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Processo "Joti" da rifare

REGGIO CALABRIA È una sonora bocciatura dell’impianto accusatorio dell’inchiesta “Joti”, la sentenza con cui la Corte di Cassazione ha in larga parte annullato le sentenze di primo e secondo grado de…

Pubblicato il: 06/07/2013 – 8:28
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Processo "Joti" da rifare

REGGIO CALABRIA È una sonora bocciatura dell’impianto accusatorio dell’inchiesta “Joti”, la sentenza con cui la Corte di Cassazione ha in larga parte annullato le sentenze di primo e secondo grado del procedimento istruito dall’allora sostituto procuratore di Reggio Calabria Santi Cutroneo, che ha visto alla sbarra un gruppo di 169 persone, tutte accusate di far parte di un’unica vastissima associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Un castello accusatorio troppo vago e generico per i supremi giudici che bollandolo come “fatto diverso” hanno disposto una nuova indagine per il delitto di associazione finalizzata allo spaccio, con relativa trasmissione degli atti al procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. Per questo la Suprema Corte ha annullato, senza rinvio, la sentenza di primo e secondo grado nei confronti Rocco Alvaro, Antonio Ambrogio, Antonino Anile, Luigi Chillino, Domenico Ecelestino, Claudio Fedele, Giovanni Ficara, Orazio Ficara, Rocco Ficara, Rocco Fabio Ficara, Fabio Forgione, Antonio La Cava, Maurizio Marino, Tommaso Pennestrì, Luca Domenico Praticò, Loretta Tramonti. Ma riparte dall’inizio il processo anche a carico di Orazio Ficara, considerato capo carismatico e mente dell’associazione, condannato in appello a 14 anni e 8 mesi. Una vittoria per le difese, che si sono progressivamente associate all’eccezione sollevata già in primo grado dall’avvocato Gianpaolo Catanzariti, difensore di Luca Praticò, che in primo grado aveva evidenziato come non esistessero i presupposti per sostenere l’esistenza di un’unica associazione. Una tesi basata anche sulle valutazioni del gip, che nell’ordinanza aveva sottolineato chiaramente come fosse possibile individuare chiaramente due gruppi associativi distinti e per nulla collegati, ma che il gup non aveva preso in considerazione. Medesima determinazione aveva assunto nel maggio 2011, la Corte d’appello, che allo stesso modo aveva rigettato le argomentazioni difensive del legale di Praticò, cui si erano associati anche gli avvocati Antonio Priolo e Giacomo Iaria. Di orientamento radicalmente diverso è stata la Cassazione, che nonostante la richiesta di rigetto di tutti i ricorsi avanzata dal pg, ha riconosciuto valide le tesi delle difese, disponendo una nuova indagine sulla presunta associazione. Ma con la stessa decisione la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello anche in relazione ai vari reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti addebitati agli imputati, per i quali un’altra sezione della Corte d’Appello di Reggio dovrà rideterminare la pena. Ma i giudici del Palazzaccio hanno anche disposto l’annullamento della sospensione condizionale della pena a carico di Gabriella Costantino, mentre hanno rigettato i ricorsi di Demetrio Assumma, Anouar Azzazi, Hicham Bahij e Giuseppe Palamara. Infine, per decisione della Suprema Corte, se non detenuti per altra causa, si aprono le porte del carcere per Orazio Ficara, Rocco Alvaro, Antonio Anile, Claudio Fedele, Fabio Forgione e Maurizio Marino. È dunque in larga parte da rifare l’inchiesta coordinata dall’allora pm della Dda reggina Cutroneo, che a partire dagli approfondimenti investigativi su Orazio Ficara e ad alcuni suoi parenti, aveva individuato un vasto traffico di sostanze stupefacenti, che vedeva coinvolti non solo personaggi di piccolo e medio calibro delle `ndrine reggine, ma anche i cosiddetti “ragazzi della Reggio bene”, beccati a comprare e scambiare cocaina che di marijuana.
Stando alle risultanze investigative dell’epoca, l’operazione aveva permesso di individuare un’associazione per delinquere – strutturata gerarchicamente e dotata di un ottimo livello di organizzazione e carattere di stabilità – articolata in alcune agguerrite ed efficienti consorterie criminali di narcotrafficanti, sovente “consorziate” tra loro, prevalentemente operanti a Reggio Calabria, con articolazioni territoriali sia nel versante jonico – a Melito Porto Salvo, Roghudi e Palizzi – che tirrenico – a S. Eufemia d’Aspromonte, Bagnara Calabra e Sinopoli), e che poteva contare su importanti ramificazioni in altre regioni come Sicilia, Lombardia e Veneto, e persino in Marocco, Tunisia ed Algeria. Un’associazione che – almeno con queste caratteristiche – per la Corte di Cassazione non sussiste. (0050)

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