REGGIO CALABRIA È durato poco più di un’ora l’interrogatorio dell’attuale capogruppo del Pdl in consiglio regionale, Giampaolo Chiappetta, indagato nell’ambito dell’inchiesta Rimborsopoli, l’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dal sostituto Matteo Centini che sta tentando di fare luce sulle spese pazze in consiglio regionale. Occhiali da sole, volto sereno, Chiappetta, uscendo dalla stanza dell’aggiunto accompagnato dal suo avvocato, Antonio Cersosimo del foro di Cosenza, non ha voluto svelare alcun dettaglio del colloquio avuto con i magistrati per «l’assoluto rispetto che bisogna avere del segreto istruttorio» ma si è detto «assolutamente tranquillo e certo che tutto verrà chiarito». Tuttavia, non rinuncia a lasciar intendere di essere stato coinvolto solo perché «l’inchiesta coinvolge tutti i capigruppo che si sono alternati alla guida dei partiti in consiglio regionale dal 2010 alla data delle indagini».
Prima di lui era toccato a chi lo aveva preceduto anche nel ruolo di capogruppo del Pdl in Regione, l’attuale assessore ai trasporti, Luigi Fedele rispondere alle domande dei magistrati, che hanno già fissato un calendario fitto e preciso di interrogatori. Da qui a luglio, si sfrutteranno tutti i lunedì, mercoledì e venerdì per ascoltare i personaggi coinvolti nell’indagine. Sentiti Fedele e Chiappetta, sono altri undici i capigruppo e ex capigruppo che saranno tenuti a rendere conto del proprio operato e dei bilanci dei rispettivi partiti in Procura. Di fronte a Sferlazza e Centini dovranno sfilare a il neo senatore Giovanni Bilardi (Scopelliti presidente), transitato lo scorso febbraio da palazzo Campanella al Parlamento, gli assessori regionali Alfonso Dattolo (Udc) e Pino Gentile (Pdl), il sottosegretario Alberto Sarra (Pdl) e i consiglieri Agazio Loiero (Autonomia e diritti), Giulio Serra (Insieme per la Calabria), Giuseppe Bova (misto), Sandro Principe (Pd), Nino De Gaetano (oggi Pd, in precedenza Prc-Fds), Vincenzo Antonio Ciconte (ex Progetto democratico), Emilio De Masi (Idv), che nelle scorse settimane sono stati tutti raggiunti da avviso di garanzia.
Ai magistrati, i tredici politici – oggi indagati per peculato – dovranno spiegare come mai nei bilanci dei gruppi del consiglio regionale della Calabria – lautamente rimborsati dall’Ente – sia finito di tutto: dai detersivi ai “Gratta e vinci”, dalle cartelle esattoriali ai viaggi all’estero, dai tablet alle cartelle esattoriali. secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza infatti, i soldi pubblici, ufficialmente destinati a finanziare le spese istituzionali delle singole formazioni politiche, dal 2010 a oggi sono serviti per pagare consumazioni al bar (è stato chiesto il rimborso anche di un singolo caffè), cene conviviali, telefoni cellulari, tablet, gite alle terme e soggiorni in albergo di soggetti che con Palazzo Campanella nulla hanno a che fare. Un giro vorticoso di fatture che però non arriva a spiegare dove siano finiti circa mezzo milione di euro di fondi regolarmente iniettati nelle casse delle formazioni politiche, di cui oggi non c`è più traccia e di cui nessun documento contabile certifica l’uscita. «È un quadro squallido e sconfortante, la rappresentazione plastica di come la res publica diventa quasi res privata», commentano dalla Finanza, i cui uomini da tempo hanno palazzo Campanella nel mirino. Il primo blitz che ha messo in subbuglio le stanze del Consiglio regionale e fatto salire alle tensione alle stelle a più di uno risale al cinque dicembre scorso. Da allora i militari della Gdf, hanno acquisito i rendiconti dei gruppi per incrociare dati, spese, fatture e scontrini, ma il risultato non sembra lasciare scampo ai personaggi coinvolti: in modo assolutamente trasversale fondi pubblici sembrano essere serviti per finanziare spese e piaceri – come nel caso degli spettacoli di lap dance o dei week end in noti centri di turismo enogastronomico o termale – assolutamente privati. (0090)
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