindacato regionale dei giornalisti.
All`interno dell`atto sono contenute disposizioni fortemente limitative della libertà d`azione di chi è deputato a raccontare i fatti. Qualche esempio: l`accesso nell`Astronave «nei giorni di sedute del consiglio regionale, è limitato al primo piano del Corpo A1, lato sala stampa. In tutti gli altri giorni, l`accesso ai giornalisti è consentito previo contatto con l`ufficio stampa». In questo modo, avvicinare un consigliere regionale al termine di una riunione di commissione per conoscere l`esito dei lavori, sarà un`impresa impossibile a meno che non si chieda il “permesso” all`ufficio stampa ovvero non si decida di incontrare il diretto interessato al di fuori del Palazzo.
Ma il peggio arriva poco dopo. Recita l`articolo 4 del protocollo d`intesa: «I giornalisti accreditati potranno intervistare i consiglieri regionali, dopo aver preso contatto con l`ufficio stampa. Le interviste potranno essere realizzate esclusivamente all`interno della sala stampa sita nel Corpo A1. È inoltre vietato tassativamente l`ingresso in altre aree ed uffici di Palazzo Campanella, se non autorizzati dall`ufficio stampa». Una regola alquanto discutibile dal momento che i consiglieri regionali dispongono di uffici autonomi e nulla vieta che all`interno di quei locali possano ospitare giornalisti e rilasciare loro dichiarazioni lontano da orecchie indiscrete. Così come appare grottesco il “controllo preventivo” su chi vuole condurre un`intervista.
Più che altro, quello firmato l`altro giorno, appare un atto per imbalsamare le notizie. Nell`era in cui l`informazione viaggia in rete e sui social newtork alla velocità della luce, ai giornalisti calabresi viene chiesto di adeguarsi ai tempi della burocrazia. Che a queste latitudini, il più delle volte, non brilla affatto per rapidità ed efficienza. Se il consiglio regionale deve essere «la casa di tutti i calabresi» non resta che cancellare rapidamente questa brutta pagina di censura al mondo dell`informazione.

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