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Il racconto di Pujia: «I miei 50 anni con Andreotti»

CATANZARO L`ultima volta che si sono incontrati è stato durante le festività pasquali: «Sono andato a casa sua per fargli gli auguri ma non mi riconobbe. Era chiaro che la malattia se lo era portat…

Pubblicato il: 06/05/2013 – 16:52
Il racconto di Pujia: «I miei 50 anni con Andreotti»

CATANZARO L`ultima volta che si sono incontrati è stato durante le festività pasquali: «Sono andato a casa sua per fargli gli auguri ma non mi riconobbe. Era chiaro che la malattia se lo era portato via». La voce dell`ottantacinquenne Carmelo Pujia, in clinica dopo aver subìto un intervento chirurgico, si incrina all`improvviso per la commozione. Per colui che è stato il rappresentante calabrese (tre legislature alla Camera oltre a un passato da assessore regionale e presidente della Provincia di Catanzaro) più influente della corrente andreottiana della Dc, è «un dolore troppo grande» dover commentare la scomparsa del riferimento politico di una vita.
Tra loro, oltre che un solidissimo sodalizio politico, c`era un rapporto personale cementato in oltre cinquant`anni di frequentazioni: «Fino a qualche anno addietro Andreotti e la moglie Livia erano periodicamente ospiti nella mia casa romana. E lì, assieme ad altri amici come Pino Nisticò e Mario Tassone, trascorrevamo ore a parlare di come fosse cambiato il modo di fare politica ma anche delle nostre famiglie. Basti pensare che Giulio è stato il testimone di nozze di tre dei miei cinque figli».
Con queste premesse non c`è da stupirsi se Pujia figura tra i sottosegretari del Consiglio del settimo governo Andreotti, rimasto in carica per poco più di un anno a cavallo tra il 1991 e il 1992. Quello fu l`ultimo governo guidato da un esponente democristiano. Seguirono i governi Amato e Ciampi, poi arrivarono due cicloni: Tangentopoli e Berlusconi. La Prima Repubblica era ormai sul viale del tramonto. «Eppure in quel breve lasso di tempo in cui lavorai a Palazzo Chigi – ricorda Pujia –, facemmo molte cose per questa terra. Ricordo che alla presidenza della Regione si alternarono Rosario Olivo e Guido Rhodio. Andreotti diede grande impulso allo sblocco dei finanziamenti per la costruzione del polo universitario di Germaneto e per il sistema delle dighe che doveva garantire l`approvvigionamento idrico della Calabria». Tra i ricordi indelebili rimane anche la partecipazione dell`allora presidente del Consiglio dei ministri a una riunione della giunta regionale in quel di Catanzaro: «Ho ancora davanti agli occhi lo stupore di Rhodio e gli altri quando videro arrivare Andreotti. Per noi fu un grande onore averlo ospite in città».
Dal racconto di Pujia traspare forte l`influenza che lo statista democristiano ha esercitato sulla sua vita. È stato sempre Andreotti a caldeggiare la nomina di Pujia a sottosegretario al Tesoro nei governi Goria e De Mita. Ed è sempre lui, qualche anno prima, a suggerire al politico originario di Polia di predisporre un piano pluriennale di sviluppo per la Regione Calabria. «Andreotti mi spiegò che senza quell`atto – continua Pujia – diventava impossibile avere finanziamenti per la nostra terra. Fu così che mi misi al lavoro e con il presidente della Regione Bruno Dominijanni, riuscimmo a far approvare il provvedimento in consiglio regionale».
Una delle ultime uscite pubbliche dei due risale al 2004 quando Andreotti e Pujia presentano a Roma, al Centro culturale calabrese, il libro scritto da quest`ultimo (“Un ponte sul fiume Neto“) e di cui il “Divo Giulio” ha curato la prefazione. «Quel giorno – è ancora Pujia a parlare – facemmo il pienone. Il libro tra l`altro è ancora attuale perché parla di una Calabria divisa dal campanilismo come un tempo lo era stata in Citra ed Ultra dal fiume Neto».
Negli ultimi anni il loro legame ha risentito delle precarie condizioni di salute di entrambi. Ma tanto Andreotti quanto il politico calabrese hanno continuato a mantenere vivi i rapporti con qualcuno (Ciriaco De Mita e Paolo Cirino Pomicino) che ancora frequenta i Palazzi del potere. «Chi la politica ce l`ha nel sangue non smette mai», ammette Pujia. Persuaso che pur essendo davanti alla sua dipartita, non sarà facile convincersi che Andreotti non c`è più.

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