VIBO VALENTIA In cima al silos dell’Italcementi. Hanno trascorso così la notte, i 13 operai del cementificio di Vibo Valentia che reclamano futuro occupazionale. Lo stabilimento di Vibo ha chiuso i battenti da oltre un anno e gli 80 dipendenti sono in cassa integrazione. La protesta è iniziata ieri al termine di un incontro in Prefettura con il prefetto di Vibo Michele Di Bari, il quale ha proposto l’istituzione di un tavolo tecnico con l’obiettivo di individuare imprenditori interessati all’utilizzo dell’area Italcementi per nuove iniziative produttive. Assieme agli operai, che si sono detti intenzionati a continuare la protesta ad oltranza, il rappresentante dello Slai – Cobas Giovanni Patania. Vicinanza e solidarietà agli operai è stata espressa dalla parlamentare del Movimento Cinque Stelle, Dalila Nesci. «Con determinazione e dignità gli operai stanno difendendo il sacrosanto diritto al lavoro, occorre non lasciarli soli, nell’auspicio che la politica sappia intervenire con rapidità e compattezza per soluzioni vere». Stamani la parlamentare calabrese ha avuto un colloquio telefonico con il Prefetto di Vibo. La Nesci richiama, inoltre, il significato sociale ed economico dello stabilimento produttivo di Vibo: «Un pezzo di storia che ci rimanda al sacrificio di tanti lavoratori, molti dei quali si ammalarono di silicosi pur di mantenere le loro famiglie. Esprimo preoccupazione – ha aggiunto – per la crisi del mercato del cemento, perché la ‘ndrangheta ha sempre più spazi nel settore del cemento. Si tratta di guardare a possibilità di lavoro che garantiscano agli operai lo stipendio e la salute». La Nesci conclude dicendosi pronta «assieme al movimento 5 Stelle alla battaglia civile ed alla proposta per il lavoro, sia per gli ottanta operai dell’Italcementi che per i tredici dell’Eni di Vibo, che attende la delocalizzazione».
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