Gran brutto infortunio, per i vertici dello Ior, certo, ma anche per la categoria dei giornalisti che appena pochi giorni fa sono stati “strumento” di un maldestro tentativo di riposizionamento della reputazione di un istituto bancario/religioso del quale persino Papa Francesco pensa malissimo.
Paolo Cipriani, il direttore generale dello Ior “dimissionato” dall’inchiesta interna voluta dal Papa e dalle indagini della magistratura che hanno portato all’arresto di monsignor Nunzio Scarano, il 29 giugno scorso, aveva invitato 55 giornalisti a entrare nelle solitamente inaccessibili stanze dello Ior a testimonianza che si stava cambiando registro e che era in atto una grande operazione di trasparenza.
Leggiamo la cronaca apparsa anche sul sito ufficiale dei giornalisti calabresi:
CITTA’ DEL VATICANO – Paolo Cipriani, direttore generale dello Ior, è stato il protagonista di un briefing con un gruppo di giornalisti alla vigilia della decisione che Moneyval, l’organismo responsabile della trasparenza finanziaria per il Consiglio d’Europa, prenderà il 4 luglio sull’adeguamento del Vaticano agli standard internazionali anti-riciclaggio.
È la prima volta che l’istituto apre le porte ad un gruppo di cronisti che, all’inizio, si muovono come gitanti tra le stanze del torrione di Nicolò V.
La storia dell’Istituto per le Opere di Religione – Marcinkus, il crac del Banco Ambrosiano, la maxi-tangente Enimont e le manovre di monsignor Renato de Bonis, e poi, da ultimo, lo scontro aspro che ha portato al siluramento del presidente Ettore Gotti Tedeschi – non è il massimo della trasparenza.
Ma – dopo un gruppo di ambasciatori accreditati presso la Santa Sede ricevuto nei giorni in cui Gotti Tedeschi veniva sfiduciato – ieri, nell’ex prigione dei Papi, dodici metri di muro esterno, sono entrati 55 cronisti di tutto il mondo. E Cipriani, per un’ora e mezza, ha intrattenuto, con una conferenza accompagnata da slides, i giornalisti muniti solo di penne e taccuini. Per spiegare, precisare, puntualizzare. E smentire tutto quello che di falso, sullo Ior, ha “letto” e ha “sentito” in queste settimane.
«Vogliamo finalmente togliere il velo dal passato ed essere considerati al pari di altri bravi», ha detto Cipriani. «Vorrei sfatare una volta per tutte questa leggenda: non esistono conti cifrati», ha dichiarato. Lo Ior non fa investimenti «speculativi» ma di «mantenimento».
Niente rapporti con banche off-shore. Movimenti tracciabili, operazioni sospette subito bloccate. Poi il nodo della normativa anti-riciclaggio vaticana (non specifica dell’istituto finanziario) che sarà oggetto delle valutazioni di Moneyval. La questione ha sollevato molte discussioni perché con il decreto del 25 aprile 2011, entrato in vigore a gennaio scorso, il Vaticano ha emendato una prima legge promulgata dal Papa a dicembre del 2010 sotto forma di “motu proprio”.
La seconda normativa, fortemente voluta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, era stata contestata dal cardinale presidente dell’authority finanziaria del Vaticano (Aif) Attilio Nicora in una lettera riservata pubblicata alcuni mesi fa dal “Fatto quotidiano” in una delle fughe di documenti soprannominate Vatileaks.
Nicora sosteneva che la nuova normativa indeboliva la trasparenza finanziaria promossa dalla prima legge. Ma Cipriani ha dato una lettura opposta: la nuova normativa «avvicina maggiormente la normativa della Santa Sede agli standard ed ai principi internazionali. E comunque non ci sono state alcune sistematiche uscite di capitali dall’entrata in vigore della nuova legge».
Fin qui la nota apparsa. L’unica traccia di verità è nelle prime righe, quando il dimissionato direttore generale dello Ior ammette candidamente che le porte ai giornalisti le apre in vista dell’appuntamento del 4 luglio con le verifiche antiriciclaggio dell’Unione europea che attualmente tiene lo Ior nella “black list” delle banche sospette. Ovviamente domani a Bruxelles prenderanno atto solo dell’ennesimo scandalo e delle dimissioni dei vertici dello Ior. Il resto è il trionfo della menzogna senza nessun contraddittorio: lo Ior non specula ma «mantiene». I Movimenti sono «tracciabili». Non esistono «conti cifrati». Fino al botto finale: «Non ci sono state alcune sistematiche uscite di capitali dall’entrata in vigore della nuova legge».
Pochi giorni dopo monsignor Nunzio Scarano finisce in carcere nel tentativo di riportare verso lo Ior 20 milioni di euro parcheggiati a Lugano, in Svizzera. Dovevano essere collocati su tre conti cifrati e di conti cifrati l’autorità giudiziaria fin qui ne ha censiti almeno un migliaio, mentre altri duemila sono riferibili a persone che nulla hanno a che spartire con lo “status” richiesto per potere aprire un conto corrente presso lo Ior.
A proposito, non manca un pezzo di Calabria in questa inchiesta: il magistrato che ha spedito in galera monsignor… e che da anni indaga sullo Ior, si chiama Stefano Rocco Fava, è nato a Santo Stefano D’Aspromonte ed è stato per diversi anni sostituto procuratore a Reggio Calabria, prima di trasferirsi alla Procura di Roma. Molte carte della sua indagine sullo Ior incrociano quelle dei suoi colleghi calabresi che si occupano di riciclaggio.
Insomma, pessima trasferta per i giornalisti ospiti del dimissionato direttore generale Paolo Cipriani. A proposito, chissà chi e con quali criteri ha selezionato i 55 giornalisti da ammettere nelle sacre stanze. (0020)
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